Le imprenditrici contro la manovra «L’assistenzialismo punisce le donne»
Si chiude la «Cernobbio rosa». Casellati: «Servono politiche per lavoro e famiglia»
Dalla proposta di legge (per il momento non in agenda) che impone la chiusura dei supermercati alla domenica, fino alla manovra economica, sulla quale in questi giorni, si gioca il futuro del governo. Il mondo economico «al femminile» boccia le proposte dell’esecutivo. Le ragioni sono diverse e complesse, ma si possono riassumere in una tesi: «L’assistenzialismo danneggia tutto il sistema Paese, ma le prime vittime sono le donne». Dal forum promosso dalla fondazione Bellisario, che è ritornato quest’anno a Padova, la stessa città in cui esordì nel 2000, imprenditrici, docenti universitarie, rappresentanti di categorie manifestano la preoccupazione di un ritorno alla «segregazione domestica». Donne viste, insomma, solo nel ruolo di madri di famiglia, non più di lavoratrici in grado di contribuire alla vita economica del Paese. Con il solo apparente paradosso che, mentre l’occupazione femminile è tra le più basse d’Europa (dato medio: 48%), quello di fecondità (1,35 figli per donna) non è solo in fondo alla classifica, ma è precipitato negli ultimi anni.
La seconda giornata della «Cernobbio rosa», com’è stata battezzata dalle stesse organizzatrici, è stata inaugurata al Bo da un saluto di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidentessa del Senato, esponente storica di Forza Italia – ex Pdl (come, del resto, Giustina Destro, una delle madrine dell’evento, e Lella Golfo, presidente della Bellisari e prima firmataria della legge sulle quote rosa nei Cda). Prima donna a ricoprire l’incarico, Casellati (che ha espresso «riserbo» sull’argomento manovra) ha detto «di non essere a suo agio con il fatto che questo aspetto venga considerato una curiosità» e ha lanciato un appello a favore «di politiche per la famiglia, la natalità e il lavoro». «Viviamo in una contraddizione sociale preoccupante e insostenibile. Troppe donne sono state costrette ad abbandonare il loro impiego, mentre dal punto di visto demografico nell’ultimo anno abbiamo perso 15 mila nuovi nati rispetto i dodici mesi precedenti. Siamo al minimo storico dall’Unità a oggi».
Del resto, gli stessi tavoli di lavoro, riuniti ieri al palazzo della Ragione, sono arrivati alla conclusione che l’attuale contesto economico metta a rischio anche dei diritti consolidati. Le parole più critiche sono arrivate durante la presentazione dello studio di Alessandra Ghisleri, direttore di Euromedia Research su «Democrazia e populismo». A commentarlo, oltre alla sondaggista, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi, e Sofia Ventura, professore
«Sta riprendendo piede una narrazione che vuole le donne fattrici e non lavoratrici»
di Scienza Politica all’Università di Bologna. «Il clima per le donne non sembra essere dei migliori - sostiene Ventura - la narrazione politica sta insistendo pesantemente nell’identificarle come fattrici prive di ruolo economico». Per Carnevale Maffè urge «che le donne, davanti a questo trattamento prendano posizione». Poi punta il dito contro la manovra, alla luce del declassamento di Moody’s. «La parte più inquietante è che l’agenzia, con l’outlook stabile, ritiene che l’innamoramento degli italiani per un certo populismo li renda propensi a sopportare anche un’aggressione della propria ricchezza privata». Quanto allo studio di Euromedia, il 40,4% del campione intervistato ritiene possibile derive autoritarie. Ma allo stesso tempo, il 57,7% crede che i movimenti «cosiddetti populisti» non rappresentino un pericolo. Solo 22,3%, però, vi si riconosce in qualche modo. Per farla breve: i populisti sono «gli altri».