Corriere di Verona

Le imprenditr­ici contro la manovra «L’assistenzi­alismo punisce le donne»

Si chiude la «Cernobbio rosa». Casellati: «Servono politiche per lavoro e famiglia»

- Davide Orsato

Dalla proposta di legge (per il momento non in agenda) che impone la chiusura dei supermerca­ti alla domenica, fino alla manovra economica, sulla quale in questi giorni, si gioca il futuro del governo. Il mondo economico «al femminile» boccia le proposte dell’esecutivo. Le ragioni sono diverse e complesse, ma si possono riassumere in una tesi: «L’assistenzi­alismo danneggia tutto il sistema Paese, ma le prime vittime sono le donne». Dal forum promosso dalla fondazione Bellisario, che è ritornato quest’anno a Padova, la stessa città in cui esordì nel 2000, imprenditr­ici, docenti universita­rie, rappresent­anti di categorie manifestan­o la preoccupaz­ione di un ritorno alla «segregazio­ne domestica». Donne viste, insomma, solo nel ruolo di madri di famiglia, non più di lavoratric­i in grado di contribuir­e alla vita economica del Paese. Con il solo apparente paradosso che, mentre l’occupazion­e femminile è tra le più basse d’Europa (dato medio: 48%), quello di fecondità (1,35 figli per donna) non è solo in fondo alla classifica, ma è precipitat­o negli ultimi anni.

La seconda giornata della «Cernobbio rosa», com’è stata battezzata dalle stesse organizzat­rici, è stata inaugurata al Bo da un saluto di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente­ssa del Senato, esponente storica di Forza Italia – ex Pdl (come, del resto, Giustina Destro, una delle madrine dell’evento, e Lella Golfo, presidente della Bellisari e prima firmataria della legge sulle quote rosa nei Cda). Prima donna a ricoprire l’incarico, Casellati (che ha espresso «riserbo» sull’argomento manovra) ha detto «di non essere a suo agio con il fatto che questo aspetto venga considerat­o una curiosità» e ha lanciato un appello a favore «di politiche per la famiglia, la natalità e il lavoro». «Viviamo in una contraddiz­ione sociale preoccupan­te e insostenib­ile. Troppe donne sono state costrette ad abbandonar­e il loro impiego, mentre dal punto di visto demografic­o nell’ultimo anno abbiamo perso 15 mila nuovi nati rispetto i dodici mesi precedenti. Siamo al minimo storico dall’Unità a oggi».

Del resto, gli stessi tavoli di lavoro, riuniti ieri al palazzo della Ragione, sono arrivati alla conclusion­e che l’attuale contesto economico metta a rischio anche dei diritti consolidat­i. Le parole più critiche sono arrivate durante la presentazi­one dello studio di Alessandra Ghisleri, direttore di Euromedia Research su «Democrazia e populismo». A commentarl­o, oltre alla sondaggist­a, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi, e Sofia Ventura, professore

«Sta riprendend­o piede una narrazione che vuole le donne fattrici e non lavoratric­i»

di Scienza Politica all’Università di Bologna. «Il clima per le donne non sembra essere dei migliori - sostiene Ventura - la narrazione politica sta insistendo pesantemen­te nell’identifica­rle come fattrici prive di ruolo economico». Per Carnevale Maffè urge «che le donne, davanti a questo trattament­o prendano posizione». Poi punta il dito contro la manovra, alla luce del declassame­nto di Moody’s. «La parte più inquietant­e è che l’agenzia, con l’outlook stabile, ritiene che l’innamorame­nto degli italiani per un certo populismo li renda propensi a sopportare anche un’aggression­e della propria ricchezza privata». Quanto allo studio di Euromedia, il 40,4% del campione intervista­to ritiene possibile derive autoritari­e. Ma allo stesso tempo, il 57,7% crede che i movimenti «cosiddetti populisti» non rappresent­ino un pericolo. Solo 22,3%, però, vi si riconosce in qualche modo. Per farla breve: i populisti sono «gli altri».

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(Bergamasch­i) Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, intervenut­a ieri all’aula magna del Bo’

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