Corriere di Verona

Il Pd veronese prova a ripartire dopo uno stallo di un anno e mezzo

Sbloccato il congresso, convocato per venerdì. Ma il favorito Marconi chiede un nuovo rinvio

- Aldegheri

L’elezione del nuovo segretario provincial­e del Partito Democratic­o di Verona è fissata per venerdì sera. È possibile un nuovo rinvio, chiesto dalla sinistra del partito, il cui candidato è favorito sull’ala renziana. È comunque ormai vicina la svolta dopo un anno e mezzo di stallo.

L’elezione del nuovo segretario provincial­e del Partito Democratic­o di Verona è fissata per venerdì sera, alle 20.30, nella sala Lucchi, accanto allo stadio Bentegodi. La decisione è stata presa dalla Commission­e provincial­e di garanzia, dopo che quella nazionale aveva dato il via libera. È peraltro ancora possibile un nuovo rinvio, chiesto stavolta dalla sinistra del partito in quanto i tempi di convocazio­ne dell’assemblea congressua­le sarebbero stati troppo stretti: un’assemblea dei renziani deciderà domani sera se accettare o meno la richiesta.

Siamo comunque ormai vicini alla svolta decisiva di una vicenda che si trascina da un anno e mezzo. Dopo le elezioni comunali del giugno 2017 (che avevano visto una netta sconfitta del Pd, escluso anche dal ballottagg­io) si era infatti dimesso il segretario provincial­e, Alessio Albertini. Il congresso si era poi svolto a metà dicembre: i renziani avevano ottenuto la maggioranz­a relativa, col 48 per cento dei voti: la corrente Orfini Franceschi­ni era arrivata al 40 per cento e gli orlandiani (seguaci dell’ex ministro della Giustizia) al 12. Poiché orfiniani e orlandiani erano alleati, i loro 55 delegati avrebbero sicurament­e battuto, al ballottagg­io, i 52 renziani. A quel punto erano però partiti tre ricorsi contro la validità di alcune fasi del congresso stesso. Il Commissari­o straordina­rio del partito, l’onorevole Emanuele Fiano, aveva perciò annullato l’assemblea per il voto decisivo, già convocata per il 18 dicembre. E la Commission­e di Garanzia nazionale ha impiegato quasi 11 mesi per decidere, giovedì scorso, che si poteva andare avanti.

Di qui la convocazio­ne a tamburo battente dell’assemblea di venerdì prossimo. Claudio Marconi (sostenuto dal senatore Vincenzo D’Arienzo, da Franco Bonfante e dal neocapogru­ppo in Comune Federico Benini, che ha sostituito Carla Padovani, sfiduciata dopo il voto alla mozione antiaborto) sarebbe teoricamen­te favorito rispetto alla candidata renziana alla segreteria, Valeria Pernice (sostenuta dai deputati Alessia Rotta, Gianni Dal Moro e Diego Zardini). Poiché però potrebbero esserci molti delegati assenti (a causa appunto della ristrettez­za dei tempi di convocazio­ne, visto che ancora ieri pomeriggio non erano arrivate le mail di avviso) i seguaci di Marconi hanno chiesto qualche altro giorno di tempo. E domani sera, appunto, i renziani deciderann­o come rispondere.

L’assemblea di venerdì in sala Lucchi (se non sarà appunto rinviata di qualche giorno) sarà formata dai 108 delegati che erano stati eletti quasi un anno fa dai circoli del Pd in tutta la provincia: 52 dovrebbero appunto votare la Pernice, e 55 (compresi i 12 eletti a supporto dell’orlandiano Massimo Lanza). Ma la differenza è appunto di soli 3 voti, e basterebbe qualche assenza per cambiare l’esito del congresso.

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In corsa Dall’alto Valeria Pernice e Claudio Marconi
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