Corriere di Verona

Uccise l’ex compagna, pena confermata

Omicidio di Alessandra Maffezzoli, anche in appello 15 anni e 4 mesi per Falchetto

- Enrico Presazzi

Jean Luca Falchetto ieri si è visto confermare in appello i 15 anni e 4 mesi di carcere inflitti in abbreviato in primo grado per l’omicidio della sua ex compagna, la maestra di Pastrengo Alessandra Maffezzoli, uccisa l’8 giugno del 2016 nella mansarda del suo appartamen­to di via Maggiore Negri di Sanfont a Pastrengo. L’ex barista di 55 anni, l’aveva colpita al volto con un oggetto (probabilme­nte un vaso) e poi pugnalata sette volte al cuore.

Alla lettura della sentenza da parte del presidente della Corte d’assise d’appello di Venezia, non ha avuto la minima reazione. In piedi, accanto al suo avvocato Davide Adami, Jean Luca Falchetto si è visto confermare i 15 anni e 4 mesi di carcere inflitti in abbreviato in primo grado dal gup Raffaele Ferraro il 20 settembre dello scorso anno. Quindici anni e quattro mesi per l’omicidio della sua ex compagna, la maestra di Pastrengo Alessandra Maffezzoli, uccisa l’8 giugno del 2016 nella mansarda del suo appartamen­to di via Maggiore Negri di Sanfont a Pastrengo.

L’ex barista di 55 anni, l’aveva colpita al volto con un oggetto (probabilme­nte un vaso) e poi pugnalata sette volte al cuore, prima di darsi alla fuga e farsi poi arrestare dai carabinier­i della compagnia di Peschiera. Era stato il difensore a ricorrere al tribunale di Venezia, chiedendo di considerar­e un rinnovo dell’istruttori­a «con riguardo alla perizia in ordine all’imputabili­tà al momento del fatto», oltre alla concession­e delle attenuanti generiche. E alla vigilia dell’udienza, i figli della vittima Massimo e Alberto, costituiti­si parte civile con l’avvocato Federica Panizzo e ieri presenti nell’aula bunker di Mestre, avevano lanciato un appello ai giudici: «Non abbassate la condanna all’assassino di nostra madre». Lo sconto, dopo due ore di camera di consiglio da parte dei giudici, non vi è stato. «Vi è soddisfazi­one perché, come abbiamo sempre detto, abbiamo da sempre ritenuto troppo bassa questa pena in relazione al crimine commesso e al dramma che questo fatto ha lasciato» ha commentato il legale di parte civile che, a sua volta, aveva ricorso all’Appello di Venezia per chiedere una rivalutazi­one del risarcimen­to fissato in primo grado dal gup Ferraro: 820mila euro per i due figli e la madre di Alessandra. Risarcimen­to confermato in toto anche in secondo grado. L’avvocato di Falchetto, aveva chiesto ai giudici lagunari di riconsider­are la perizia che, in primo grado, aveva portato a ritenere l’imputato pienamente consapevol­e di quel che stava commettend­o quella tragica sera (il rito abbreviato di fronte al gup era stato condiziona­to proprio in relazione alla perizia).

«A giudizio del perito, il disturbo di personalit­à di cui soffre il Falchetto non è di gravità, intensità e rilevanza tale da aver potuto compromett­ere, in concreto, le facoltà psichiche essenziali necessarie per rendersi conto della natura e delle conseguenz­e dell’azione compiuta» aveva messo nero su bianco il gup, che non aveva riconosciu­to l’aggravante dei futili motivi (da qui lo sconto rispetto ai 30 anni chiesti dal pm in primo grado). Ma da Venezia, i giudici hanno respinto la richiesta della difesa e non hanno acconsenti­to ad acquisire nemmeno l’ordinanza del gip Paola Vacca in merito alla vicenda delle lettere che il Falchetto, dal carcere, scriveva ai due figli di Alessandra (attualment­e l’uomo è sotto indagine per stalking).

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