Cgil-Confindustria, nasce il patto sul lavoro
Investimenti per creare occupazione contro il reddito di cittadinanza: asse Ferrari-Zoppas al congresso del sindacato
Grandi investimenti in lavori pubblici. Infrastrutture, opere di riqualificazione ambientale e di protezione idrogeologica, piani socio-sanitari. Ambiti di crescita della qualità della vita in Veneto ma, soprattutto, bacini di espansione di occupazione a cui la politica dovrebbe più ragionevolmente dirottare le risorse indirizzate al reddito di cittadinanza e all’abbassamento dell’età della pensione. Un concetto che compie il miracolo di far convergere alla perfezione, almeno in Veneto, Confindustria e Cgil tanto da far condividere e dichiarare a Matteo Zoppas, leader degli industriali, e a Christian Ferrari, capo del sindacato «rosso», un comune buon proposito. È successo ieri, a Monastier, al congresso regionale della Cgil.
«Troveremo convergenze - è sicuro Ferrari - e questo ci metterà nelle condizioni, insieme, di confrontarci con una politica che da questo punto di vista appare invece immobile». «Stiamo attraversando una fase delicatissima - si accoda Zoppas, presente all’evento - in cui è necessario richiamare l’attenzione della politica sul fatto che c’è bisogno di una strategia industriale di lungo termine che metta al centro l’impresa, così che si possa creare più economia e più occupazione attraverso un lungimirante piano di investimenti pubblici e la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali necessarie».
Certo, su alcuni argomenti le posizioni continuano a rimanere opposte. La difesa del Jobs Act da parte confindustriale, con la scomparsa di fatto dell’articolo 18 e le decontribuzioni che hanno permesso, negli ultimi anni, di assumere molti precari, per la Cgil è fumo negli occhi. Le ricadute occupazionali intese come lavoro stabile e di qualità sono sostanzialmente disconosciute dal sindacato di Susanna Camusso. Ma se le misure di Matteo Renzi piacevano all’impresa, per il Jobs Act ma anche per gli incentivi in investimenti su Industria 4.0, altrettanto non si può dire per quelle dell’esecutivo in carica. Che ha concepito ad esempio il Decreto dignità che riduce il periodo massimo consentito per i contratti a termine, complicando non poco la vita alle imprese sugli stagionali, vedi il caso di Stiga di Castelfranco Veneto, e portando un beneficio previsto nullo in termini di assunzioni. Ed è un altro punto su cui sindacato e Confindustria concordano.
Ma l’asse del patto forte ha un nome solo e sta nell’ostilità netta al reddito di cittadinanza. «Noi abbiamo sempre parlato di lavoro di cittadinanza - sottolinea Ferrari - e questo significa mettere denaro pubblico non per assegni ai disoccupati ma per creare posti di lavoro dove farli assorbire. Penso che ci siano temi importanti di strategia industriale da condividere con Confindustria e magari incalzare insieme su questi la politica».
L’argomento trova sponde anche nelle territoriali confindustriali. Luciano Vescovi, presidente di Vicenza, parla senza mezzi termini di un governo che «sta giocando d’azzardo sulla nostra pelle. Dove sono - si chiede Vescovi - i temi della crescita e degli investimenti? E un piano di politica industriale di medio-lungo termine? Dobbiamo presumere che lo sviluppo sia dato da una misura assistenziale come il reddito di cittadinanza che ricadrà per ben il 30% proprio nel principale bacino elettorale del Ministro dello Sviluppo?». Senza considerare, poi, la mancanza di riscontri sulla questione dell’autonomia. Che rientra, nel singolare feeling fra industria e Cgil, anche nella relazione congressuale di Ferrari: «Con il precedente governo era stata firmata una preintesa importante. Credo che dobbiamo abbandonare uno schema in cui il Veneto, in modo arrogante, si rivolge a tutto il resto dell’Italia dicendo ‘voglio tutti i soldi e tutte le materie’ per limitarsi solo ad alcune, che non mettano in discussione l’unità nazionale, e conquistare gradualmente spazi di maggiore autonomia di cui il Veneto oggettivamente ha bisogno».