Sgarbi: «Giusto, è un monumento» Trevisan: «Errore, troppe proibizioni»
C’è chi si schiera contro le «proibizioni in luoghi pubblici», chi vorrebbe interventi più graduali, chi invoca maggiore equilibrio. Ma ci sono pure le voci a favore: «I monumenti non sono panchine».
I confini del dibattito attorno all’ennesima ordinanza di un primo cittadino che guarda alla tutela dei beni storici stanno tutti qui: la lotta al degrado per qualcuno, l’invalicabile rispetto dei diritti di tutti per qualcun altro. Se ne discute da tempo a Venezia, se ne parla ora pure a Vicenza, dopo le multe ai quattro ragazzini seduti sugli scalini del Chiericati.
La voce a favore è quella del critico d’arte Vittorio Sgarbi: «I monumenti non sono panchine, e quello è un palazzo democratico con la previsione di un passaggio pubblico sotto il portico e un giardino con comode panchine di fronte. Bisogna restituire a studenti e cittadini la consapevolezza e il privilegio di essere nella più bella città del mondo per l’architettura del Palladio e quegli edifici sono sacri, il Comune ha agito bene».
Di contro, la voce dello scrittore vicentino Vitaliano Trevisan è quella più dura: «Sono contrario a iniziative di questo tipo e in generale alla proliferazione di proibizioni nei luoghi pubblici, perché se si accettano queste iniziative si cade nella solita questione del cosa significa degrado, quindi sono contrario sempre e comunque».
Pareri opposti, a cui si affiancano le tesi del presidente della municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin, che richiama l’attenzione sul metodo scelto da Vicenza: «Se intendiamo degrado chi si siede sui gradini non è così che si combatte. Certe misure rischiano di essere un alibi alla rinuncia a educare all’uso corretto della città. Credo che debba prevalere il messaggio educativo, lavorare affinché i giovani sentano la città propria e per questo la rispettino». Ma parlando di metodo subentra un’altra parola chiave: buonsenso. «Ci sono varie gradazioni di intervento - precisa Bettin - che possono precedere, sostituire o accompagnare le sanzioni. Questi provvedimenti dovrebbero essere preceduti da altri tentativi. Penso a Venezia, dove ci sono dei volontari che informano i turisti sui comportamenti che devono evitare per non incappare nelle sanzioni».
Per il direttore del museo M9 di Mestre, Mauro Biscione, va considerato anche il tema della fragilità dei siti culturali: «Gestire in modo corretto un bene monumentale è importante. Non conosco nello specifico la situazione di Vicenza ma penso la soluzione stia nell’equilibrio della gestione dei vari fenomeni. Si può anche dire in linea di principio che è proibito sedersi per non contribuire al degrado, ma ci dev’essere una misura nell’applicazione delle norme».
Bettin
Certi provvedimenti sono un alibi per chi rinuncia a educare
Biscione
Giusto proteggere i beni monumentali Ma serve misura
Trevisan
Sono contrario alla proliferazione dei divieti nelle città