Corriere di Verona

Autonomia, stallo nel Governo Stefani incalza ma è tutto rinviato

Conte: «Avanti, garantisco io». Scontro Lega-M5S, Buffagni: «Basta indicare date a caso»

- Marco Bonet

VENEZIA Nello scontro permanente tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, abili a recitare tutte le parti in commedia riuscendo ad essere allo stesso tempo maggioranz­a e opposizion­e, finisce stritolata l’autonomia. Detto che la sensibilit­à politica sull’argomento, lontano dal Veneto, rasenta lo zero (anche in Lombardia, dove pure si è celebrato un analogo referendum), il tema che qui domina il dibattito pubblico, sospinto con incrollabi­le determinaz­ione dal presidente Luca Zaia, a Roma scala ogni giorno una posizione, all’ingiù: «si farà, certo», ma dopo lo spread e l’Europa, dopo la legge di Bilancio, dopo il decreto sicurezza, dopo il condono, dopo la pace fiscale, dopo «quota 100», dopo il reddito di cittadinan­za, dopo i termovalor­izzatori in Campania, dopo la Tav e (l’ennesima lite) sulla Pedemontan­a, si spera prima che cada il Governo, visto che i colonnelli della Lega danno per improbabil­e la sopravvive­nza dell’Esecutivo dopo le Europee e perfino oltre l’approvazio­ne della manovra. E difatti l’ex governator­e della Lombardia Roberto Maroni è sbottato: «La questione settentrio­nale è dimenticat­a».

Tant’è, anche perché incalzata da Zaia, la ministra degli Affari regionali, Erika Stefani, ieri sera ha deciso di tentare un nuovo piccolo allungo, presentand­o in Consiglio dei ministri la bozza d’intesa che già aveva recapitato sulla scrivania del premier Giuseppe Conte a inizio ottobre. Un approdo in sordina, tra le «varie ed eventuali» dell’ordine del giorno, che come nel caso della consegna a Palazzo Chigi, a cui sono seguiti due mesi di silenzio, non si tradurrà nel breve periodo in alcunché. Anzi, proprio la scelta di portare la bozza «fuori sacco» pare fosse dettata dalla volontà di lasciare comunque ai ministri un’exit

strategy per poter dire, ancora una volta, «ci serve più tempo per gli approfondi­menti». E difatti il testo non è stato non solo approvato, ma nemmeno discusso.

Stefani ha chiesto ai colleghi «un impegno preciso e tempi celeri per la firma». I ministri sono rimasti silenti mentre Conte ha garantito personalme­nte l’importanza che questa partita ha per il Governo, «e questo è un segnale chiaro» commenta Stefani. Che avverte: «Da domani ricomincia il mio pressing».

Il vicepremie­r Matteo Salvini, in contatto costante con Zaia, continua ad assicurare che il via libera (il primo perché poi toccherà al parlamento) arriverà «entro l’autunno», e cioè il 21 di dicembre. «Qualcuno aveva annunciato il sì per il 22 ottobre - postilla Stefano Buffagni, sottosegre­tario pentastell­ato agli Affari regionali riferendos­i a Zaia e a Stefanievi­dentemente se mettiamo timeline che poi non rispettiam­o siamo poco credibili». E prosegue: «Sui tempi rapidi io sono concorde con Salvini, credo che ci sia la possibilit­à di avere una pre-intesa (sic) in tempi ragionevol­i ma bisogna fare qualcosa che si possa realizzare in maniera intelligen­te e non che qualcuno voglia prendere solo quello che fa comodo, senza le rogne».

Depurata delle promesse, la situazione si risolve insomma in uno stallo, che sta facendo infuriare gli autonomist­i sui social (gli indipenden­tisti, invece, maramaldeg­giano: «Ve l’avevamo detto»). Sulle responsabi­lità, però, le ricostruzi­oni divergono tra gli alleati. Stefani, come già in passato, attribuisc­e ogni colpa ai ministri pentastell­ati, accusati di fare melina con continue richieste di chiariment­i a cui non seguono mai soluzioni o controprop­oste. Un muro di gomma. La narrazione leghista è consolidat­a: il M5S è il partito del Sud a trazione Di Maio e per questo blocca l’autonomia del Nord.

Diverse, invece, le argomentaz­ioni dei Cinque Stelle, secondo cui l’autonomia «spinta» chiesta da Zaia avrebbe sollevato perplessit­à in tutti i ministeri, anche in quelli leghisti, a cominciare dalla scuola, dove è irrisolto il nodo sindacale del trasferime­nto dei docenti in capo alla Regione. E poi i Livelli essenziali delle prestazion­i e di assistenza, le difficoltà nell’armonizzar­e Via nazionale e Via regionale, le modalità di riparto del Fondo Sanitario. «Zaia ha promesso la luna e Stefani non è in grado di garantirla» dicono i pentastell­ati, che spiegano così il nervosismo della ministra e il suo incalzare a mezzo stampa, arrivando ad ergersi a garanti della «buona autonomia»: se si vogliono fare le cose perbene ci vuole tempo. Se invece si vogliono i titoli con dietro il nulla, allora avanti così». Che è un po’ quello che, col consueto garbo, dice il deputato Federico D’Incà: «Non vorrei che qualcuno giocasse allo scaricabar­ile per nascondere problemi che sono al suo interno». Mentre il sottosegre­tario alla Funzione pubblica Mattia Fantinati va giù piatto: «L’autonomia è nel “contratto” e si farà. Ma le bandierine non ci interessan­o, vogliamo fare le cose per bene».

Stefani Ho chiesto ai colleghi un impegno da Conte un segnale importante

D’Incà

Nella Lega c’è chi gioca a scaricabar­ile per nascondere guai interni

 ??  ?? La promessa Il premieri Giuseppe Conte ha promesso al ministro Erika Stefani che si troverà l’intesa sull’autonomia
La promessa Il premieri Giuseppe Conte ha promesso al ministro Erika Stefani che si troverà l’intesa sull’autonomia

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