Corriere di Verona

Grosso contro Nesta, incrocio mondiale (senza amarcord)

- Matteo Fontana

In quelle settimane in Germania uno avrebbe dovuto essere un comandante, il generale in servizio permanente di una difesa guidata da Fabio Cannavaro. L’altro, invece, era un gregario, uno di corsa e d’allungo, per completare un reparto scolpito nell’acciaio. Invece, e questa è l’essenza non detta del calcio, accadde che il primo tornò sì a Roma con la Coppa, ma la gioia del trionfo fu accompagna­ta dal rimpianto per non averci potuto essere, messo fuori gioco dagli adduttori. Il secondo, al contrario, divenne una sorta di eroe nazionale, tra il gol che spalancò la via alla vittoria di Dortmund, nella semifinale con la Germania, e il rigore che chiuse la serie a Berlino, nell’atto conclusivo con la Francia. Sabato si affrontano, Alessandro Nesta e Fabio Grosso.

Lo faranno su opposte panchine: il Verona aspetta il Perugia, che, dopo le stagioni trascorse a inseguire (e centrare) i playoff, attraversa un momento complicato, visto che si trova nella zona medio-bassa della classifica. Facevano entrambi parte del gruppo che Marcello Lippi condusse al successo mondiale, nel 2006, ma il loro percorso profession­ale era stato del tutto differente. Da allenatore, Nesta è passato per un’esperienza a Miami, finché il patron del Perugia, Massimilia­no Santopadre, ha deciso, a sorpresa, di chiamarlo, nel finale dello scorso campionato, a sostituire Roberto Breda, pure protagonis­ta di un’ottima annata.

I risultati, per adesso, non sono stati convincent­i e proprio a Verona, davanti all’amico Fabio, Alessandro cercherà il rilancio. Il problema, per lui, è che anche Grosso ha una gran fame, la stessa che l’ha caratteriz­zato da giocatore, salito fino al tetto del mondo cominciand­o a farsi notare nelle categorie inferiori, reinventat­o terzino sinistro, da centrocamp­ista che era, da Serse Cosmi, guarda caso a Perugia. Quando vinse il Mondiale tedesco, Grosso veniva da un’eccellente stagione al Palermo. Nesta si fece male dopo 15’ nella gara con la Repubblica Ceca, l’ultima del girone eliminator­io, e non scese più in campo. Il suo posto lo prese Marco Materazzi, che con Grosso resta uno dei simboli più acclamati della vittoria azzurra in Germania. Al Bentegodi in palio ci saranno punti fondamenta­li per il Verona e per il Perugia. L’Hellas non vince da un mese e non può permetters­i di perdere la coincidenz­a con il treno che viaggia nei piani nobili della Serie B. Ci sarà tempo in altre occasioni per ricordare quei giorni in ritiro a Duisburg, tra un mondo che stava crollando sotto il peso dello scandalo di Calciopoli e un altro, per nulla parallelo, che sarebbe stato conquistat­o. Altro pallone, altra Italia. Altri campioni. Ora allenano anche loro.

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