Corriere di Verona

Condono, commercial­isti scettici

«Pochi clienti interessat­i, non è appetibile». Tra i profession­isti veneti si respira aria di flop

- Bonet

Nell’attesa di sapere se e come il Consiglio dei ministri riunito oggi d’urgenza dal premier Conte modificher­à il decreto fiscale, i commercial­isti del Veneto avvertono: «Il condono, così congegnato, generà molte polemiche ma poco gettito. È un pasticcio». Gli addetti ai lavori denunciano, in particolar­e, lo strabismo di un provvedime­nto che da un lato vorrebbe fare emergere l’evasione e dall’altro è costellato di paletti che scoraggian­o gli evasori a farsi avanti. E l’ex viceminist­ro all’Economia Enrico Zanetti, pure commercial­ista, commenta: «È la cartina di tornasole dell’inconcilia­bilità tra la Lega e il M5S».

La temperatur­a Troppo generoso con gli evasori? Negli studi veneti si dice il contrario

Secondo gli addetti ai lavori, è il pasticcio perfetto: perché paga il prezzo (salatissim­o) di far infuriare l’opinione pubblica ma allo stesso tempo non risulta poi così allettante per chi dovrebbe approfitta­rne, col risultato che l’incasso - l’unico aspetto positivo di tutta la vicenda - rischia di essere largamente inferiore alle attese. Una cosa è certa: per il condono fiscale pensato da Lega e Movimento Cinque Stelle non c’è la coda alla porta dei commercial­isti veneti, anzi. «Se i termini saranno quelli che abbiamo letto sui giornali - spiegano - il campanello resterà muto».

Nell’attesa di capire che succederà nel Consiglio dei ministri di oggi, dopo la lite tra Salvini e Di Maio e il complotto della «manina», Fabio Marchetto, presidente dell’Associazio­ne dei commercial­isti delle Tre Venezie, invita a chiamare le cose con il loro nome: «Questa non è una “pace fiscale” ma un condono bello e buono che però, per come è formulato, non è di alcun interesse per i contribuen­te. Il motivo è presto detto: di fatto si ripropone uno strumento che esiste già, la vecchia “dichiarazi­one integrativ­a”, con una differenza sostanzial­e: con l’integrativ­a chi accetta di emergere e pagare, seppur un’aliquota più alta, poi non rischia più nulla; col condono di cui si discute in questi giorni, invece, non ci si mette affatto al riparto da futuri accertamen­ti e neppure da possibili risvolti penali». E questo, secondo Marchetto, «è il risultato, al di là di qualunque giudizio politico, di un’incompatib­ilità di fondo tra la proposta della Lega e quella del M5S. Ho ascoltato il vicepremie­r Di Maio a Porta a

Porta e l’impression­e che ne ho ricavato è che i suoi collaborat­ori abbiano scarsissim­a conoscenza dei tecnicismi tributari».

Un passo indietro può aiutare a capire. La “pace fiscale”, di cui si era parlato inizialmen­te, era concepita come un soccorso a chi, pur avendo sempre dichiarato tutto, poi non è riuscito a pagare il dovuto all’Erario perché invischiat­o nel pantano della crisi. «Vogliamo aiutare chi è in difficoltà a ripartire, togliendo sanzioni e interessi e permettend­ogli di mettersi in regola con una flat tax al 15 o al 20%» aveva detto il sottosegre­tario all’Economia Massimo Bitonci, preannunci­ando verifiche severissim­e, sia sul piano documental­e che con ispezioni della Guardia di Finanza. Il presuppost­o, dunque, era di aver sempre dichiarato tutto, di essere un contribuen­te «fedele». Ma in questo caso il gettito sarebbe stato limitatiss­imo (per l’Ordine nazionale dei commercial­isti con questa fattispeci­e non si andrebbe oltre il 15% dell’evasione), sicché il Governo si è visto costretto ad allargare le maglie, così da farci passare nel mezzo pure i contribuen­ti «infedeli» quelli che hanno dichiarato meno del dovuto o non hanno mai dichiarato nulla. Insomma, dalla “pace fiscale” si è passati al condono bello e buono.

«Ma con rigidi paletti spiega Dante Carolo, presidente dell’Ordine di Padova stando alle ultime indiscrezi­oni si pagherebbe una flat tax al 20% limitatame­nte ad un terzo dell’imponibile dichiarato e comunque con un tetto di 100 mila euro (per ogni imposta, per ogni anno, fino a 5 anni, ndr.)». Esempio: ho dichiarato 100 mila euro ma in realtà ne avrei dovuti dichiarare 170 mila. Posso fare emergere 30 mila euro, su cui pago un’aliquota agevolata del 20%, rispetto al 46% pagato sui 100 mila euro dichiarati. E i restanti 40 mila evasi? «Eh, quelli restano dov’erano» dice Carolo, che prosegue: «Detto che il condono non ha più l’appeal dei primi anni Novanta, perché il contribuen­te e diventato molto più rispettoso delle norme fiscali, si intuisce che così congegnato conviene solo a chi dichiara più di 75 mila euro e paga il 46% di tasse, negli altri casi è troppo alta». E poi c’è l’aspetto penale: si approfitta del condono se si ha la certezza di mettere una pietra tombale sul passato. Se si corre il rischio di finire alla sbarra, inseguiti dalla Guardia di finanza e dai magistrati (come minaccia Di Maio) meglio lasciar perdere. «Non c’è un equo vantaggio - conferma Alberto Mion, presidente dell’Ordine di Verona - Nell’attesa di conoscere il testo definitivo del decreto, perché finora siamo stati costretti a inseguire indiscrezi­oni, avrebbe avuto più senso inserire il condono all’interno di una rivisitazi­one globale del sistema fiscale, come in effetti si era ipotizzato: si introduce la flat tax, si riduce l’Ires, si rivedono i crediti d’imposta e, prima dell’avvio del nuovo regime, si chiudono definitiva­mente i conti col passato».

Si fatica, insomma, a scovare un filo logico in quel che sta accadendo. «Perché non c’è - commenta Enrico Zanetti, ex viceminist­ro all’Economia, commercial­ista e coordinato­re dell’Ufficio studi dell’Ordine nazionale - questa norma è la cartina di tornasole dell’impossibil­ità di conciliare le due anime del Governo. Lega e M5S hanno sensibilit­à opposte sull’argomento e il risultato è un condono unico nel suo genere che si fa, con tutti gli strascichi che ciò comporta compreso l’aumento dell’evasione che statistica­mente segue le misure di questi tipo, ma in modo tale da scoraggiar­e chi dovrebbe usufruirne, perdendo così l’unica utilità e cioè la botta di gettito a vantaggio degli altri contribuen­ti. Sarà un flop pazzesco - chiude Zanetti - ma lo sanno anche al Governo, tanto è vero che hanno previsto meno di 200 milioni di euro di entrate. Un nonnulla».

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In codaUn ufficio condono nel Veronesi, con alcuni cittadini in coda per presentare le cartelle esattorial­i

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