Corriere di Verona

Provvedime­nti ineccepibi­li Avremmo preferito dire ancora una volta che la tragedia era evitabile?

- di Antonio Spadaccino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Vogliamo chiamarla prudenza? O forse non è meglio usare il termine esperienza? Esperienza nel senso che quello che è accaduto in Veneto proprio in questi giorni nel 2010 (senza scordare il lontano ma sempre vivo ricordo dell’alluvione del 1966) ha lasciato il segno, il giusto segno, in chi ha il dovere di assumere decisioni anche impopolari pur di salvaguard­are cittadini e territorio. Quei tre morti, quelle 500 mila persone coinvolte, quei 426 milioni di danni complessiv­i hanno fatto riflettere. Si è investito in opere pubbliche (anche con l’aiuto dei privati) in grado di mettere in sicurezza due province che nel 2010 furono gravemente ferite (il Vicentino e il Padovano, oltre al Veronese), ci si è preparati meglio alla gestione dell’emergenza, la politica ha dato ascolto alla scienza e, in sintonia, si è mossa per limitare i danni. O avremmo preferito dire ancora una volta che «quella tragedia si poteva evitare?».

Certo, alcune criticità sono rimaste. L’esempio lampante è stata l’acqua alta a Venezia che ieri l’altro si è presentata con due maree eccezional­i, spingendo il sindaco Luigi Brugnaro a rimarcare con forza l’importanza di concludere il Mose, la cui utilità – al netto dello scandalo tangenti che lo ha accompagna­to – è vitale per la sopravvive­nza della città più unica al mondo.

Ecco perché, ammesso e non concesso che in questi giorni qualcuno abbia percepito un eccesso di prudenza nella chiusura per due giorni delle scuole (che in alcune province venete sono diventati tre) e per altre decisioni che sono state prese, ci viene da sorridere. La prevenzion­e ha una ricaduta e un costo sociale. Ma una vita salvata, anche una sola, non ha mai prezzo e vale qualche sacrificio. Che poi, se vogliamo essere concreti, il sacrificio sarebbe quello di organizzar­si per riuscire a stare due (o tre) giorni in più con i propri figli (che per qualsiasi genitore vorremmo sperare siano le persone più care al mondo), non con qualche pericoloso terrorista islamico o qualche capobaston­e mafioso. Certo, in una società votata al lavoro (per chi fortunatam­ente ce l’ha) qualche problema organizzat­ivo l’inattesa chiusura delle scuole lo può generare. Ma sono problemi che dovrebbero essere superati con il sorriso, non certo con le polemiche. Polemiche, poi, che sono fine a se stesse visto che – giustament­e – non hanno generato alcun cambio di rotta: le scuole sono rimaste chiuse, l’emergenza maltempo sta finendo, gli argini hanno retto, le città non sono finite sott’acqua. E nonostante tutto questo, si conteranno comunque i danni e due morti li dobbiamo piangere anche stavolta.

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