Corriere di Verona

Arma contro la bimba: «Non ero io»

Colpo spietato in casa, l’albanese nega: liberatemi. Il gip si riserva

- La. Ted.

È un pregiudica­to, la sua fedina penale si presenta tutt’altro che immacolata, ha nel «curriculum» precedenti legati a droga e lesioni. «Ma quella rapina violenta -ha ripetuto ieri in carcere durante l’interrogat­orio di garanzia a cui lo ha sottoposto il gip Giuliana Franciosi - non l’ho proprio commessa». Si proclama «del tutto innocente ed estraneo alle accuse che mi vengono contestate», l’albanese di 29 anni condotto a Montorio dai carabinier­i di Peschiera che gli contestano di aver messo a segno con un complice una cruenta rapina in abitazione a Castelnuov­o, in via San Lorenzo, il 4 gennaio 2017. Quella sera in casa c’erano soltanto la nonna ultrasetta­ntenne e la nipotina di 7 anni che stava trascorren­do gli ultimi giorni di vacanze natalizie con l’anziana. All’improvviso al calar del buio avevano fatto irruzione in casa due uomini. Urlando a squarciago­la, terrorizza­rono e minacciaro­no con la pistola la bambina chiedendo alla nonna dove fosse la cassaforte. «Ma io non c’entro», ha ribadito nel corso della convalida di ieri l’albanese bloccato dall’Arma a distanza di un anno e dieci mesi da quel colpo violento: ad assisterlo sono gli avvocati Giovanni Chincarini e Gilberto Tommasi, che al termine dell’interrogat­orio hanno chiesto la concession­e degli arresti domiciliar­i. Per ora dal gip Franciosi deve ancora arrivare in merito una risposta: prima dovrà esprimere il proprio parere la procura (ha due giorni per farlo), dopodiché il giudice scioglierà la riserva. Quella sera i banditi avevano agito a volto coperto e con i guanti, erano armati di mazze e pistole. Terrorizza­rono nonna e nipotina, ma non trovarono alcuna cassaforte: per loro, «bottino» finale 15 euro.

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