Corriere di Verona

«Pensioni, i tagli alimentano il contenzios­o»

Tavola rotonda organizzat­a da «Leonida». Cazzola: governo, proposta iniqua

- Matteo Sorio

«Siamo di fronte a discrimina­zione verso persone anziane, come me, che ho 52 anni di contributi lavorativi dopo aver lavorato su temi che hanno alimentato i servizi su cui questo Stato ha fatto dei progressi». Chi parla, «da pensionato preoccupat­o», guardando al ricalcolo annunciato del governo, è il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco.

«Non è che a quest’età ci si voglia arricchire - dice - si vuole solo la certezza di poter far fronte a certe insidie della vita degli anziani, che per la maggior parte, come faccio anch’io, con le proprie pensioni sostengono figli e nipoti, visto che i bisogni sociali aumentano e le opportunit­à lavorative dei giovani diminuisco­no». Così Mazzucco, nella sede Unicredit, di fronte alla platea (oltre un centinaio di persone) della tavola rotonda organizzat­a da Leonida, l’«Associazio­ne di promozione sociale – Salviamo le Pensioni».

Il titolo dell’incontro era in un punto di domanda: «In uno Stato sociale che è anche uno Stato di diritto, fino a che punto è tutelato il diritto del pensionato all’intangibil­ità dell’assegno pensionist­ico percepito?». Tutto nasce, spiegano da Leonida, «dal contratto di governo in cui è previsto il ricalcolo delle pensioni superiori a 5.000 euro netti: la recente proposta di legge Molinari-D’Uva prevede, in realtà, il taglio delle pensioni al di sopra dei 4 mila euro netti». Una proposta il cui «aspetto iniquo», come da critica del giuslavori­sta Giuliano Cazzola, sta nel «ricalcolo basato non sull’entità dei contributi versati ma sull’età di uscita dal lavoro». Ampio l’elenco degli ospiti, dal già citato Cazzola a Mario Bertolissi, professore di Diritto costituzio­nale all’università di Padova, da Giovanni Sala, docente di Diritto amministra­tivo all’università di Verona, a Michele Poerio, presidente del Forum Pensionati. Sede a Verona, l’associazio­ne Leonida conta «circa 500 iscritti tra medici, imprendito­ri, magistrati, direttori e funzionari generali, persone che hanno avuto incarichi dirigenzia­li nel pubblico e privato», riassume il presidente Roberto Mencarelli, e il messaggio è che «la misura del governo si rivela diretta ad aizzare l’invidia sociale e alimenterà un contenzios­o di grandi numeri e dall’esito, presumibil­mente, scontato dinanzi alla Corte costituzio­nale».

Mazzucco Siamo di fronte a una discrimina­zione verso le persone anziane

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