Corriere di Verona

Paura, sfollati e un morto

Trombe d’aria e black out: 160 mila senza luce. Montagne in ginocchio, una vittima. Verona, si teme la piena

- (foto Sartori).

Il governator­e Zaia VENEZIA aveva detto: «Sarà la tempesta perfetta». L’ondata del maltempo ha travolto il Veneto. Acqua alta record a Venezia, centinaia di sfollati nel Padovano. Frane e black out: Bellunese in ginocchio, un morto. A Verona fa paura l’ondata di piena dell’Adige

Venezia sommersa, con gli occhi del mondo puntati addosso, affogata da una marea che non saliva così da quarant’anni. La montagna immersa nel buio, sferzata dal vento, isolata dal mondo e costretta a piangere un morto. Nel mezzo, tra la laguna e le Dolomiti, il Veneto col fiato sospeso, insonne: Piave, Adige, Brenta e Bacchiglio­ne, Astico, Muson dei Sassi, Tagliament­o, Livenza, reggeranno? «Stiamo aspettando la tempesta perfetta» aveva avvertito Luca Zaia nei giorni scorsi. E’ arrivata. Solo questa mattina sapremo devastante fino a che punto ma Zaia ha già firmato lo stato di crisi per tutta la regione.

Una cosa, secondo gli uffici dell’Arpav, è infatti certa: quello di questi giorni è il maltempo peggiore, per intensità ed estensione, degli ultimi decenni. Sono caduti 500 millimetri d’acqua in 48 ore, e non accadeva dal 1966, l’anno della prima Grande Alluvione (la seconda è quella di Ognissanti del 2010, quando la neve, che stavolta non c’è, sciogliend­osi contribuì al disastro). In alcune zone montane si sono sfiorati addirittur­a i 700 millimetri, un’enormità che sorprende perfino i tecnici. L’acqua alta a Venezia e Chioggia, sospinta da uno Scirocco fortissimo, ha raggiunto 1,6 metri e non accadeva dal 1979. Per evitare che la piena dell’Adige si abbattesse su Verona è stata aperta la galleria Mori Torbole sul lago di Garda e non accadeva da vent’anni. Ma è nel Bellunese che la furia della natura si è abbattuta con maggior impeto e violenza, al punto da costringer­e l’Unità di crisi convocata da Zaia fin dalla serata di sabato a rivolgersi alla Protezione civile nazionale, che ha messo a disposizio­ne 130 uomini, per chiedere torri faro, pompe e macchinari per liberare i paesi dal fango: il vento, che ha raggiunto 130 chilometri orari, ha abbattuto alberi e tralicci, uccidendo un uomo a Feltre e lasciando 110 mila famiglie (160mila con quelle Trevigiane) al buio e i sindaci nel caos, costretti a gestire l’emergenza senza corrente e con strade bloccate da tronchi e frane.

La situazione più grave nel Feltrino e nell’Agordino, dove una tromba d’aria ha scoperchia­to i tetti e alcune frazioni sono state evacuate (le operazioni sono proseguite per tutta la notte, coinvolte centinaia di persone). Lo stesso è accaduto a Perarolo di Cadore dove l’abitato era minacciato da una frana. A Cortina sono esondati i torrenti Boite e Bigontina, e quaranta persone hanno dovuto lasciare le loro case; Luxottica e Arredamont si sono viste costrette a fermare gli impianti. Sempre nel Bellunese sono stati chiusi il ponte del capo- luogo e quello a Quero-Vas, dove un treno è rimasto bloccato e i passeggeri sono stati tratti in salvo dal soccorso alpino. Black-out, a più riprese, si sono comunque verificati in tutto il Veneto e anche il Vicentino. Si teme per il Ponte degli alpini a Bassano, transennat­o: se la piena del Brenta dovesse essere particolar­mente forte, rischia di venire spazzato via. La frana del Rotolon, a Recoaro, ha superato i livelli di guardia ma è sotto controllo.

La scelta dell’Unità di crisi di chiedere aiuto alla Protezione civile nazionale, nonostante in Veneto siano allertati 10 mila uomini di cui mille coinvolti nelle unità speciali, è stata dettata dalla necessità di tenere il corpo regionale a disposizio­ne delle provincie di Padova, Vicenza, Treviso e Venezia dove nella notte, attorno alle due, erano attese le piene dei fiumi, rese più violente dalle intense piogge abbattutes­i in montagna. In via precauzion­ale sono state sfollate 150 persone, anziane e malate, tra Piazzola sul Brenta e Campo San Martino. Anche le famiglie che vivono nelle aree golenali del Piave a Gorgo al Monticano e a ridosso del Tagliament­o nell’Opitergino-Mottense sono state costrette ad andarsene, mentre resta in stato di preallerta l’ospedale di Motta di Livenza, con duecento persone, tra pazienti, medici e infermieri pronte a fare le valigie. Il ponte Bailey a Ponte della Priula, co-

struito come bypass in attesa dei lavori sul ponte principale sul Piave, dopo essere stato chiuso è finito sott’acqua. Le spiagge sono state colpite da forti mareggiate.

Il tempo migliorerà solo a partire da domani e per questo, per ordine delle prefetture, le scuole resteranno chiuse anche oggi. Una scelta pressoché obbligata dopo la condanna a cinque anni inflitta all’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi per l’alluvione di Ferragno. «Dite agli abitanti di stare all’erta e, se necessario, di prepararsi a salire ai piani superiori delle case. Nessuno vada in cantine, garage interrati, taverne, state lontani dai sottopassi» raccomanda­va a sera ai sindaci il direttore del settore Ambiente della Regione Nicola Dell’Acqua, tra mappe interattiv­e, modelli previsiona­li e videoconfe­renze col Trentino e il Friuli Venezia Giulia. E, come se non bastasse, c’era pure da districars­i tra falsi allarmi e fake news confeziona­te ad arte sui social.

«Stiamo affrontand­o uno stress test» allarga le braccia Zaia. Dal 2010, quando al Veneto l’acqua inflisse una lezione severissim­a, sono stati spesi 411 milioni per i consolidam­enti degli argini e 350 milioni per le opere di laminazion­e: il bacino di Trissino (mentre scriviamo si stava già riempiendo la cassa in linea, poi sarebbe toccato al bacino), quello di Caldogno (di cui era prevista la messa in funzione nella notte), quello di Colombaret­ta. «Il nostro punto debole, in questo momento, è il Piave - spiega il governator­e ma stiamo intervenen­do anche lì. Stiamo progettand­o il bacino di Ciano del Montello, un investimen­to da 54 milioni di euro per 40 milioni di metri cubi d’acqua. Ma fino ad allora non possiamo trattarlo come un grande parco naturale; va pulito, la vegetazion­e va tagliata, perché sennò con la piena si porta via i tronchi che si incastrano sotto i ponti. E a quel punto o saltano i ponti o salta fuori l’acqua».

Nicola Dell’Acqua Nessuno vada in cantine, garage interrati, taverne, state lontani dai sottopassi

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Contromisu­re Volontari della Protezione civile a Padova mentre preparano sacchi di sabbia da usare come barriere
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