L’autore del raid nelle due chiese «Ho colpito per vendicarmi»
Arresto convalidato, il vandalo in carcere
Il giudice ha disposto che Rosario Piccardi, l’autore del blitz vandalico in due chiese, rimanga il carcere. Il quarantacinquenne ha spiegato che ha agito per vendetta. «Ero un po’ ubriaco», ha aggiunto per giustificarsi.
«Il suo modo di agire di fronte alle difficoltà della vita è indicativo di soggetto che ricorre a qualsiasi mezzo, anche violento, pur di soddisfare i suoi bisogni, anche momentanei, con ciò mettendo in pericolo la collettività, anche quella raccolta in un istituto di culto». E ieri, al termine della direttissima, il giudice Sandro Sperandio ha disposto il carcere nei confronti di Rosario Piccardi, il clochard veronese di 45 anni che venerdì mattina ha letteralmente messo a soqquadro due chiese del centro città: quella di Santa Maria della Scala e quella delle Stimmate.
Assistito dall’avvocato Cristiano Pippa, ieri l’uomo è comparso in tribunale per difendersi dalle accuse di danneggiamento e tentato furto con cui era stato arrestato dai carabinieri che lo avevano rintracciato sui bastioni di circonvallazione Oriani, pochi minuti dopo il suo blitz. Pur negando di aver provato a forzare la cassetta delle offerte nella chiesa dei padri stimmatini di via Montanari, si è detto responsabile del blitz vandalico compiuto poco prima nella chiesa dei Servi di Maria di via Della Scala, mentre i fedeli partecipavano alla messa mattutina. «Andavo a chiedere l’elemosina lì» ha fatto mettere a verbale, raccontando di aver avuto alcune divergenze con un assistente dei chierici («il perpetuo») e di aver deciso di mettere in atto la sua vendetta al mattino di venerdì. «Ero un po’ ubriaco» ha ammesso per tentare di giustificare i colpi di sanpietrino scagliati contro tre bassorilievi del Quattrocento e poi i lumini scagliati contro le vetrate messe a protezione delle statue di Sant’Antonio e della Vergine.
Nessuna parola, invece, per quanto fatto a distanza di dieci minuti nella chiesa dei padri stimmatini. Anche lì, le telecamere dei circuiti di videosorveglianza, hanno filmato per intero il suo raptus. Entrato in chiesa, si era diretto verso la cassetta delle offerte e, non riuscendo a forzare il lucchetto, aveva prima spento tutti i lumini accesi per onorare San Gaspare Bertoni e poi aveva sfogato la sua delusione contro una statua in gesso del Settecento, raffigurante Santa Elisabetta. I militari della stazione di Verona Principale e del radiomobile avevano impiegato pochi istanti per capire di chi si trattasse: Piccardi è infatti una vecchia conoscenza. La prima condanna a 18 anni, nel 1991, poi una serie di arresti e denunce. Nel 2016, era stata la Digos a denunciarlo per il danneggiamento di una pianta d’olivo di fronte alla sinagoga. «Ho avuto una vita sfortunata» ha detto ieri uscendo dall’aula. Resta in carcere in attesa del processo.