Corriere di Verona

Il bacino anti-alluvioni che salva due province «Ma è l’unico costruito»

L’allerta nel bacino di Caldogno: «Pronti ad attivarlo»

- di Emilio Randon

Simone Venturini Non è mai stato testato, così come gli argini, tuttavia siamo pronti. Ma va da sé che un test è un test, e un’emergenza è un’emergenza

Bello, nuovo, tutto lustro. E mai provato. L’impianto di laminazion­e di Caldogno, antemurale idraulico e ultima istanza di protezione del territorio di Vicenza, è come una pistola carica, pronta a sparare sennonché e per fortuna (fino a ieri sera) a corto di munizioni. Di acqua ne veniva giù ma non abbastanza per attivarlo con qualche ragione. «Appena ottanta centimetri sopra le paratie di presa, aprire ora non avrebbe senso». L’ingegnere Simone Venturini e il collega Alessandro Cacciatori sono venuti su da Verona per vedere in azione il loro figliolo, «un po’ sperandoci un po’ augurandoc­i che no». E adesso che sono qui, nella stazione a monte, sono curiosi di vedere se la loro creatura è in grado di muovere i primi passi e reggersi sulle gambe da sola. Lo hanno progettato, ne hanno seguito i lavori, non l’hanno mai visto in funzione. Alle 15 di ieri pomeriggio erano un po’ delusi.

Veniva giù una pioggia fin sotto l’ombrello e tirava un Fohn caldo di follia. Il Timonchio era grosso ma non abbastanza. Questo affluente del Bacchiglio­ne a monte di Vicenza è il primo responsabi­le degli eccessi che si verificano a valle, nel 2010 fu determinan­te nell’esondazion­e che mise sott’acqua parte del centro storico palladiano, ecco perché l’impianto di Caldogno-Villaverla è il primo «rubinetto» da manovrare quando il Bacchiglio­ne arriva a livelli insopporta­bili, chiudendol­o o meglio aprendone le paratie sulle due grandi casse di colmata (capaci di 3,7 milioni di metri cubi) se ne riduce l’impeto.

L’effetto è a cascata, ne beneficia Vicenza e ancor di più Padova a Voltabaroz­zo che sopporta fino a 800 metri cubi al secondo ma non oltre. Vederlo in funzione per la prima volta era più di una curiosità. «Non è mai stato testato, così come gli argini dell’invaso, ecco perché c’era della curiosità da parte nostra. Va da sé che un test è un test e una emergenza è un’emergenza».

Alle cinque di ieri pomeriggio l’ingegner Venturini e il suo collega non sapevano né potevano prevedere se e quando il loro «rubinetto» sarebbe stato azionato. Per farlo c’è un bottone nella sala operativa della Protezione Civile di Vicenza, chi lo preme aziona i motori e le paratie si alzano, l’effetto è quello di un piccolo Mose alla rovescia (rilascia invece di trattenere) senza per questo che ci sia qualcuno nella casetta rossa che gli hanno costruito accanto per sorvegliar­lo.

Ieri, a vigiliare sul corso del Timonchio c’era solo una pattuglia dei vigili in servizio tra l’impianto e la centrale operativa allestita in Comune. «Forse che sì forse che no, non lo so se sarà attivato, non alle attuali condizioni – spiegava l’assessore di Caldogno Paola De Franceschi, anche lei riunita in «emergency room» con il sindaco e il comandante dei vigili urbani – ma poi chi lo sa, il picco del Bacchiglio­ne è previsto dopo la mezzanotte ed è lì che si decide il da farsi». Nelle stesse ore il primo cittadino di Vicenza diramava l’allarme via Sms a tutti gli abitanti delle zone «basse» della città - Santa Croce, piazzetta Araceli – i punti più colpiti nel 2010: «Obbligo di rimozione delle autovettur­e anche parcheggia­te regolarmen­te», «mettere in sicurezza cose e oggetti». Un eccesso di precauzion­e per alcuni, un colpo al cuore per altri, come per quella signora che al nono mese di gravidanza nel novembre del 2010 fu salvata con un gommone. «Un incubo e un’ansia che non ti dico» chattava alle amiche, tutte ad augurarsi la tenuta dei nuovi argini rinforzati e rialzati di viale Rumor lungo i giardini Salvi. Il fiume dovrebbe fare un metro e mezzo oltre il 2010 prima di arrivare in casa loro.

Gli ingegneri Venturini e Cacciatori tireranno anche l’acqua al loro mulino ma vanno ascoltati: «C’è un progetto per Posina che sta sulla carta da trent’anni, 15 milioni di metri cubi di invaso alla stretta di Stancari che prenderebb­e anche il Leogra, eppure non se ne è fatto niente. Qui a Caldogno abbiamo l’unica opera di laminazion­e finora realizzata perché quella di Orolo a Costabissa­ra/Isola Vicentina è in attesa di affidament­o e l’altra di Trissino è in corso di costruzion­e con il primo lotto incompiuto e il secondo in fase di progettazi­one». Roba ampiamente annunciata e mai realizzata che ieri alcuni autorevoli fake davano persino per funzionant­e mentre non è così: la cattiva coscienza delle amministra­zioni può giocare brutti scherzi e la sirena degli allarmi non a caso suona alta per evitare guai in proprio. «La sindaca di Genova si è beccata cinque anni per non aver chiuso le scuole il 4 novembre del 2011 quando morirono sei persone nell’esondazion­e del Bisagno». E ne hanno ben d’onde: «Trentacinq­ue, quaranta centimetri di pioggia in due-tre giorni sono un terzo della produzione meteorolog­ica annuale. Quello che manca oggi è la neve che nel 2010 invece c’era abbondante a mille metri e che determinò l’effetto bomba». L’ingegner Venturini segue la situazione dal suo computer, «nel Trentino sono messi peggio, l’Adige preoccupa, alle 15 portava 756 metri cubi al secondo, mentre adesso lo danno in calo, cresce a Boara Pisani ma per l’effetto ritardo, 1.260 metri cubi a Verona, 1.400 a Trento, ma il picco sembra già passato». Il computer annuncia altri 40 millimetri nelle prossime tre ore. Con la notte ancora lunga davanti e il meteo che fa di testa sua non c’ è di che stare tranquilli. Di buono c’è che a Recoaro la frana del Rotolon non si è mossa, mentre mancano parti prematuri da spavento.

 ??  ?? L’impianto Il nuovo bacino di Caldogno: sopporta 3,7 milioni di metri cubi
L’impianto Il nuovo bacino di Caldogno: sopporta 3,7 milioni di metri cubi
 ??  ?? Technithal L’ingegner Venturini
Technithal L’ingegner Venturini

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy