Pasta Zara, sì all’intesa coi sindacati Decisivo il voto positivo di Trieste
Salvataggio, passa la riorganizzazione del lavoro. Riese a favore
I lavoratori di Pasta Zara hanno dato il loro via libera al piano industriale presentato dal gruppo ma se fosse stato escluso dalla consultazione l’insediamento di Muggia, destinato a Barilla, il referendum avrebbe dato esito negativo. È quanto si deduce dai dati resi noti dalle organizzazioni sindacali dopo l’ultima tornata di votazioni, venerdì notte, nella sede triestina.
Su 420 aventi diritto nelle tre sedi hanno votato in 330, con 214 voti favorevoli e 114 contrari. Sommando i dati di Riese Pio X e di Rovato, cioè gli stabilimenti che, al netto del via libera del Tribunale di Treviso e del consenso sul concordato dei creditori, rimarranno alla famiglia Bragagnolo, si sarebbero ottenuti 100 sì e 106 no. «È un segnale forte di una fiducia che sta sul limite – rilevano gi alimentaristi di Cgil e Uil di Treviso – di cui la famiglia fondatrice non potrà non tener conto».
Se a Muggia, cioè, è palpabile l’entusiasmo per l’arrivo del nuovo proprietario (114 sì e 8 no), negli altri due poli, per motivi diversi, i mal di pancia non mancano. Ai bresciani non va giù il fatto di dover rinunciare per cinque anni, come chiesto da Pasta Zara e inserito nella bozza di accordo sottoscritta martedì scorso con i sindacati, a premi di risultato dell’ordine dei 1.500 euro. Da qui il perché di 61 no su 115 voti.
A Riese, dove le gratifiche non superano i 600 euro, i no sono stati 45 su 107. Dunque minoritari, ma sempre molti; e a motivarli è la prospettiva di dover estendere la settimana lavorativa a sette giorni in ciclo continuo. Tradotto: per dover lavorare di sabato e domenica, a turno, senza che questo venga tramutato e perciò retribuito come lavoro straordinario. La contropartita sta comunque nella sicurezza del mantenimento della base occupazionale attuale. Anzi, le previste accelerazioni di produzione che giustificano il costante funzionamento delle linee dovrebbero essere la premessa per l’allargamento dell’occupazione.
Ad ogni buon conto, visto che nella migliore delle ipotesi ci vorrà almeno un anno prima di veder riflessa l’insegna di Barilla sul Golfo di Trieste, la consultazione doveva necessariamente essere svolta nel perimetro del gruppo attuale e l’accordo sindacale ha ora tutti i crismi. Ed il risultato è tutt’altro che irrilevante ai fini del via libera della magistratura prima, atteso per il 7 dicembre, e di banche e fornitori che avanzano soldi poi.
Con il piano così elaborato, in sostanza, metà delle esposizioni dovrebbero essere compensate dai 120 milioni che Zara avrà dal colosso di Parma ed il resto dovrebbe giungere in misura accettabile dai previsti profitti da qui al 2023.
Su questo si innesta una riflessione sui volumi di produzione. Le potenzialità del gruppo sono stimate in 400 mila tonnellate l’anno ma attualmente si oscilla fra le 240 e le 280 mila. Barilla pare si sia impegnata a fornire a Pasta Zara, per il primo periodo, le 120 mila tonnellate che si ottengono oggi a Muggia ma la tendenza è a decrescere fin quasi ad azzerarsi nel quinquennio.
Contestualmente, perciò, a Riese e Rovato dovranno essere affrontati investimenti idonei a compensare il venir meno della terza gamba – e, anzi, come annunciato, a far crescere i volumi – e qui il punto di domanda non manca. Ritornano in campo quindi nomi di partner industriali, emersi dai rumors nelle scorse settimane ma declinati se intesi come investitori, i quali potrebbero invece rivestire un ruolo di fornitori «forti» nel percorso di rinascita del gruppo alimentare di Riese Pio X.