«Mi ha risarcita il fondo statale, ma non intendiamo fermarci»
L’ex azionista di Veneto Banca: rivogliamo tutti i soldi
È successo davvero. Venerdì mattina sul conto corrente bancario di Stefania De Fazio, commessa di Belluno, azionista suo malgrado di Veneto Banca, sono arrivati 1.764 euro con causale «Ristoro ai sensi dell’art.11, comma 1-bis del decreto legge 91/2018 Milleproroghe». I soldi, cioè, che vengono dal fondo governativo istituito per risarcire quanti, a causa dei default delle banche italiane (le ex popolari venete poste in liquidazione coatta nel 2017 e le banche Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti, in risoluzione nel 2015), hanno visti saccheggiati i propri risparmi investiti in titoli. La somma corrisposta alla signora bellunese è il 30% dei 5.880 euro che l’arbitro per le controversie finanziarie (Acf), braccio della Consob, aveva condannato Veneto Banca a risarcire già nella primavera dello scorso anno. «È una bella soddisfazione, non ci credevamo – dice De Fazio, che vive nel capoluogo con il marito, Pasquale Falbo, dipendente pubblico, e con un figlio di 3 anni – anche se non ci fermiamo qui. Saremo contenti solo a saldo avvenuto».
Come mai siete diventati azionisti di Veneto Banca?
«Con l’istituto avevamo un mutuo casa contratto in modo normale. Qualche anno dopo, avendo l’esigenza di acquistare un’abitazione più grande, siamo tornati per poter rinegoziare l’importo e, attraverso la vendita del primo appartamento, affrontare una spesa più importante».
Viste le garanzie e i vostri rapporti di lavoro non dovrebbe essere stato un problema...
«No, infatti. Ma ci hanno proposto di acquistare almeno 200 azioni per poter usufruire dei vantaggi che, diventando soci, avremmo potuto ottenere nell’ottenere il nuovo mutuo. Ad esempio il 100% del valore della spesa da sostenere. Abbiamo accettato».
In totale?
«A 39,5 euro fanno 7.900 euro. Sappiamo bene che ci sono persone con pacchetti di titoli azzerati per valori nominali di centinaia di migliaia di euro, ma per una famiglia come la nostra si tratta di una cifra non indifferente»
Quando avete iniziato a sentire odore di bruciato cosa avete deciso di fare?
«Ci siamo informati e poi abbiamo scelto di affidarci al Movimento per la difesa del cittadino, trovando nell’avvocato Matteo Moschini una persona di grande disponibilità, oltre che molto tenace».
Siete andati subito all’Acf?
«No, il primo ricorso è stato al Giurì bancario il quale ha individuato subito comportamenti scorretti da parte di Veneto Banca in materia di informazione al cliente. In sostanza non ci hanno messo a conoscenza di meccanismi e rischi nel diventare azionisti. Da questa sentenza abbiamo ottenuto dalla banca un ristoro di duemila euro».
Ne restavano 5.880. Non avete pensato di aderire all’Offerta pubblica di transazione (Opt) di inizio 2017? Avreste avuto subito 900 euro, la metà di quelli riscossi ieri, ma con un anno e mezzo di anticipo...
«No, abbiamo voluto e vogliamo andare fino in fondo. Da qui la determinazione di insistere con l’Acf che, peraltro, ci ha dato ragione in tempi rapidi».
Una illusione seguita da una delusione, però...
«L’arbitro ha ordinato a Veneto Banca di restituirci ogni singolo centesimo entro 30 giorni dal pronunciamento. Peccato che al 20° giorno la banca era già stata cancellata dal decreto del 25 giugno. Chi doveva darci i soldi, insomma, era sparito».
In termini personali quanto è costata questa avventura?
«Le fasi emotive penso siano immaginabili e simili a quelle di molti altri. Questa storia la raccontiamo sperando di trasmettere un po’ di coraggio e ottimismo».