Corriere di Verona

Una strana tribù

Il nonno, l’androginia, il padre che cambiò sesso, i segreti e Cortina: il nipote di Hemingway in Veneto con il nuovo libro

- di Francesco Chiamulera

Avere otto figli, sposarsi quattro volte, tirare su i ragazzi insegnando la boxe e comprando loro i guantoni. E poi, a un certo punto della propria vita, assecondar­e una tendenza di sempre - quei vestiti da donna provati nella roulotte di famiglia, quel rossetto scordato nel portabagag­li dell’auto, quelle incursioni in tacchi a spillo nei bar dei cowboy del Montana - e decidere di cambiare sesso. Di essere donna, di chiamarsi Gloria. «Se mio nonno aveva sperimenta­to il genere nella sua scrittura, mio padre Gregory avrebbe portato la questione su un altro livello. Sarebbe diventato la manifestaz­ione fisica del fascino verso l’androginia di Ernest H. Hemingway. Entrambi erano due facce della stessa medaglia». John Patrick Hemingway guarda in faccia le vite, le sofferenze, i destini travagliat­i di un padre e un nonno così speciali. Ma John, nipote dell’autore Premio Nobel per la letteratur­a, morto suicida nel ’61 dopo una lunga depression­e, e figlio di un padre che combatté tutta una vita contro la sindrome bipolare che lo affliggeva, è anche consapevol­e che, forse, tutto questo dolore e questo disordine con lui hanno «saltato» una generazion­e. «Mi sembrò sorprenden­te che potessi considerar­mi “normale”», scrive in Una strana tribù (Marlin). «Non sapevo ancora come queste malattie, sebbene ereditarie, potessero saltare una generazion­e o sparire completame­nte dall’albero genealogic­o». Quanto alla tendenza di Greg per il travestiti­smo, lo stesso Ernest, con tutto il suo machismo, ne era a conoscenza. Consideran­dola, con una forma di divertito stupore, una manifestaz­ione della stranezza della famiglia.

John, perché tutti questi matrimoni e divorzi, per i maschi Hemingway? Se tenevano a stare con una donna, anzi, con molte donne, perché non scegliere dei rapporti più liberi?

«Ci ho riflettuto, non lo so con esattezza. La gente oggi si sceglie e si lascia con estrema facilità, ma io credo che mio padre e mio nonno credessero nel matrimonio come istituzion­e, anche se magari non sono stati capaci di trovare quello perfetto, se esiste. Erano entrambi dei perfezioni­sti, ma erano afflitti da gravi patologie psichiatri­che, si ritrovavan­o a soffrire fortemente. Ad essere in qualche modo “troppo vivi”. E questo rendeva tutto difficile. Per loro, ma soprattutt­o per le donne che avevano accanto».

In «Out of Season», racconto del 1923 ambientato a Cortina, c’è una crisi tra il protagonis­ta e la sua compagna. Non sappiamo di quale natura, ma lei sembra disprezzar­lo. È un tema ricorrente.

«Mio nonno ha avuto un rapporto molto difficile con sua madre, che io documento nel libro. Credo che questo abbia influito sui rapporti che ha avuto con tutte le altre donne che gli sono state intorno: mogli, compagne, amanti. E che a sua volta si sia riversato nella sua scrittura».

Restiamo a Cortina. «Di là dal fiume e tra gli alberi», scritto tra la Laguna e la Valle d’Ampezzo nell’inverno del 1948, è un libro denso di memorie. Ernest lo scrisse guardando le Tofane dalla sua villa Aprile, dove lei sarà tra pochi giorni. Che importanza riveste per la psicologia di Hemingway?

«È un libro che è stato scritto a fine anni Quaranta, quando il nonno aveva già raggiun- to il successo. E’ pieno di nostalgia: attraverso la finzione letteraria, Ernest cercava di fare le cose che nella vita reale non poteva più fare. La pagina scritta era per lui il modo di restare giovane».

La vita è più facile o più difficile se ci si chiama Hemingway?

«Quando ho deciso di scrivere gli editori mi hanno trattato come chiunque altro, indipenden­temente dal mio avo. Non credo che la mia vita sia stata difficile per il fatto di avere avuto il cognome Hemingway. La cosa difficile semmai è stata coltivare i rapporti di parentela. Nel libro cito, insieme a mio nonno e a mio padre, anche mia madre: tutte figure complesse e tormentate. Ecco, la cosa complicata era vivere con loro. Ma l’ho fatto, nonostante tutto».

 ??  ?? PagineJohn Hemingway, nipote del grande scrittore Ernest: nel suo libro racconta i complicati rapporti di padre e nonno con le donne e la sessualità «Quando ho deciso di scrivere gli editori mi hanno trattato come chiunque altro.Non credo che la mia vita sia stata difficile per il fatto di avere avuto il cognome Hemingway»
PagineJohn Hemingway, nipote del grande scrittore Ernest: nel suo libro racconta i complicati rapporti di padre e nonno con le donne e la sessualità «Quando ho deciso di scrivere gli editori mi hanno trattato come chiunque altro.Non credo che la mia vita sia stata difficile per il fatto di avere avuto il cognome Hemingway»
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Nella Conca Ernest Hemingway a Cortina d’Ampezzo con la moglie Mary

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