Ecosistema urbano, Verona giù In un anno perse 22 posizioni
Classifica Legambiente, l’assessore: invertiremo la tendenza
Le posizioni perse sono 22. Dal 45esimo posto nell’indagine 2017 al 67esimo nell’indagine 2018. Le criticità principali? La scarsa qualità dell’aria, la percentuale bassissima di raccolta differenziata porta a porta, i pesanti consumi idrici, le poche aree verdi. I piccoli segnali positivi? Il solare termico e fotovoltaico sugli edifici pubblici. Morale: «Le altre città migliorano, Verona invece resta ferma: nell’ultimo ventennio, per politiche ambientali, regna la stasi». È la chiosa di Legambiente Verona al rapporto nazionale «Ecosistema Urbano 2018», 25esima edizione, presentato ieri da Legambiente e Sole 24 Ore e basato su 6 macroaree di valutazione delle performance ambientali: aria, acqua, mobilità, rifiuti, ambiente urbano ed energia. Il punteggio di Verona scende da 58.82 punti a 48.74, peggio in Veneto c’è solo Rovigo.
Secondo il rapporto 2018, la qualità dell’aria a Verona è «insufficiente», penultimo gradino prima di «scarso». Quanto a mobilità, il tasso di motorizzazione dice di 64 auto e 14 moto ogni 100 abitanti: un tasso alto, rileva Legambiente. Di contro, circa il trasporto pubblico, sono 164 i viaggi l’anno per abitante. Negli ultimi 4 anni, poi, la disponibilità di piste ciclabili risulta calata del 15 per cento. «Insufficiente», è il giudizio che l’indagine dà su Verona per qualità della raccolta rifiuti. La produzione di 529 kg annui per abitanti «rientra nella media nazionale», ma il sistema di raccolta porta a porta, che in Italia ha raggiungo il 67.6 per cento del totale dei rifiuti prodotti, a Verona è del 23.3 per cento. Se guardiamo all’acqua, Verona è addirittura la terza città italiana per consumi idrici dopo Reggio Calabria e Milano: 237 litri al giorno per abitante contro i 152.7 di media nazionale. «Altrettanto grave è la situazione delle perdite in rete: il 33.9 per cento dell’acqua messa in rete non raggiunge mai i nostri rubinetti», rimarca Legambiente. Il verde? A Verona ci sono 19 alberi ogni 100 abitanti, contro i 108 di Modena o 64 di Brescia. «Ne esce il ritratto di una Verona priva di idee e in cui ancora aspettiamo il Piano di mobilità sostenibile», ribadiscono Chiara Martinelli e Lorenzo Albi, presidente e vicepresidente di Legambiente: «Una Verona che consuma suolo e si riempie di centri commerciali, disperde acqua, aumenta il tasso di motorizzazione privato a scapito del trasporto pubblico, al pesante inquinamento dell’aria reagisce solo per effetto delle sanzioni, riduce i km di piste ci- clabili e aumenta il rischio d’incidenti, gestisce i rifiuti come un decennio fa e rimane indifferente a isole pedonali e spazi verdi urbani».
«Ripartire dal nulla è sempre difficile - commenta l’assessore all’Ambiente Ilaria Segala - Basti pensare che, nel 2016, gli uffici comunali avevano sbagliato a comunicare, per eccesso, il numero dei km di piste ciclabili esistenti. Nel 2017, abbiamo rettificato l’errore, il che ci ha fatto perdere posizioni in classifica, ma abbiamo ritenuto corretto farlo. Questo piccolo esempio dà la misura dell’importanza che veniva attribuita al tema ambientale». Per Segala le cose ora sono cambiate, ma si tratta di «questioni che richiedono, però, tempi lunghi di programmazione per invertire la tendenza». L’assessore segnala anche alcuni dati positivi che emergono dal report, tra cui il miglioramento della qualità dell’aria, i passeggeri del trasporto pubblico nonché il terzo posto assoluto per il fotovoltaico installato su edifici pubblici. Il Pd intanto attacca. «Questa è solo una parte dei danni prodotti dall’amministrazione che non solo non riesce a mettere a frutto le tasse pagate dai veronesi ma è anche incapace di fare squadra con gli altri enti economici della città per disegnare un futuro di sviluppo».