Trapianti tra resistenze e timori «Occorre fare informazione»
Fino a dove ci si può spingere per preservare la salute umana?
Questo è stato uno degli aspetti approfonditi all’interno del festival dal titolo «Caro mostro. Duecento anni di Frankenstein», una settimana di appuntamenti che l’università di Verona in collaborazione con il Comune dedica al mostro più celebre della letteratura e del cinema.
La ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica hanno spinto la medicina oltre quelle frontiere che per l’autrice di Frankenstein, Mary Shelley, erano solo fantasie.
Il personaggio è divenuto simbolo dei problemi morali ed etici legati alle nuove frontiere della robotica, della genetica e della chirurgia. A tal proposito il professor Giuseppe Faggian, docente di Cardiochirurgia dell’Università di Verona, ha posto l’attenzione sull’evoluzione e il futuro del trapianto d’organi: «Oggi si effettuano trapianti per quasi la totalità delle parti anatomiche e spesso si incontrano ancora forti resistenze. Per questo bisogna continuare a fare informazione – spiega il professor Faggian – È importante far passare il concetto che i trapianti salvano la vita, questo però senza dimenticare che dietro ad ogni paziente ci sono delle persone con la loro etica, i loro credo e la loro sensibilità».
«Abbattere le resistenze etiche nei confronti della scienza abbiamo visto che è possibile – commenta il professor Nicola Pasqualicchio, docente di discipline dello Spettacolo all’ateneo scaligero – Infatti i pazienti trapiantati non si sentono dei mostri, esiste una grande gratitudine dei confronti della Scienza. La ricerca scientifica, la robotica, l’intelligenza artificiale, la bioetica sono materie importanti che suscitano forte intesse ma destano anche grande preoccupazione, per questo - prosegue il docente - è fondamentale continuare a fare una riflessione condivisa filosofica, etica e umanistica proprio come stiamo facendo in questi giorni per riuscire ad affrontare tutti gli aspetti dell’umano».