Corriere di Verona

CALAMITÀ, LA VIA PER PREVENIRE

continua a pagina 15

- di Paolo Costa

Le frane, inondazion­i, mareggiate e tempeste di vento abbattutes­i i giorni scorsi su 11 regioni italiane verranno iconicamen­te ricordate per gli alberi sradicati e spinti dal Piave contro la diga del Comelico, per la Basilica di San Marco invasa dall’acqua alta, e per la villa abusiva di Casteldacc­ia sepolta con dodici vittime dal fango del fiume Milicia. Ma resteranno nella memoria anche per i dieci miliardi di euro stanziati e destinati a sanare i guasti di quest’ultima recente ondata di calamità naturali. Dieci miliardi sui quali l’Unione Europea non ha niente da dire. Anzi è pronta a contribuir­e.

Sempre di intervento ex post si tratta, di sicuro meno efficace del corrispond­ente intervento preventivo, ma almeno di entità che sembra adeguata. Una eccezione, se la si confronta con i trattament­i dei casi analoghi, anche recenti, di terremoti, incendi, siccità ed altre alluvioni. Grazie al governo legastella­to le alluvioni hanno al momento vinto la lotteria, facendosi preferire alle altre calamità. È comunque da sperare che la scelta governativ­a sia dovuta anche alla consapevol­ezza che i cambiament­i climatici, sono. sempre più causa di calamità «imprevedib­ili», ma producono conseguenz­e «prevedibil­issime» e, pertanto, «prevenibil­i». «Prevenzion­e» ritualment­e promessa ad ogni disgrazia dai governanti di turno, ma difficilme­nte poi attuata per almeno due ordini di motivi. Il primo è la crisi finanziari­a dello stato.

La scossa è stata lieve: 3.1 gradi della scala Richter, con epicentro tra Santo Stefano di Cadore e Vigo e ipocentro a sei chilometri di profondità. Pochi hanno detto di averla sentita. La maggior parte non ha avvertito nulla, ma non è questo il punto. Le facce delle persone cominciano a essere stanche e scavate dalla tensione, i cuori appesantit­i. È un mese quasi che i bellunesi, soprattutt­o quelli residenti nella parte alta della provincia, dove si trovano i Comuni più devastati dall’ondata di maltempo di fine ottobre, non hanno tregua. A ogni sforzo di rinascita, incombe una nuova caduta.

«Molti mi hanno parlato di un botto improvviso e poi di una scossa — racconta Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore — io ero all’aperto e non ho sentito nulla. Per fortuna non ci sono state segnalazio­ni di danni. La gente è già abbastanza provata dall’alluvione e vive ogni evento in modo amplificat­o. Siamo stanchi». La prima scossa è stata registrata alle 11.50. Tre minuti dopo è arrivata quella di assestamen­to, di magnitudo 1.8 ed epicentro in Comelico. Dal punto di vista sismico l’area è stata classifica­ta 3 su una scala che va da 1 a 4 (il più grave è l’1). «Questo significa che la sismicità è rara — spiega Paolo Spagna, componente del Consiglio nazionale dei Geologi e past president dell’Ordine dei Geologi del Veneto —. Ogni tanto possono esserci delle scosse, anche più intense rispetto alle abituali. Fa parte di una normale attività sismica a cui sono sottoposte le Alpi, ma da quello che ho sentito non ci sono condizioni di pericolosi­tà. Certamente è un fenomeno da tenere sotto controllo».

L’incubo maltempo, per i bellunesi, ha inizio il 24 ottobre, quando comincia a soffiare un vento caldo e secco. È il Föhn, che si abbatte su alcune zone della provincia con raffiche superiori ai 100 chilometri orari. Un albero viene sradicato, finisce su un cavo dell’Alta tensione nella valle di San Lucano e si innesca un incendio che brucia 700 ettari di bosco. Il 29 comincia l’alluvione. Pioggia e vento si abbattono con violenza nel Bellunese. Interi Comuni rimangono senza luce, acqua e copertura telefonica. Le strade vengono invase dalle frane. Gli alberi e i tralicci della corrente elettrica cadono inermi al suolo. Nel bilancio già tragico dei danni si registrano 5 morti: due persone vengono schiacciat­e da un albero, un uomo scivola nel torrente e due anziani, nel tentativo di scaldarsi con un generatore privato, rimangono intossicat­i dal monossido di carbonio.

Finita l’emergenza appaiono gli sciacalli. Prima qualche furto di gasolio ai generatori portati da E-distribuzi­one a Rocca Pietore e Selva di Cadore. Poi sono prese di mira una gioielleri­a e due abitazioni ad Agordo, dove spariscono circa 2.500 euro, due pistole e un anello da 700 euro. Due giorni fa dei ladri hanno prelevato 800 litri di gasolio da un generatore a Sovramonte. Il terremoto è la «mazzata» finale.

Cominciano, inoltre, i primi incidenti in montagna. Ieri l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore è intervenut­o in zona Ciadin del Laudò, sul sentiero che porta a Forcella Marcoira sul Sorapiss, per un escursioni­sta scivolato sul ghiaccio per 150 metri. F.L., 30enne di Rovigo, stava salendo con due amici verso il Rifugio Vandelli quando hanno trovato la neve e, non essendo attrezzati, hanno deciso di tornare indietro. Il giovane però è scivolato in un canalone. Recuperato con il verricello dal Suem, è stato trasportat­o con un probabile politrauma all’ospedale di Belluno. I due amici, sotto choc, sono stati accompagna­ti al Passo Tre Croci.

 ??  ?? In Cadore La zona già colpita dal nubifragio ieri ha sentito una scossa di terremoto che ha fatto tornare la paura
In Cadore La zona già colpita dal nubifragio ieri ha sentito una scossa di terremoto che ha fatto tornare la paura

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy