Disinfestazione anti-West Nile in ogni Comune
Coletto: «Primo intervento a marzo». Il Veneto scrive le linee guida per tutta Italia
L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, ha annunciato che per affrontare l’emergenza West Nile il prossimo anno il piano di contrasto e sorveglianza della zanzara Culex Pipiens, che lo veicola, partirà con la prima disinfestazione dalle larve a marzo. A tale scopo la giunta Zaia ha stanziato 1,5 milioni di euro. Il Veneto, con Emilia e Piemonte, scriverà le linee guida nazionali.
Dopo l’«Accordo di bacino padano», sottoscritto per rendere più efficace la lotta all’inquinamento, una nuova mission rinsalda l’alleanza tra Veneto, Emilia Romagna e Piemonte: la prevenzione e il contrasto al virus del West Nile, veicolato dalla zanzara comune, la Culex Pipiens. Quest’estate la nostra regione ha contato 257 casi accertati, 98 probabili, 32 di positività in donatori di sangue e 21 asintomatici, per un totale di 408, 64 dei quali nella forma neuroinvasiva, la più grave. Che ha causato 18 vittime: tutte anziane (tranne due donne di 58 e 63 anni) e già colpite da gravi patologie. L’Emilia registra invece 253 contagi e 21 decessi.
«Il ministero della Salute ha chiesto a Veneto, Emilia e Piemonte, le realtà più colpite e più esperte nella sorveglianza del West Nile, di scrivere il nuovo piano di lotta ai vettori — ha annunciato Francesca Russo, responsabile della Direzione prevenzione, al convegno a tema organizzato ieri a Venezia dalla Regione —. Insieme formuleremo le linee guida in un Piano integrato di sorveglianza e contrasto del virus. Quella appena trascorsa è stata un’estate eccezionale per numero di contagi, ci siamo trovati in emergenza e abbiamo dovuto approntare un piano di disinfestazione straordinaria che ha coinvolto tutto il Veneto ed è costato un milione di euro. Ma per il 2019 — ha avvertito la Russo — vista l’eccezionale ondata di caldo e umidità ancora in corso che agevolerà il proliferare delle larve, dobbiamo agire in tempo, con un’azione simultanea su tutto il territorio».
E per evitare che, ancora una volta, i sindaci adducano l’alibi della mancanza di fondi per non procedere alle disinfestazioni, la giunta Zaia ha già messo a bilancio 1,5 milioni di euro. «Abbiamo prolungato da fine ottobre al termine di questo mese il monitoraggio delle zanzare — ha chiarito Luca Coletto, assessore alla Sanità — e da settembre le 55 trappole controllate dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie non ha ne più trovate di infette. Da maggio ne erano state catturate 165 pool, ognuno dei quali composto da un massimo di cento esemplari, positivi al West Nile. Nello stesso tempo stiamo predisponendo la nuova campagna di disinfestazione». Che prevede tappe e soggetti ben precisi, illustrati da Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità regionale. Entro il prossimo gennaio le Usl dovranno inviare i piani di disinfestazione alla Regione e a marzo scatterà il primo trattamento larvicida. Altri due interventi, ma contro le zanzare adulte, sono previsti in estate. Per coordinare le operazioni è stata istituita una Commissione reesperti gionale permanente sul controllo dei vettori composta da Regione, Usl, Anci, Comuni, Consorzi di Bonifica e prefetture, mentre in ogni Usl nascerà un Tavolo tecnico con Comuni e Consorzi di Bonifica. I sindaci dovranno emettere ordinanze, sul modello indicativo predisposto dagli di Palazzo Balbi, per il contrasto delle zanzare anche nelle aree private e verificarne il rispetto.
«Senza la collaborazione dei cittadini il nostro impegno rischia di essere insufficiente — ha ammonito Coletto — nei centri urbani infatti il 70% del territorio si trova in proprietà private, dove non possiamo entrare. E quindi, anche attraverso una campagna di informazione sul web e con volantini diffusi tra la popolazione, torniamo a esortare i veneti a mettere in tombini e caditoie le pastiglie larvicide (potranno essere messe gratuitamente a disposizione dai Comuni anche nelle farmacie aderenti all’iniziativa, ndr), a installare le zanzariere alle finestre, a evitare ristagni d’acqua in giardino e a utilizzare repellenti cutanei».
Il tutto in coordinamento con l’Istituto superiore di Sanità. «Nel 2019 dovrà scattare un’allerta precoce, anche per il controllo delle donazioni di sangue e dei trapianti — ha dichiarato il professor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss — nei mesi estivi l’espansione dei focolai ha coinvolto pure Lombardia, Friuli, Sardegna e Lazio. E’ necessario un controllo a tappeto». «Noi abbiamo isolato il virus nel 2008, in un donatore di sangue polesano — ha ricordato il professor Giorgio Palù, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova — e in seguito abbiamo sviluppato un vaccino che si è rivelato efficace nelle scimmie. Ma per ora le case farmaceutiche non ritengono conveniente produrlo».