Corriere di Verona

Bracaloni e quel gol al Bologna «Ma oggi è dura, serve la scossa»

Nel 1994 una rete del regista lanciò il Chievo verso una storica B

- di Matteo Sorio Matteo Sorio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Serve una vittoria scaccia-crisi». Eccome e serve. Nell’archivio di Chievo-Bologna c’è una vittoria da biro rossa: 6 marzo 1994 e 1-0, gran gol di Riccardo Bracaloni, sorpasso sui rossoblù in classifica e decollo verso la B. Il Chievo-Bologna di domenica, al Bentegodi, 24 anni dopo, serie A, è l’ultimo appello per non consegnars­i (o quasi) alla retrocessi­one. Anni 48, toscano di Carrara, ex regista fisico e offensivo, 101 presenze tra 1990 e 1995, oggi Bracaloni aspetta una panchina dopo l’ultima esperienza all’Aglianese in Eccellenza.

Il Chievo di quella storica vittoria sul Bologna, Bracaloni, si fondava sui giovani più alcuni esperti. Oggi, nella stagione del ricambio generazion­ale, tutto s’è incagliato.

Lei come la vede?

«Quel Chievo erano tre persone. Il presidente Luca Campedelli, il ds dell’epoca Giovanni Sartori, l’allenatore Alberto Malesani. Tutti remavano dalla stessa parte ed eri portato a credere ciecamente nel progetto: eravamo un gruppo vero. Oggi il Chievo è partito con la penalità, ha fatto solo due punti, ci sono più giovani di prima e magari in loro si è formata quella paura di una serie A dove paghi al minimo errore».

Che speranza può e deve nutrire, oggi, un tifoso del Chievo?

«La speranza, del tifoso e quindi anche la mia, è che arrivi quella tipica vittoria scaccia-crisi che ti fa credere nel lavoro, perché se non arriva in breve tempo allora diventa tutto difficile».

Classifica sotto zero, nessun successo, sette ko di fila e ora il bivio del Bologna: a chi affidarsi?

«A quelli con più esperienza, da Sorrentino a Giaccherin­i. Devono essere loro a trascinare e a far capire che certi momenti non sono infiniti. Poi c’è l’allenatore, Ventura, chiamato a far diventare sereno l’ambiente. In queste situazioni quello del martedì è il momento più difficile perché devi trovare gli stimoli nel riprendere il lavoro».

Una situazione molto difficile, per i giocatori e anche per la guida tecnica...

«Il quadro è preoccupan­te, e ciò va capito, ma è necessario che i giocatori riescano comunque a recepire i messaggi del tecnico. Altrimenti non si va da nessuna parte». Un Ventura che fin qui fatica a dare scosse.

«Il suo curriculum parla da sé e quando ha potuto allenare settimanal­mente, quindi al netto della Nazionale, ha sempre fatto bene. Chiaro, il

Chievo veniva da una serie di sconfitte e ha continuato a perdere. È difficile far sì che i giocatori credano al tuo pensiero, però è tutta lì la chiave. E serve anche qualcuno dall’interno che lo porti avanti, quel pensiero».

Usa il 3-5-2, Ventura, ma il Chievo spesso si schiaccia e non esce più…

«È un bellissimo modulo se hai in mano il gioco, gli esterni corrono, giochi molto con i tre centrali e fai marcature preventive. Se ti abbassi, invece, ti trovi con un uomo solo quando c’è da ripartire e gli altri riprendono subito palla. di conseguenz­a fatichi a vedere la porta avversaria».

Andiamo al Bologna, allora, perché tutto passa da lì: come stanno?

«Sono organizzat­i in difesa ma con alcuni problemi davanti quando si tratta di concretizz­are. È un Bologna preoccupat­o, come il Chievo. Vedo la classica partita “brutta”, chiusa e decisa da episodi come le palle inattive».

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In serie BIl Chievo della promozione, Bracaloni è l’ultimo seduto a destra

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