Maltempo, per ora solo 15 milioni
Critica l’opposizione: «Sono briciole». Nel 2010 ne arrivarono 300 subito. Zaia commissario Il Consiglio dei ministri ne stanzia 53 per 11 regioni. Il premier Conte: «A breve altri 200»
Arrivano i primi soldi per i territori devastati dal maltempo: il Consiglio dei ministri ha stanziato 53,5 milioni. Al Veneto ne andranno 15. Conte promette: «Presto altri 200 milioni». Zaia nominato commissario. Critiche le opposizioni: solo briciole.
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera la dichiarazione dello Stato di emergenza per le undici Regioni colpite dal maltempo e, come annunciato dal premier Giuseppe Conte, deliberato un primo stanziamento per fronteggiare l’emergenza: 53,5 milioni. La ripartizione tra i territori è stata demandata ad un’ordinanza della Protezione civile attesa tra una decina di giorni, ma al Veneto dovrebbero toccare 15 milioni che di certo non basteranno. L’ha detto il governatore Luca Zaia, nominato commissario per la gestione dell’emergenza («Il segnale è importante ma se le cifre sono queste io lo considero soltanto un acconto») e lo ribadiscono all’unisono i parlamentari bellunesi di tutti gli schieramenti, compresi Lega e M5S. «Sono briciole e, proprio com’era accaduto col decreto Genova, gli annunci fatti sulle macerie si sono risolti in una bolla di sapone – attacca il Roger De Menech -. Chiunque sia stato in questi giorni nei Comuni colpiti sa bene che per la sola emergenza c’è bisogno di almeno cinque volte tanto». E Antonio De Poli dell’Udc rincara: «Solo per rifare le strade bellunesi servono almeno 100 milioni, secondo Veneto Strade. Il Governo non può dirsi vicino al Veneto e poi tirarsi indietro».
A Lega e M5S il compito di calmare gli animi, che cominciano a farsi accesi tra i sindaci delle Terre Alte alle prese con il fango da spalare e i sassi da schivare. «E’ evidente che questi soldi non bastano – dice il senatore leghista Paolo Saviane – ma si tratta delle prime risorse disponibili, immediatamente liquidabili. Ora lavoreremo per incrementare i fondi». I parlamentari pentastellati fanno sapere che i 2 milioni di euro del secondo Restitution Day, quelli derivanti dal taglio del loro stipendio, andranno alla Protezione Civile («Mentre Pd e Forza Italia blaterano, noi diamo l’esempio») e il deputato Federico D’Incà, che oggi sarà a Rocca Pietore col vicepremier Luigi Di Maio ed il ministro Riccardo Fraccaro (sabato arriverà la presidente del Senato Elisabetta Casellati), spiega: «Per i risarcimenti sarà necessario disporre perloandremo meno di un primo censimento dei danni patiti da famiglie, imprese ed enti pubblici (Zaia ha parlato, genericamente, di “una miliardata”, ndr.). Anche per gli alberi stiamo studiando il da farsi, guardando a casi analoghi accaduti in Francia e Svizzera. Siamo all’inizio di un percorso e tutti i ministeri saranno coinvolti, a sbloccare fondi fermi da anni».
Ma la domanda è: riusciranno a sbloccarli davvero? Il Governo ce la farà ad aggiungere ai 53,5 milioni, come ribadito ieri dal premier Giuseppe Conte, i 100 milioni del Fondo spese impreviste e i 100 milioni del Fondo per le esigenze indifferibili? Molti sono scettici e citano, ad esempio, le centinaia di milioni del Piano irriguo nazionale fermi per anni al ministero dell’Agricoltura. E c’è chi, sibillino, ricorda la tempestività del Governo Berlusconi in occasione dell’alluvione del 2010: il nubifragio fu il Primo novembre; il 5 novembre il Consiglio dei ministri approvò la dichiarazione dello stato di emergenza; il 15 novembre il premier nominò Zaia commissario e mise a disposizione 300 milioni, che furono liquidati un mese più tardi, il 15 dicembre; il 18 dicembre i primi contributi, 93 milioni, erano già nelle casse dei Comuni più danneggiati. «Ulteriori risorse saranno reperite nel corso della discussione della manovra» assicura il sottosegretario all’Econo-
mia Massimo Bitonci.
Intanto la Regione fa sapere che denuncerà il dirigente dell’Usl di Sulmona che ha auspicato che i veneti, «rei» di aver chiesto l’autonomia, marciscano insieme ai loro alberi mentre la Cgil ricorda i tagli subiti in questi anni dal corpo dei forestali. Il deputato di Fi Dario Bond denuncia invece le difficoltà burocratiche incontrate dai sindaci, a cui Arpav ha comunicato complicate modalità di gestione dei fanghi e dei detriti alluvionali: «Basta lacci e lacciuoli, nell’emergenza si deve semplificare». Sul fronte delle opere anti dissesto (cosa ben diversa dai risarcimenti), ieri il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha incontrato i presidenti di Regione, confermando che a giorni sarà firmato l’accordo di programma con il Veneto per 159 milioni ma il confronto, riferisce l’agenzia Radiocor, ha fatto emergere anche serie difficoltà nell’utilizzo dei super-poteri assegnati da parte dei presidenti-commissari. «Lavoreremo per far sì che possano cantierare più progetti possibile» ha promesso Costa. Infine, il ministero per le Infrastrutture ha annunciato l’intesa con le Regioni sul Piano straordinario invasi, che riguarda sì opere anti-siccità ma pure antiinondazioni: via libera, per il Veneto, al sistema irriguo Leb (20 milioni) e alla sistemazione del collettore padano (3,5 milioni).