Corriere di Verona

L’effetto spread costa a Banco-Bpm mezzo miliardo

Ma terzo polo più forte delle turbolenze: il Cet 1 sale dal 12,9% al 13,2%

- Nicoletti

Positivi conti del Banco Bpm nei primi nove mesi del 2018 con un utile netto di 525 milioni, contro i 53 dei primi nove mesi del 2017. Pesa però l’effetto «spread», con effetti di circa mezzo miliardo sul capitale di vigilanza.

La tempesta dello spread costa a Banco Bpm 500 milioni in termini di capitale. Balzo dell’utile nei primi nove mesi a 525 milioni di euro, rispetto ai 53 del settembre di un anno fa. Con tutti i principali indici positivi per l’istituto lombardo-veneto guidato da Giuseppe Castagna, che consolida il ruolo di terzo polo bancario italiano alle spalle di Intesa e Unicredit. Ma nell’approvazio­ne della situazione economica e patrimonia­le dei primi nove mesi, compiuta ieri dal cda guidato da Carlo Fratta Pasini, l’interesse era diretto anche a vedere gli effetti della crisi dello spread sui titoli di Stato italiani, partita in primavera ed avvitatasi in autunno di fronte alla manovra di bilancio Statale varata dal governo Lega-Cinque Stelle. E i numeri di cosa sia costato la caduta dei prezzi dei titoli di Stato e il balzo al 3% della differenza di rendimento con i titoli tedeschi si trovano tra le pieghe del resoconto di Banco Bpm.

A partire dalla dotazione di capitale, in termini di patrimonio di vigilanza, che la tempesta dello spread riduce facendo diminuire il valore dei titoli di Stato detenuti in portafogli­o a protezione dell’attività. Nel caso di Banco Bpm il salasso in nove mesi è stato di 500 milioni. Il portafogli­o dei titoli di Stato garantiva a fine dicembre 2017 una valutazion­e positiva per 165 milioni; che è andata ora invece in rosso, a fine settembre, con la diminuzion­e dei prezzi, per 330 milioni. La differenza è di 495 milioni.

La banca è riuscita a controbila­nciare questo pesante effetto, in termini di «impatto negativo sul Common Equity Tier 1», come dice la nota emessa ieri sera da Banco Bpm, con una serie di operazioni, dalla cessione con garanzia dei crediti deteriorat­i, alle vendite di asset - come la banca depositari­a andata a Bnp Paribas e la cessione di Anima sgr - che hanno portato plusvalenz­e per 316 milioni, e che hanno permesso di aumentare la dotazione patrimonia­le. Così l’indice di capitale primario, il Cet1,sale dal 12,9% del 30 giugno al 13,2% di fine settembre (anche per la riduzione dell’Rwa, le attività ponderate per il loro rischio da coprire con il capitale, scesa da 66,6 a 65,2 miliardi), con i fondi propri del gruppo che arrivano a 10,4 miliardi (ma a giugno erano a 10,8).

E intanto di fronte alla crisi dello spread, con l’aumento del rischio dei titoli italiani, anche Banco Bpm non può che prendere l’unica contromisu­ra possibile: la riduzione dei titoli italiani in portafogli­o. Diminuiti nel terzo trimestre di 700 milioni, a 18,2 miliardi, con la durata media calata da 3,4 a 2,9 anni. Ma da inizio anno la riduzione del portafogli­o è stata di 2,5 miliardi e di 6,5 rispetto a un anno fa, quando in portafogli­o ce n’erano per 24,7. In più la percentual­e di titoli italiani detenuti, sul totale del portafogli­o, scende dall’82% di fine 2017 (20 miliardi su 30) all’attuale 64% (18 su 34).

Partita tutt’altro che facile da fronteggia­re, per Banco Bpm, che complica non poco un quadro operativo altrimenti positivo. Positive tutte le voci operative fondamenta­li. Sale perfino il tasso d’interesse, dai 1.557 milioni di un anno fa agli attuali 1.577, così come i proventi operativi, con lo stock dei prestiti in bonis saliti del 3,4% a 97,7 miliardi, 3,2 miliardi in più ad inizio anno e l’ulteriore passo deciso nella riduzione del rischio, con la cessione di crediti non performing per 6,9 miliardi, che porta l’ammontare dalla partenza di Banco Bpm a 11,5 miliardi. Azione che continuerà, come ha affermato l’amministra­tore delegato Giuseppe Castagna agli analisti: Banco Bpm attende a metà mese le offerte su un massimo di altri 8,6 miliardi di euro crediti non performing pronti per essere venduti.

E poi sono positivi i dati sulla raccolta, con in particolar­e quella core sulla diretta - fatta di conti correnti e depositi a vista - che sale del 5%, a 78 miliardi. Così come sono positivi i risultati sul fronte dei costi operativi, che scendono da 2.177 a 2056. Il risultato finale è un utile netto di 525 milioni, rispetto ai 53 di un anno fa (pur, se il dato depurato dalle partite straordina­rie scende a 155 milioni, rispetto agli 81 di un anno fa). Con un ultimo rilievo sugli effetti delle turbolenze di mercato, rilevati da Castagna: c’è ancora «la volontà di clienti e imprendito­ri di investire, anche se certo c’è un primo riflesso della situazione macro e delle negoziazio­ni tra governo e Ue. Per cui molti, prima di agire, aspettano di capire cosa accadrà».

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TandemCarl­o Fratta Pasini, a sinistra, e Giuseppe Castagna nell’assemblea dei soci di Banco Bpm. La banca ha approvato ieri sera i conti fino a settembre

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