Corriere di Verona

Chievo, con l’Atalanta è «Ventura day»

Esordio sulla panchina gialloblù per l’ex ct. «Speri o vuoi: la nostra scelta sta tutta qui»

- Matteo Sorio

Viene in mente una frase di Albert Camus: «La speranza, al contrario di quanto si crede, equivale alla rassegnazi­one». Te la fa venire in mente Gian Piero Ventura quando dice, anzi cerchia in rosso, che «speri o vuoi: la scelta che deve fare tutto il Chievo è quella lì».

Ossia: «Se parti dal presuppost­o che non vuoi prendere gol avrai la possibilit­à di non prenderlo, se parti dal presuppost­o di voler fare gol avrai la possibilit­à di farlo». S’è lì inchiodato a -1, il Chievo, gravato della seconda difesa più perforata (-19) e del quarto peggior attacco (6 gol) è anche perché fin qui l’ha sempre presa un po’ così, accettando passivamen­te l’urto dei venti contrari. Volere anziché sperare, allora, è uno dei concetti che Ventura sta passando a una squadra che con lui, da oggi, prova a raddrizzar­e la schiena. Schiena su cui pesano le tante, troppe assenze, in questo esordio con l’Atalanta a bussare bellicosa. La notizia è che Giaccherin­i, sinora il vero accendino della fantasia, non va nemmeno in panchina. E quindi s’allunga quell’elenco di forfait che già comprendev­a Cacciatore, Tomovic, Obi e Djordjevic. Morale, il primo Chievo di Ventura è senza almeno tre titolari. «Sì, la condizione non è ottimale — fa lui — ci sono giocatori da recuperare, e intendo un recupero pieno, che escluda ogni rischio di ricadute perché altrimenti diventa tutto più difficile. È anche in questo senso che dobbiamo creare i presuppost­i per essere squadra un domani. Quando dico “domani”, intendo dire nel giro di un mese».

Nell’attesa Ventura deve fare con quel che c’è. Lui è convinto che «il Chievo farà anche buone cose, contro l’Atalanta». Però precisa che «saremmo maghi se bastasse una settimana». Ragionamen­to che lo porta a suggerire di considerar­e Chievo-Atalanta come «una verifica per capire se siamo sulla strada giusta, non un crocevia». Non un crocevia, allora, ma, sicuro, un primo test. «Bisogna sempre saper cambiare in base agli avversari. E quando avremo tutti a disposizio­ne potremo scegliere. Oggi andiamo dritti per una strada ben precisa». Più a tre che a quattro, dietro, lasciando la questione in sospeso fino ad annuncio delle formazioni. E il fischio d’inizio sancirà il ritorno di Ventura in serie A dopo due anni e quattro mesi. «L’emozione che provo a tornare in A dopo la Nazionale? Prevale l’eccitazion­e legata al Chievo, l’idea di poter fare l’impresasal­vezza, di aiutare i giovani che ci sono qui (Stepinski, Depaoli, Bani, Kiyine, ndr) a crescere per diventare profili ambiti sul mercato».

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