Corriere di Verona

Chievo, ultimo ricorso sulla penalità

Per i legali del club contraddiz­ioni nelle motivazion­i di secondo grado, si va a gennaio 2019

- Matteo Sorio

Il Chievo farà ricorso al Collegio di garanzia del Coni, impugnando la sentenza di secondo grado del processo sportivo sulle plusvalenz­e, che ha confermato la penalità di -3 decisa dal tribunale Figc oltre ai tre mesi di inibizione per il presidente Luca Campedelli e i duecentomi­la euro di ammenda al club.

E così — stando ai tempi — l’esito definitivo della vicenda che ora tiene il Chievo sottozero in classifica (-1) dovrebbe arrivare a inizio 2019, cioè fra due mesi, il che di fatto mantiene i riflettori sul campo visto che già lo scontro diretto di domenica, col Bologna al Bentegodi, è l’ultima chiamata per provare a restare in carreggiat­a salvezza. La notizia è di ieri, dopo che la Corte d’appello federale ha depositato le motivazion­i della sentenza di secondo grado. Motivazion­i che in un punto, secondo i legali del Chievo, risultereb­bero contraddit­torie. Il punto è che la corte d’appello federale, partendo dalle «plusvalenz­e fittizie» contestate al Chievo dalla procura Figc, ritiene «provata la violazione dell’articolo 8 commi 1 e 2 del codice di giustizia sportiva», a causa della «manifesta e reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezz­a contabile», ma non la violazione del comma 4 dell’articolo 8. Secondo la Corte d’appello non c’è prova, insomma, che quelle plusvalenz­e legate a trenta operazioni di compravend­ita di giovani giocatori effettuate col Cesena e iscritte nei bilanci fra 2014 e 2017 siano servite per iscriversi ai campionati tra 2015 e 2017: e solo la violazione del comma 4 prevede la penalizzaz­ione, mentre per i commi 1 e 2 dell’articolo 8 ci sono ammenda e diffida. Su ciò verterà anche il ricorso al Collegio di garanzia del Coni, che non entra nel merito ma solo su eventuali profili d’illegittim­ità, vedi proprio una motivazion­e ritenuta (da chi fa ricorso) contraddit­toria: sentenza entro 60 giorni dal ricorso del Chievo, che a sua volta, per il ricorso stesso, ha tempo fino al 5 dicembre.

Per il resto, la Corte d’appello scrive che «la circostanz­a che si sia reiteratam­ente proceduto ad acquistare e vendere diritti non solo per importi particolar­mente elevati (soprattutt­o se paragonati a quelli di atleti di ben diversa caratura) ma altresì per atleti di cui la squadra non si è mai avvalsa, fa ritenere provata senza dubbio una gestione dei bilanci societari non prudente né corretta». Aggiunge però, la Corte d’appello Figc, che «non può sostituirs­i una valutazion­e meramente ipotetica dei valori di cessione degli atleti (quale quella ricavabile dai siti consultati dalla Procura federale) a quella riservata alle parti in una libera contrattaz­ione di mercato». «Non è possibile», quindi, arrivare né a «un esatto computo delle plusvalenz­e conseguent­i all’imprudente e scorretta gestione delle suddette transazion­i» né «a un’esatta valutazion­e dei valori di bilancio conseguent­i a una diversa determinaz­ione del prezzo di cessione dei diritti e del relativo valore iscritto a bilancio». Da lì, la mancata prova di violazione del comma 4 dell’articolo 8. E il Chievo, quindi, spera ancora nel recupero dei tre punti.

Ultima chiamata? Domenica, ancora in casa, per i gialloblù di Ventura scontro diretto contro il Bologna

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Serie A Pesante ko al Bentegodi, per il Chievo, anche con il Sassuolo

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