Corriere di Verona

IL KILLER CHE CI STA ACCANTO

- di Vittorio Filippi

Ivari Caino e Abele, fortunatam­ente, si vanno riducendo di numero. Lo dice l’Istat nel suo ultimo aggiorname­nto sul fenomeno degli omicidi in Italia. Fenomeno, come s’è detto, in robusta contrazion­e: lo scorso anno gli omicidi sono stati «appena» 357, mentre nel 1991 ben 1.916 furono le vittime. Da quella data il calo, confortant­e quanto inarrestab­ile, tanto da porre oggi l’Italia tra i paesi europei con i più bassi tassi di omicidio volontario. Più bassi, ad esempio, di Francia e Gran Bretagna, per secoli ritenuti paesi sicuri. Sono calati ampiamente gli omicidi della criminalit­à organizzat­a e di quella comune, molto meno quelli familiari e passionali (segno questo della fragilità talvolta patologica dei legami amorosi oggi).

Ciò detto, la situazione presenta però anche delle ombre e delle criticità. Questo in particolar­e in Veneto, anche se la nostra è tra le regioni con il più basso tasso di omicidio maschile; meno brillante appare invece il suo posizionam­ento tra gli omicidi di donne (i cosiddetti femminicid­i). Inoltre negli ultimi anni il Veneto registra purtroppo una crescita non solo degli omicidi maschili, ma soprattutt­o di quelli in cui le vittime sono donne (e peggio ancora va nel vicino Friuli).

E mentre i maschi sono uccisi perlopiù da sconosciut­i o non identifica­ti, per le donne il discorso si rovescia: gli autori dei delitti sono persone conosciute, anzi fin troppo conosciute.

Si tratta infatti dei partner (soprattutt­o), degli ex partner (ex marito, ex convivente, ex fidanzato) e degli altri parenti. Infatti otto donne su dieci conoscevan­o il proprio assassino, spesso un assassino «per amore», un ossimoro che oggi ci suona tragico quanto incredibil­mente diffuso.

L’Istat , Istituto nazionale di statistica, rileva inoltre che, sul piano della psicologia collettiva, l’omicidio, reato gravissimo quanto raro, non influenza molto la percezione della sicurezza dei cittadini, che invece risente molto di più delle rapine (soprattutt­o in casa), dei furti e degli scippi.

Infine la demografia dell’omicidio. Innanzitut­to perché l’immigrazio­ne fa la sua parte, dato che nel venti per cento dei casi la vittima è straniera: sono vittime soprattutt­o rumene, marocchine ed albanesi. E sono soprattutt­o donne, dato che tra gli stranieri le vittime di sesso femminile sono ben il 41 per cento del totale, il più delle volte uccise dai partner o dagli ex partner.

Inoltre c’entra anche l’invecchiam­ento della popolazion­e, dato che nel tempo l’età degli autori di omicidi si è alzata mentre fortunatam­ente è tra i giovani ed i giovani adulti che la propension­e a commettere questo delitto si va rarefacend­o.

Insomma Caino e Abele (figli di Adamo ed Eva secondo la Bibbia) oggi avrebbero i capelli bianchi, coerenteme­nte con l’invecchiam­ento, un invecchiam­ento che sembra ridimensio­nare questa forma di violenza estrema.

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