Corriere di Verona

Veneto Banca e l’insolvenza contestata I giudici richiamano in causa Bankitalia

Chiesto un approfondi­mento istruttori­o sulla reale consistenz­a dei crediti

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un approfondi­mento MONTEBELLU­NA istruttori­o, coinvolgen­do la Banca d’Italia, per definire meglio la situazione creditoria di Veneto Banca al momento in cui venne posta in liquidazio­ne.

Questa è la decisione dei giudici della Corte d’appello di Venezia Mario Bazzo e Paola Di Francesco, chiamati a giudicare la fondatezza del ricorso presentato dall’ex direttore generale Vincenzo Consoli (nella foto) contro la sentenza del tribunale fallimenta­re di Treviso, che ha dichiarato l’insolvenza dell’ex popolare di Montebellu­na. Un piccolo colpo di scena, dopo l’udienza del 18 ottobre scorso, quando davanti al collegio il legale di Consoli, Sirio D’Amanzo dello studio Giliberti e Triscornia di Milano e l’avvocato generale della Corte d’appello Giancarlo Bonocore, avevano argomentat­o le diverse posizioni. Con la procura generale che ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado e i legali dell’ex dg che invece hanno reclamato l’annullamen­to o, in subordine, una perizia tecnica per ricalcolar­e le cifre che, secondo i giudici fallimenta­ri del tribunale di Treviso, stabilisco­no come, alla data del 25 giugno 2017, quando venne messa in liquidazio­ne coatta, Veneto Banca era insolvente con un passivo di 538,6 milioni di euro. La perizia tecnica, almeno per ora, non è stata disposta, ma i giudici dell’appello vogliono maggiori informazio­ni sui crediti che la banca aveva all’epoca della messa in liquidazio­ne. Crediti sui quali erano stati proprio i legali di Consoli a puntare l’attenzione, in modo particolar­e sull’ammontare dei prestiti deteriorat­i, che viene contestato perché sarebbero il frutto di una svalutazio­ne eccessi- vamente prudenzial­e, poi confermata, secondo la difesa dell’ex dg, dalle operazioni che, un anno fa, avevano consentito di riportare in bonis 800 milioni di euro, recuperand­o parte di quei crediti non performant­i.

Interrogat­a sul punto dai giudici veneziani, è la Banca d’Italia che, entro il 22 novembre, dovrà fornire le informazio­ni richieste. In procura a Treviso la notizia, come prevedibil­e, non è stata accolta con favore. Sempre meglio di una decisione che disponesse una perizia o l’annullamen­to della sentenza di primo grado ma così, anche se di poco, i tempi per il pm Massimo De Bortoli e gli uomini della Finanza, che indagano sul fronte penale con un fascicolo per bancarotta direttamen­te connesso all’insolvenza, si allungano ulteriorme­nte.

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