Fondazione Arena, istruttoria del ministero sul passaggio di deleghe
Roma vuole chiarimenti sulla passaggio di poteri tra Gasdia e direttore generale
Sulla cessione delle deleghe operative il ministero per i Beni e le attività culturali vuole vederci chiaro. Vuole verificare, cioè, che tutto sia stato fatto a misura di legge e di statuto della Fondazione Arena.
Il Ministero per i beni e le attività culturali vuole vederci chiaro. Vuole verificare, cioè, che tutto sia stato fatto a misura di legge e di statuto della Fondazione Arena. E così adesso, a Roma, è stata aperta un’istruttoria, di fatto un’indagine interna, sulla cessione delle deleghe operative, eccetto quelle della direzione artistica, dalla sovrintendente Cecilia Gasdia – cui quelle deleghe comunque spettavano per statuto – al direttore generale Gianfranco De Cesaris.
Parliamo del passaggio avvenuto nel consiglio d’indirizzo del 4 ottobre scorso, dopo le aspre polemiche fra i vertici della Fondazione e sotto la spinta dell’intervento deciso del sindaco, Federico Sboarina, che ricordò a tutti (ma il riferimento principale fu Gasdia) la necessità di «fare gioco di squadra». Un intervento, quello, motivato dal ritardo nell’effettuare il passaggio di deleghe stesso.
Passaggio stabilito in un tacito accordo, a inizio anno, quando Sboarina, di fronte all’indisponibilità del Ministero a nominare un profilo senza esperienza specifica nel mondo dei teatri e della cultura, scelse Gasdia per il ruolo di sovrintendente ma con il manager De Cesaris in squadra e destinato, appunto, a diventare il vero plenipotenziario ricevendo da lei tutta una serie di deleghe slegate dalla dire- zione artistica, vedi anche quelle concernenti la gestione dei conti e delle partite sindacali aperte. Un accordo verbale in apparenza condiviso, ma in realtà lasciato lì nel cassetto degli intendimenti.
Fino alla lettera in cui De Cesaris e i dirigenti Francesca Tartarotti e Andrea Delaini accusavano Gasdia di trattarli «da scolaretti» e al consiglio d’indirizzo del 3 settembre in cui Sboarina chiedeva a Gasdia di rispettare il patto originario spogliandosi di buona parte dei propri poteri. La «tregua» arrivava, come detto, il 4 ottobre scorso e ora, quasi due mesi dopo, ecco la notizia dell’indagine interna aperta dal Ministero. Il tutto mentre la Fondazione guarda al domani e ai suoi tanti problemi. Fra un mese e poco più, il 31 dicembre, si chiuderà l’ombrello della Legge Bray, che aveva permesso – per dire – il recente stop all’attività durante i mesi di ottobre e novembre. Dopodiché sarà in primis De Cesaris a dover tracciare un quadro per il futuro della Fondazione. Futuro che passa anche dal bando per la «predisposizione di un piano di sviluppo per il triennio 2019-2021», chiusosi il 25 ottobre scorso e indetto per affidare all’«esterno» obiettivi come «l’individuazione di un modello di business, che garantisca sostenibilità e sviluppo, interventi sull’organizzazione e ottimizzazione operativa della struttura».
Dubbi Verifiche sul rispetto della legge e dello statuto