Manovra, Confartigianato in piazza
Bonomo alza i toni contro il governo e punta su Milano, ci pensano anche gli industriali. A Verona corteo pro Tav. Lega in difesa: «Serve pazienza»
Artigiani in piazza contro la manovra a Milano il 13 dicembre e poi, ancora, striscioni e slogan a favore di Tav e grandi opere a Verona due giorni dopo. Dopo mesi in cui il malcontento dei piccoli (e grandi) imprenditori nordestini sobbolliva, montava, fermentava, ora la rabbia deborda dal chiuso delle assemblee di categoria e arriva, appunto, «in piazza». «A questo partito della decrescita irresponsabile gli artigiani veneti dicono no e si mobiliteranno. - scandisce Agostino Bonomo, alla guida ormai più di lotta che di governo della Confartigianato regionale Una posizione netta, un avviso ai governanti ed un invito a non scherzare con il destino delle nostre imprese e delle nostre famiglie». La rabbia, si diceva, a stento trattenuta per i termovalorizzatori demonizzati, la Pedemontana sotto attacco, per quella «decrescita infelice» per dirla con lo stesso Bonomo che azzoppa la ripresa e ipoteca seriamente il futuro. Destinatario di tanta veemenza è, naturalmente, il governo legastellato all’indomani della manovra che oltre al fronte europeo ne apre un altro, tutto interno.
Un problema solo per i piccoli? Non proprio. Il presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia ha centellinato in questi mesi carota e bastone spiegando che no, il livello di allerta non è ancora arrivato all’extrema ratio della piazza però...Però dagli industriali filtra la notizia che al prossimo consiglio nazionale in programma a Torino per continuare a sostenere il fronte sì Tav il prossimo 3 dicembre se ne potrebbe pure parlare. «Sa - ragiona Franco Miller, delegato alle Infrastrutture di Confindustria Veneto una manifestazione non è esattamente nelle nostre corde ma che ci sia una forte preoccupazione non è certo un segreto». Cadrà l’ultimo tabù degli imprenditori? L’ultima volta correva l’anno 2011 e la colpa del corteo di imprenditori a Treviso, forse, era più della crisi mondiale che del governo Berlusconi. La risposta è più articolata del quesito e arriva da Massimo Finco, presidente di Assindustria VenetoCentro: «In questo momento sono in Brasile, più che andare in piazza mi vien voglia di non tornare proprio . Ma per essere costruttivi dico questo: chi è al governo capisce solo la conta dei voti, in piazza ci devono andare gli imprenditori ma anche i loro dipendenti a cui dobbiamo far capire che questi stanno sfasciando il paese. Per questo auspico un incontro fra impresa e sindacato, la battaglia dobbiamo farla insieme».
Anche gli altri presidenti delle territoriali non perdono occasione per sottolineare i loro dubbi. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, Luciano Vescovi di Vicenza che arriva a scrivere: «Qui il Governo sta giocando d’azzardo sulla nostra pelle e ci sta isolando dal mondo». Il cahier de doléances lo stila Vescovi ma appar-
tiene all’intero blocco industriale: «A scanso di equivoci, a noi non interessano le bandiere, interessano i fatti, siamo stufi della politica dei tweet e degli annunci. E ad oggi vediamo: un’alternanza scuola lavoro depotenziata, un piano 4.0 tagliato non solo per quanto riguarda il super ammortamento ma anche la formazione, un decreto dignità che ha reso rigido un mercato del lavoro che stava gradatamente inserendo molti giovani, uno sforamento del debito a fronte di spese correnti anziché di investimenti e di stime di crescita, ahimè, eccessivamente ottimistiche. Senza contare lo stallo dell’autonomia veneta».
La manovra «antieuropeista e assistenzialista» rischia di riuscire davvero nell’inedito intento di saldare organizzazioni datoriali e lavoratori. «Sì - concorda Gianfranco Refosco, segretario regionale della Cisl - poi, nel merito dei provvedimenti possiamo avere punti di vista diversi. Ma con loro condividiamo la preoccupazione per il clima finanziario e il clima economico generale che sta rallentando l’avvio della ripresa. L’impennata dello spread si tradurrà in una stretta al credito».
La voglia di piazza si allarga a macchia d’olio. E Verona diventa palcoscenico di contraddizioni, quasi rappresentazione plastica delle spinte centripete di Lega e M5s. In piazza per cancellare la 194 ma anche culla per il Comitato Infrastrutture Veneto: con una petizione su change.org ha raccolto 76 mila adesioni per la manifestazione pro Tav che si svolgerà nel capoluogo scaligero, spiega l’organizzatore Germano Zanini «con tutta probabilità il 15 dicembre e, se se può scrivere...siamo inc...neri col governo». A presidiare il territorio per il Carroccio c’è il segretario nathional Gianantonio Da Re: «Gli artigiani protestano per la manovra? Protestassero anche per l’autonomia che stiamo aspettando. Agli imprenditori chiedo di aver pazienza. Lo dico agli imprenditori degni di rispetto, quelli che anche quando delocalizzavano lasciavano qui la parte pensante delle aziende, di attendere, ad esempio la riforma delle pensioni che immetterà forza lavoro giovane».