Corriere di Verona

«Scirocco, alta pressione a Est: un remake del ‘66»

- di Davide Orsato

«Ci siamo trovati davanti a una situazione estrema, del tutto sovrapponi­bile a quella del 1966». Il paragone è ritornato più volte in questi giorni. Ma sentirlo dalla voce pacata di Marco Monai, responsabi­le del centro meteo di Teolo, un tecnico posato, che odia gli allarmismi fa una certa impression­e. Così, mentre il popolo del web, soprattutt­o da zone di pianura, lamentava precauzion­i forse eccessive, faceva notare come in quel momento in Veneto si trovasse «nell’occhio del ciclone», in una pausa ben prevista dai modelli che analizzano l’atmosfera.

Dottor Monai, perché si è ricordato il precedente del 4 novembre di 52 anni fa?

«Perché la previsione, a livello barico e di disposizio­ne delle correnti, è estremamen­te simile».

Cos’è che, allora e oggi, ha scatenato le piogge record

in montagna e sulla fascia Pedemontan­a?

«A fare la differenza è il grosso gradiente barico tra ovest ed est. Da una parte la perturbazi­one atlantica, con un minimo strutturat­o sul mar Ligure, anche se senza raggiunger­e livelli eccezional­i, dall’altra un muro di alta pressione sull’Europa dell’Est. Questo sbilanciam­ento ha fatto sì che gran parte d’Italia, compreso il Nord Est, finesse nel mirino, in particolar­e nei rilievi esposti a correnti meridional­i».

Quanto ha contato il forte vento?

«L’episodio di scirocco, a partire da domenica, è stato assolutame­nte notevole. Oggi (ieri per chi legge, ndr) si raggiunger­anno raffiche in montagna superiori ai 100 chilometri orari, una velocità degna di nota per il Veneto. Proprio lo scirocco, nel 1966, contribuì agli allagament­i e, naturalmen­te, c’è una correlazio­ne anche con l’acqua alta a Venezia».

Ci sono anche differenze rispetto all’episodio del passato?

Quella più importante riguarda l’assenza di neve in montagna. È un dettaglio importante perché allora, prima dell’alluvione, nevicò a quote molto basse, attorno ai cinquecent­o metri. In seguito, proprio per i venti dai quadranti meridional­i, lo zero termico si alzò fino a quota tremila. Questo fece sciogliere tutta la neve accumulata. Fu come se avesse piovuto il doppio. Una situazione analoga si è ripresenta­ta nel 2010, almeno per quanto riguarda il Vicentino.

Cosa ci attende nelle prossime ore?

Innanzitut­to abbiamo notato che le previsioni si sono rilevate corrette per quanto riguarda le precipitaz­ioni: in molte stazioni sono stati superati i quattrocen­to millimetri dall’inizio del peggiorame­nto, in una, a Soffranco di Longarone, i cinquecent­o. Domani (oggi, ndr) non solo cesseranno gradualmen­te i fenomeni, ma si abbasserà anche la temperatur­a, con lo zero a quota 1.600. Questo darà modo ai fiumi di respirare.

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