Corriere di Verona

Venezia-Hellas, Grosso è pronto a calare gli assi

Domenica al Penzo il derby Venezia-Verona: il tecnico lagunare sta caricando il morale del gruppo, quello veronese punta sulla coppia Ragusa-Di Carmine

- Fontana

Walter Zenga è attivissim­o in campo ma pure sui social. Persino più di Filippo Inzaghi, uno che portava con sé oltre un milione di followers. Il risveglio ieri a Venezia è stato accompagna­to dall’urlo di battaglia dell’Uomo Ragno, che ha assistito a Reyer Venezia-Hapoel Holon di Champions League assieme a Joe Tacopina.

Ha preso appunti, ha tifato e poi è andato a dormire. E al risveglio ha salutato così la

città: «Fate whispers to the warrior: “You can not withstand the storm”. The warrion whispers back: “I am the

storm”». Che in italiano suona più o meno così: «Il fato sussurra al guerriero: “Non puoi resistere alla tempesta”. E il guerriero, invece, risponde: “La tempesta sono io”». Un grido di battaglia, che echeggia fino al Taliercio, in una squadra che vuole scuotersi dal torpore. E allora, via, con il dentro o fuori. Perché Zenga sta caricando i giocatori come se Venezia-Verona fosse una finale playoff, una partita senza vie d’uscita. In realtà il tempo per recuperare terreno c’è ancora, ma l’uomo scelto da Joe Tacopina per produrre una scossa tellurica all’interno di un gruppo che sembra anestetizz­ato vuole cominciare con un risultato forte. Vuole vincere. Perché avrà pure un aspetto giovanile e quando lo vedi lì sul campo sembra quasi un coetaneo dei giocatori. Invece ha 60 anni e il sacro fuoco dentro brucia.

Nel suo curriculum c’è pure il Wolverampt­on, la squadra di Nuno Espirito Santo, che nel frattempo ha riguadagna­to la Premier League ma che ai tempi era in Championsh­ip, la seconda divisione ingle- se. Quella volta andò male, con un esonero e la squadra al diciottesi­mo posto. Zenga, però, tira dritto per la sua strada e adesso ha un pensiero fisso scolpito in testa. Vuole far ripartire il Venezia, l’ha visto, l’ha seguito, l’ha studiato. Ha parlato con ogni singolo giocatore, ha immagazzin­ato decine di informazio­ni su tutto. Adesso sta per sfornare la sua ricetta. Che sarà, a quanto pare, il 4-3-3. «Ma contano i giocatori, lo spirito con cui scenderann­o in campo. Perché, anche se uno si chiama Pinato e Domizzi e non mi dimostra di avere il fuoco dentro, con me non gioca».

In testa, poi, un interrogat­ivo: «Possibile che il vero Venezia sia quello delle prime giornate?». No, non è possibile. E non è il solo a pensarla così.

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