Corriere di Verona

Aree golenali per sfogare l’acqua? Gli esperti: «Ormai sono coltivate La galleria è l’unica soluzione»

- Matteo Sorio

Una soluzione alternativ­a alla galleria Adige-Garda, stando a loro, non c’è. E sia il presidente dell’Azienda Gardesana Servizi, Angelo Cresco, sia il presidente del Consorzio bonifica veronese, Antonio Tomezzoli, riflettono che sì, «è vero che negli ultimi decenni sono state occupate tante delle vecchie aree di sfogo dell’Adige, anche a nord della città, ma non si può pensare che ripristina­re quelle aree sia la carta di riserva».

Il tema nasce spontaneo, dopo le polemiche per l’impatto sull’ecosistema del Garda dei 17 milioni di metri cubi d’acqua dell’Adige riversati la settimana scorsa: specie se pensiamo, come ricorda Luigi D’Alpaos, tra i massimi esperti italiani di ingegneria idraulica e professore di idrodinami­ca all’università di Padova, che «questi eventi di maltempo, e quindi piene dell’Adige come l’ultima, sono destinati a ripetersi e bisogna entrare nell’ordine d’idee che con questi fatti dobbiamo iniziare a confrontar­ci».

È chiara, allora, la posizione di Tomezzoli: «Se non si vuole trovare uno spazio di sfogo nel lago allora bisognereb­be trovarlo in Val d’Adige, dove negli ultimi decenni si è coltivato dappertutt­o. Ma sarebbe costoso e poco percorribi­le: bisognereb­be ricorrere a espropri e immaginiam­o che “guerra” ne verrebbe fuori, stile Tav. Credo si debba ragionare su come lenire gli eventuali disagi che l’apertura della galleria può creare al lago, specie s’è vero che, causa il cambiament­o climatico, queste piene in futuro potrebbero verificars­i ogni cinque anni anziché dieci». In scia, quindi, il pensiero di Cresco: «L’alternativ­a alla galleria? Il problema delle aree golenali esiste. Ma rimane centrale il fatto di disinquina­re le acque dell’Adige, perché a quel punto l’utilizzo della galleria non avrebbe impatti forti sul lago». Ricorda dunque D’Alpaos: «L’Adige è l’unico fiume veneto che non crea problemi a valle grazie a questa galleria che è un’opera straordina­ria. La discussion­e sull’eventuale alternativ­a non si apre nemmeno. Circa le vecchie zone d’espansione lungo il percorso dell’Adige, se fossero state davvero efficaci come si spiegano le alluvioni del passato? Sono aree che ovviamente hanno un ruolo, e sottrarle non è stato un bene, ma qui parliamo di piene e di decine di milioni di metri cubi d’acqua da trattenere».

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