Splendore e declino I tesori di Bisanzio
Secondo la leggenda sarebbe stata dipinta dallo stesso apostolo. La Vergine in atto di intercessione, col capo reclinato e le braccia protese in preghiera, rappresenta l’ultimo miraggio di un mondo minacciato dalla guerra. Non a caso ai lati della bizantina Icona
di San Luca di Freising, del X secolo, un epiteto recita «La speranza dei senza speranza» e diventa l’emblema della situazione tragica in cui si trovava Bisanzio, in lotta con gli Ottomani, tra Tre e Quattrocento. L’opera troneggia alla Biblioteca Marciana di Venezia, fulcro della mostra «Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un impero», fino al 5 marzo 2019. Con circa 40 pezzi, la rassegna - curata da Carmen Roll sotto la direzione del direttore del Museo Diocesano di Munchen-Freising Christoph Kürzeder - narra dell’icona e dei rapporti tra Venezia e Bisanzio agli albori dell’Umanesimo. Il prezioso oggetto torna in Laguna dopo oltre 600 anni. A portarlo fu l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, che nell’anno 1399 salpò da Costantinopoli alla volta di Venezia. Da qui avrebbe raggiunto i più influenti sovrani europei per implorare, invano, soccorso militare e finanziario contro gli ottomani. Durante il viaggio la donò al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Per vie dinastiche, l’icona mariana passò poi alla famiglia veronese della Scala, per giungere nel 1440 a Freising, consegnata al duomo della città dal vescovo Nicodemo della Scala. All’inizio del 17° secolo, la tavola dipinta venne incorniciata da una grande scenografia barocca con angeli e una montatura in argento dorato, smalti e gemme. Dal 1974 è nel museo dell’arcidiocesi di Monaco e Freising, ora in restauro, che «riaprirà - spiega Kürzeder - con un’installazione di luce di James Turrell a far da introduzione». Nella mostra, la Freisinger
Lukasbild è cinta da una galleria di icone, a marcare il valore dato alle immagini sacre nel mondo bizantino. La rassegna si compone di otto sezioni, sullo sfondo dei tumulti politici che portarono alla fine di Costantinopoli nel 1453. Ecco gli attori della vicenda coi ritratti di Manuele II e dei sultani Bazeyid I e Maometto II, dalla Bibliothèque Nationale de France e dagli Uffizi. Tra le opere di maggior pregio, il manoscritto dei Dialoghi con un musulmano di Manuele II (Biblioteca Ambrosana di Milano), da cui Papa Benedetto XVI trasse una citazione per il famoso discorso di Ratisbona nel 2006; un codice dal Louvre di Parigi con opere di Dionigi Areopagita e un raro ritratto della famiglia imperiale; cinque spettacolari legature bizantine della Marciana.