Il primo profugo cacciato grazie al decreto Salvini
Treviso, il sindaco Conte e Zaia esultano: l’aria è cambiata. Critico il Pd: legge demagogica, farà danni
Era stato fermato venerdì. Ieri, per un 21enne nigeriano, richiedente asilo ospitato da un paio d’anni alla caserma Serena di Treviso, è scattato il percorso di espulsione. É la prima volta del decreto Salvini, a 24 ore dall’ok in parlamento.
Sull’espulsione del richiedente asilo spacciatore della caserma Serena è come se fosse impressa la firma del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il provvedimento è arrivato ieri, sei giorni dopo l’arresto, cinque giorni dopo la polemica e 24 ore dopo l’approvazione in Parlamento del decreto sicurezza, che vede così la sua prima applicazione in Veneto: «Siamo passati dalle parole ai fatti, via dall’Italia chi delinque», è stato il commento del vicepremier e segretario leghista, che, come di consuetudine, ne ha dato annuncio sulla propria pagina Facebook.
Il 21enne nigeriano da sabato era agli arresti domiciliari nel centro di accoglienza, dopo essere stato condannato per detenzione ai fini di spaccio e ieri ha lasciato Treviso: il questore ha chiesto la convocazione d’urgenza della Commissione territoriale, dove la protezione internazionale è stata rigettata; il ragazzo è stato accompagnato nel Centro per il rimpatrio di Brindisi.
Il caso aveva scatenato l’ira del sindaco di Treviso, Mario Conte (Lega). Il giovane nigeriano, O.F., incensurato, ospite della caserma Serena da un paio d’anni, era stato seguito per mesi dalla polizia locale, che sospettava fosse uno spacciatore. Fermato lo scorso venerdì sera, era risultato in possesso di 250 grammi di marijuana già suddivisa in dosi, pronte per essere consegnate ai pusher del centro storico; altri 240 grammi di erba erano stati ritrovati nella sua camera all’interno del Cas (Centro di accoglienza straordinario). In un cassetto chiuso a chiave c’erano anche 230 euro in contanti, una carta di credito prepagata, un’agendina con i nomi dei piccoli spacciatori che riforniva, un bilancino di precisione e un cellulare. Ma mentre lo stupefacente era stato sequestrato, il giudice aveva ordinato la restituzione delle restanti proprietà, perché non era stato possibile ricondurle ai proventi dello spaccio.
«Rimarrà impunito, questo non è rispetto nei confronti delle forze dell’ordine che hanno condotto l’operazione – aveva gridato allo scandalo Conte, invocando l’intervento di Salvini -. Va rimpatriato, scriverò subito al ministro». L’eco mediatica dell’episodio era stata immediata e molto vasta: il nigeriano non era nemmeno stato allontanato dalla struttura di accoglienza. In realtà, a Conte non è servito scrivere, perché c’è stato un breve incontro vis a vis con il vicepremier nei giorni scorsi e meno di una settimana dopo è arrivata la risposta. «Abbiamo spinto perché questa vicenda finisse sul tavolo della
Il pusher, nigeriano, 21 anni, era ospite alla caserma Serena: venerdì scorso il fermo
commissione territoriale – sottolinea il sindaco - e grazie all’impegno del ministro, interessatosi subito della questione, è cambiata l’inerzia. Il venditore di morte sarà espulso, chi delinque viene rispedito a casa. E l’impegno degli agenti della polizia locale non è stato vanificato».
Treviso, col suo sindaco leghista, il suo governatore leghista e il filo rosso (verde) col ministro leghista, diventa una bandiera della linea dura del decreto Salvini. Anche il presidente della Regione, Luca Zaia, si è congratulato per il risultato: «Tocchiamo con mano i primi effetti della legalità, per troppo tempo abbiamo dovuto assistere a imprese come quella di questo delinquente, troppo spesso accompagnate da un’inaccettabile impunità. Ora l’aria è cambiata».
La caserma Serena, al confine fra Treviso e il comune di Casier, oggi conta 340 ospiti (un anno e mezzo fa era arrivata ad accogliere oltre ottocento profughi), è gestita da Nova Facility e dal 2015 ha visto passare al suo interno oltre duemila persone: «Chi sbaglia deve pagare e tornare a casa – sono le parole del presidente, Gianlorenzo Marinese -. Siamo felici di questo intervento. Vuol dire che, nel nostro piccolo, anche noi siamo stati ascoltati, perché era una richiesta anche nostra».
Dal centrosinistra trevigiano, però, arriva dura e forte una critica: «Questo decreto è demagogico e populistico all’ennesima potenza, parla alla pancia, si rivolge più alla paura che alla sicurezza». Lo dice Roberto Grigoletto, consigliere comunale del Pd ed ex assessore alla sicurezza: «Sono un minnitiano convinto. È doveroso premettere che chi viene qui per spacciare o delinquere va espulso, è una linea che abbiamo sempre sostenuto quando abbiamo amministrato la città e ci siamo confrontati con questi episodi. Ma il decreto sicurezza di Salvini produrrà l’effetto contrario a quello che il ministro sta provando a far passare. Cancellando permessi umanitari e percorsi Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ovvero la rete di accoglienza non emergenziale, ndr), promettendo di chiudere grandi e piccoli centri di accoglienza, queste persone si troveranno in mezzo a una strada. Aumenteranno marginalità, clandestinità, delinquenza e di conseguenza insicurezza. Salvini non cancellerà magicamente gli sbarchi, è pura demagogia».