La difesa dell’ex presidente «Disposto agli interrogatori la battaglia si vince alla fine»
Ma tra i risparmiatori c’è chi esulta: «Gaudium magnum»
Quelli dell’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi» hanno diffuso la notizia come se si trattasse di un’elezione pontificale. Nuntio vobis gaudium magnum è la formula che Luigi Ugone, il leader di questo gruppo di risparmiatori azzerati, ha utilizzato per accompagnare un video pubblicato nel sito dell’associazione, che immortala a futura memoria il momento solenne in cui il gup, Roberto Venditti, legge in aula il dispositivo di rinvio a giudizio dei sei imputati accusati del dissesto dell’ex Popolare vicentina.
Il verdetto dell’udienza preliminare, alla resa dei conti, non ha sorpreso nessuno. Neppure l’avvocato Enrico Ambrosetti, il difensore del più illustre tra gli imputati, l’ex presidente della banca Gianni Zonin: «È evidente a tutti il fatto che, in sede di udienza preliminare - ha commentato a caldo il legale di Zonin -, le sentenze di non luogo a procedere sono rarissime. Ma le battaglie si vincono alla fine. Come abbiamo sempre sostenuto - ha aggiunto Ambrosetti - nel dibattimento saranno accertate le varie responsabilità. Già in questa fase pensavamo di avere dimostrato che per determinati profili non era necessario il rinvio a giudizio e al processo ci batteremo per dimostrare che non vi è prova alcuna rispetto alla responsabilità di Zonin». Il quale, per altro, non sarà presente alla prima udienza dell’1 dicembre, considerata di carattere prettamente tecnico, «ma è disponibile a farsi sentire più avanti nel corso del processo ha sottolineato il suo difensore - perché non si è mai sottratto e ha sostenuto vari interrogatori già in fase preliminare».
Quanto al fatto, da ultimo, che il dibattimento si terrà a Vicenza, mentre la difesa sosteneva la necessità di un trasferimento in altra sede più «neutra» dal punto di vista ambientale, l’avvocato Ambrosetti fa buon viso a cattivo gioco: «Non abbiamo paura di celebrare il processo qui. Anche a Vicenza ci sono bravi giudici - è la citazione brechtiana -, non soltanto a Berlino».
Sul fronte opposto, quello delle parti civili, l’avvocato Rodolfo Bettiol rimarca ciò che anche al giudice dell’udienza preliminare è apparo evidente, checché ne pensino i legali difensori: «Per tutti gli imputati sono emersi indizi più che sufficienti per andare a un processo, non c’erano elementi a sostegno del non luogo a procedere».
Ma la strada da percorrere è ancora molta e gli ostacoli da superare sono disseminati ovunque: «Per le parti civili ammette Bettiol - sarà un processo complesso e pieno di questioni tecniche da affrontare». A cominciare, per restare sul concreto, dalla faccenda che a tutti sta più a cuore, quella dei risarcimenti: «Mi sembra palese il fatto che, di fronte alla costituzione di migliaia di parti civili, la liquidazione dell’ex Bpvi non avrà i soldi sufficienti per risarcire tutti».
Infatti, su questo versante si è dovuta muovere - con tutte le lentezze del caso - la politica, con la costituzione del Fondo rimborsi per i truffati che ha attraversato fin qui peripezie e ripensamenti di vario genere. L’ultima versione, in attesa di essere formalizzata, riporta l’inserimento nella manovra del governo Conte di circa un miliardo e mezzo di euro, spalmato su tre anni, attinti dai conti correnti dormienti.
Rimane il fatto che molti ex soci e risparmiatori azzerati avrebbero voluto - e hanno presentato le relative querele - che la magistratura procedesse contro gli ex amministratori e manager delle Popolari venete anche per il reato di truffa, che invece è rimasto fuori dal procedimento contro Zonin e gli altri vertici della Bpvi. Su questo aspetto della vicenda, la posizione dell’avvocato Bettiol è tranchant: «È semplicemente impensabile che un tribunale possa celebrare migliaia di processi per truffa. Del resto, il reato di aggiotaggio, contestato agli imputati vicentini, è già, nei fatti, una forma di truffa».
Ci batteremo, non c’è prova di responsabili tà per Zonin
Bettiol Indizi più che sufficienti per andare a un processo