Autonomia, stallo nel Governo Stefani incalza ma è tutto rinviato
Conte: «Avanti, garantisco io». Scontro Lega-M5S, Buffagni: «Basta indicare date a caso»
VENEZIA Nello scontro permanente tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, abili a recitare tutte le parti in commedia riuscendo ad essere allo stesso tempo maggioranza e opposizione, finisce stritolata l’autonomia. Detto che la sensibilità politica sull’argomento, lontano dal Veneto, rasenta lo zero (anche in Lombardia, dove pure si è celebrato un analogo referendum), il tema che qui domina il dibattito pubblico, sospinto con incrollabile determinazione dal presidente Luca Zaia, a Roma scala ogni giorno una posizione, all’ingiù: «si farà, certo», ma dopo lo spread e l’Europa, dopo la legge di Bilancio, dopo il decreto sicurezza, dopo il condono, dopo la pace fiscale, dopo «quota 100», dopo il reddito di cittadinanza, dopo i termovalorizzatori in Campania, dopo la Tav e (l’ennesima lite) sulla Pedemontana, si spera prima che cada il Governo, visto che i colonnelli della Lega danno per improbabile la sopravvivenza dell’Esecutivo dopo le Europee e perfino oltre l’approvazione della manovra. E difatti l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni è sbottato: «La questione settentrionale è dimenticata».
Tant’è, anche perché incalzata da Zaia, la ministra degli Affari regionali, Erika Stefani, ieri sera ha deciso di tentare un nuovo piccolo allungo, presentando in Consiglio dei ministri la bozza d’intesa che già aveva recapitato sulla scrivania del premier Giuseppe Conte a inizio ottobre. Un approdo in sordina, tra le «varie ed eventuali» dell’ordine del giorno, che come nel caso della consegna a Palazzo Chigi, a cui sono seguiti due mesi di silenzio, non si tradurrà nel breve periodo in alcunché. Anzi, proprio la scelta di portare la bozza «fuori sacco» pare fosse dettata dalla volontà di lasciare comunque ai ministri un’exit
strategy per poter dire, ancora una volta, «ci serve più tempo per gli approfondimenti». E difatti il testo non è stato non solo approvato, ma nemmeno discusso.
Stefani ha chiesto ai colleghi «un impegno preciso e tempi celeri per la firma». I ministri sono rimasti silenti mentre Conte ha garantito personalmente l’importanza che questa partita ha per il Governo, «e questo è un segnale chiaro» commenta Stefani. Che avverte: «Da domani ricomincia il mio pressing».
Il vicepremier Matteo Salvini, in contatto costante con Zaia, continua ad assicurare che il via libera (il primo perché poi toccherà al parlamento) arriverà «entro l’autunno», e cioè il 21 di dicembre. «Qualcuno aveva annunciato il sì per il 22 ottobre - postilla Stefano Buffagni, sottosegretario pentastellato agli Affari regionali riferendosi a Zaia e a Stefanievidentemente se mettiamo timeline che poi non rispettiamo siamo poco credibili». E prosegue: «Sui tempi rapidi io sono concorde con Salvini, credo che ci sia la possibilità di avere una pre-intesa (sic) in tempi ragionevoli ma bisogna fare qualcosa che si possa realizzare in maniera intelligente e non che qualcuno voglia prendere solo quello che fa comodo, senza le rogne».
Depurata delle promesse, la situazione si risolve insomma in uno stallo, che sta facendo infuriare gli autonomisti sui social (gli indipendentisti, invece, maramaldeggiano: «Ve l’avevamo detto»). Sulle responsabilità, però, le ricostruzioni divergono tra gli alleati. Stefani, come già in passato, attribuisce ogni colpa ai ministri pentastellati, accusati di fare melina con continue richieste di chiarimenti a cui non seguono mai soluzioni o controproposte. Un muro di gomma. La narrazione leghista è consolidata: il M5S è il partito del Sud a trazione Di Maio e per questo blocca l’autonomia del Nord.
Diverse, invece, le argomentazioni dei Cinque Stelle, secondo cui l’autonomia «spinta» chiesta da Zaia avrebbe sollevato perplessità in tutti i ministeri, anche in quelli leghisti, a cominciare dalla scuola, dove è irrisolto il nodo sindacale del trasferimento dei docenti in capo alla Regione. E poi i Livelli essenziali delle prestazioni e di assistenza, le difficoltà nell’armonizzare Via nazionale e Via regionale, le modalità di riparto del Fondo Sanitario. «Zaia ha promesso la luna e Stefani non è in grado di garantirla» dicono i pentastellati, che spiegano così il nervosismo della ministra e il suo incalzare a mezzo stampa, arrivando ad ergersi a garanti della «buona autonomia»: se si vogliono fare le cose perbene ci vuole tempo. Se invece si vogliono i titoli con dietro il nulla, allora avanti così». Che è un po’ quello che, col consueto garbo, dice il deputato Federico D’Incà: «Non vorrei che qualcuno giocasse allo scaricabarile per nascondere problemi che sono al suo interno». Mentre il sottosegretario alla Funzione pubblica Mattia Fantinati va giù piatto: «L’autonomia è nel “contratto” e si farà. Ma le bandierine non ci interessano, vogliamo fare le cose per bene».
Stefani Ho chiesto ai colleghi un impegno da Conte un segnale importante
D’Incà
Nella Lega c’è chi gioca a scaricabarile per nascondere guai interni