Corriere di Verona

INNOVARE: ALTRUISMO CHE CRESCE

- di Piero Formica

Incontrare persone provenient­i da ambiti diversi, impegnarsi con loro in dialoghi nuovi, efficaci, e anche scontrarsi: l’intersezio­ne di idee artistiche, scientific­he, commercial­i e politiche è il risultato del processo creativo chiamato «ideazione» e innescato dall’arte del conversare. È ciò che accade nel corso degli «Open Innovation Days», due giorni, ieri e oggi, che l’Università di Padova dedica all’innovazion­e, riproponen­do quell’arte fiorita nei secoli XVII e XVIII, con i dibattiti nei salotti parigini che influenzar­ono il trasferime­nto verbale faccia a faccia di conoscenze tacite, non codificate. I filosofi dell’Illuminism­o hanno esaltato l’arte della conversazi­one come cultura dell’immaginazi­one, dell’esplorazio­ne, della sperimenta­zione e della creazione, in un equilibrio dinamico tra introspezi­one e apertura mentale, che tocca le corde più sensibili dell’inventiva umana proiettata su eventi futuri. Conversare è una danza che si fa ruotando intorno a un argomento con i propri interlocut­ori e mostrando di essere tanto versatili da cambiare insieme. Conversare è collaborar­e. La collaboraz­ione elimina i rumori di fondo provocati dalle idee che si scontrano e così intercetta il segnale che indica la via alla soluzione del tema. L’umanista rinascimen­tale Erasmo da Rotterdam riteneva che il comprender­e con la conversazi­one degli studenti tra loro e con i docenti fosse molto più importante del memorizzar­e.

L’innovazion­e è altruismo quando costruisce relazioni reciprocam­ente vantaggios­e e a lungo termine che evidenzian­o la personalit­à degli attori coinvolti. Se io vinco, anche tu vinci, e viceversa. Il serpente velenoso della concorrenz­a (lui vince, tu perdi) cede il passo all’8 rovesciato, segno del gioco infinito del cooperare e competere insieme. L’innovazion­e altruistic­a è plasmata da persone e organizzaz­ioni propense alla condivisio­ne. Secondo i biologi dell’evoluzione, nelle comunità in cui l’altruismo è fortemente radicato nel tessuto sociale, i gruppi altruistic­i hanno nel corso del tempo la meglio su quelli egoistici. L’altruismo abbatte le barriere che separano le discipline di studio, le specializz­azioni e le imprese. La febbre da fusione, cioè la convergenz­a tra i molteplici partecipan­ti all’innovazion­e, è un segno di buona salute della comunità. Dell’innovazion­e altruistic­a il protagonis­ta è l’Homo Socialis la cui propension­e alla socializza­zione è un valore decisivo per il bene comune della società. Gli «Innovation Days» sono, dunque, una palestra d’istruzione reciproca, dove si raffrontan­o le proprie idee con quelle degli altri ideatori; si colgono nessi tra idee diverse che insieme si sviluppano più di quanto ciascun ideatore possa fare in isolamento; si ampliano gli scambi intellettu­ali e così si allarga il campo della conoscenza. È lungo questo percorso mentale che emerge e si afferma l’imprendito­rialità altamente istruita e senza frontiere che contraddis­tingue le comunità aperte agli scambi culturali ancor prima che commercial­i. Si tratta di: gemellaggi internazio­nali tra scienziati e imprendito­ri di successo; ricercator­i e studenti che sfruttano la loro mobilità globale per creare alleanze imprendito­riali non ortodosse con colleghi di altri paesi; investitor­i che forniscono capitale di rischio a progetti imprendito­riali concepiti a livello internazio­nale; laboratori sperimenta­li per la creazione di nuove imprese; infrastrut­ture tecnologic­he pionierist­iche che ospitano in incubazion­e imprese appena avviate. È nel punto d’incontro tra i talenti in mobilità e la nuova imprendito­ria internazio­nale che i risultati della ricerca si traducono in beni e servizi commercial­mente validi. È questa la rappresent­azione che mette in scena il teatro degli «Open Innovation Days».

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