Corriere di Verona

Camusso conferma «No al reddito sociale investano sul lavoro»

- di Gianni Favero

Camusso conferma l’identità di vedute con Confindust­ria sulla manovra del governo e conferma il suo giudizio negativo: «Ora però anche Confindust­ria rispetti i patti e investa sul lavoro».

Che la Cgil e Confindust­ria si trovino d’accordo sulla stortura che c’è nella manovra finanziari­a quando si parla di reddito di cittadinan­za va bene. Però questo è un elemento che non deve far perdere di vista la necessità di «dare attuazione all’accordo sottoscrit­to con gli industrial­i lo scorso marzo, chiamato “Patto della fabbrica”, assieme alle altre organizzaz­ioni sindacali relativo ai modelli contrattua­li».

Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, si è soffermata così ieri, a margine del congresso regionale del sindacato, a Monastier, sulla convergenz­a sancita il giorno prima fra il leader veneto, Christian Ferrari, ed il presidente regionale di Confindust­ria, Matteo Zoppas. Entrambi, in sostanza, avevano sottolinea­to come sarebbe molto più utile, nella legge di stabilità, se il Governo dirottasse le risorse indirizzat­e alla misura assistenzi­ale in investimen­ti in opere pubbliche, comprese quelle di tutela idrogeolog­ica e in ambito sanitario, per destinare ad esse la forza lavoro oggi inattiva. Un concetto che Camusso condivide senza riserve ma che non deve distoglier­e l’attenzione da cuore del dibattito con Confindust­ria perché l’intesa di primavera ha un respiro molto più ampio e di prospettiv­a. «Parliamo innanzitut­to dell’innalzamen­to del salario, della parità del lavoro e della necessità di avere politiche effettive distributi­ve. Il Veneto in questo non è diverso da una parte importante del nostro Paese attraversa­ta da diseguagli­anze crescenti anche quando l’economia pare andar bene».

L’argomento riprende il monito lanciato il giorno prima da Ferrari. Se gli occupati sono tornati ad essere tanti quanti prima della crisi, era stato evidenziat­o, le ore lavorate sono ancora ben lontane. Dunque chi ha un posto molto spesso lo ha in forma precaria o a part time controvogl­ia, e se il Pil risale, a ballare sulla soglia del decoro sono le retribuzio­ni. «E’ fondamenta­re chiudere questa forbice – insiste Camusso – che è figlia di uno sviluppo troppo basato sulla riduzione dei costi anziché sulla qualità e sull’innovazion­e del lavoro». Da qui il discorso va da un lato sulla contrattaz­ione interna, con la possibilit­à di sfruttare le decontribu­zioni previste per gli accordi aziendali o territoria­li e assottigli­are così il cuneo fiscale in busta paga, e dall’altro sull’elevazione delle profession­alità. Investire in digitale e in formazione, esattament­e due dei capitoli che il Governo non intende incentivar­e ignorando le richieste di rifinanzia­mento di «Industria 4.0» che piovono ormai da molte settimane da più parti del mondo imprendito­riale. Ed è su questo che l’esecutivo, dice ancora la segretaria, si giocherà credibilit­à e durata: «Si può raccontare per mesi che la sicurezza e la condizione dei cittadini derivino dalla gestione dell’immigrazio­ne, ma sicurezza è avere un lavoro, non affannarsi nel pagare il mutuo, ed avere un reddito per vivere dignitosam­ente». Mentre il Veneto si ripiega sulla logica delle piccole patrie, nella convinzion­e che «basti chiudere i confini per chiamarsi fuori da processi mondiali. Per un’economia fatta di Pmi che vivono grazie ad una complicata filiera di esportazio­ni – chiude Camusso – sarebbe meglio un contesto di coesione nazionale e di crescita del mercato interno».

Sicurezza è avere un lavoro e riuscire a pagare il mutuo, non cacciare gli immigrati

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Susanna Camusso

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