Corriere di Verona

La revoca e il nuovo bando Arena, il piano è scongelato

Revoche e avvisi: così la procedura è stata scongelata

- di Alessio Corazza

C’è tempo fino al 25 ottobre per presentare offerte al bando della Fondazione Arena per la «predisposi­zione di un piano di sviluppo» per il triennio 2019-2021. Si tratta del documento a lungo chiesto dalla Camera di Commercio di Verona, che ha messo a disposizio­ne allo scopo un contributo aggiuntivo di 150 mila euro, che non a caso è proprio l’importo del bando.

Un simile bando era già stato lanciato a luglio. Allora si chiedeva non già un piano di sviluppo ma un «piano industrial­e», sempre per il triennio 2019-2021. Al bando erano state presentate 12 offerte, a cui la sovrintend­ente Cecilia Gasdia non aveva mai dato seguito. Il congelamen­to di quella procedura è stato uno dei tanti motivi di frizione tra Gasdia e la struttura managerial­e fino a che, nel consiglio di indirizzo del 4 ottobre, la sovrintend­ente ha infine acconsenti­to a condivider­e tutte le deleghe operative, che le spettano per legge e per statuto, con il direttore generale Gianfranco De Cesaris.

Prima di quella riunione, Gasdia aveva firmato il primo ottobre un atto importante: la revoca della procedura di affidament­o del servizio di redazione del piano industrial­e. Formalment­e perché sarebbero «intervenut­e diverse scelte organizzat­ive e produttive riferibili al triennio 20192021, con conseguent­e modifica dei dati, ancora in via di definizion­e, da fornire all’operatore economico che si fosse aggiudicat­o il servizio». In realtà, era sempliceme­nte passato troppo tempo rispetto alla presentazi­one delle ofminologi­co: ferte: nessuna delle aziende sarebbe riuscita a rispettare la scadenza del 30 novembre per la redazione del piano.

Si riparte, così, da zero, con tempi che inevitabil­mente si allungano - nello specifico fino al 28 febbraio 2019 - ma con la dimostrazi­one plastica di come adesso siano cambiate le cose in Fondazione Arena, con il via libera al piano per molti mesi osteggiato dalla sovrintend­ente. C’è da dar conto di un cambiament­o ter- il piano da «industrial­e» è diventato «di sviluppo». All’interno dell’Arena, che è tuttora sottoposta a un piano di risanament­o molto duro (e che va a scadenza il 31 dicembre) l’aggettivo «industrial­e» evoca tagli, razionaliz­zazioni, economie. Facendolo diventare di «sviluppo» si vuole sottolinea­re un approccio più positivo e ottimista, che guarda alla crescita attraverso il potenziame­nto dei ricavi sia con la biglietter­ia sia con il marketing. Ma la verità è che si tratta solo di una correzione semantica: la sostanza non cambia. Chi vincerà la gara per il piano, che non per caso il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello ha voluto fosse redatto all’esterno, avrà mandato anche di individuar­e inefficien­ze e suggerire correzioni.

Nulla, invece, il piano dirà sul caso che ha tenuto banco negli ultimi giorni: ovvero l’ordine del Ministero di farsi restituire dai dipendenti un ammontare di circa tre milioni di euro in premi del 2014 e 2015 erogati impropriam­ente perché in assenza di pareggio di bilancio. Alla Fondazione Arena sono convinti che il caso debba trovare una soluzione politica, con l’intervento del ministro Alberto Bonisoli, anche per la materiale difficoltà (quasi impossibil­ità) di recuperare il denaro, soprattutt­o dai lavoratori non in pianta organica come gli aggiunti o quelli che non lavorano più in Arena (ad esempio perché andati nel frattempo in pensione).

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Al verticeIl direttore generale Gianfranco De Cesaris con la sovrintend­ente Cecilia Gasdia

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