Scuola-lavoro, gelo di Bussetti con l’assessore Donazzan «Lei mi critica, parlerò con Zaia»
«Nessuna marcia indietro». VERONA Più chiaro di così. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti arriva in Veneto, dove l’alternanza scuola-lavoro si faceva quand’ancora non si sapeva come chiamarla, ma davanti alle polemiche scatenate dalle imprese per via della riforma decisa dal governo, non arretra di un millimetro: «Il manifesto di Federmeccanica? Non hanno capito il senso della nostra scelta, forse è bene chiarire la questione per l’ennesima volta. L’alternanza scuola-lavoro è importante per il ministero ma così com’è congegnata, non funziona spiega il ministro ospite di Job&Orienta a Verona -. In alcune realtà ha dato buoni risultati, in altre decisamente meno perché le scuole non riescono a raggiungere le soglie minime previste dalle legge. C’è una forte disomogeneità. Per questo abbiamo deciso di abbassare i minimi (a 90 ore per i licei e 150 per i tecnici e i professionali, ndr), convinti che questo aiuterà ad alzare la qualità delle esperienze per i ragazzi».
Pare, insomma, che più che il grido di dolore delle imprese (e di molti studenti), il ministero abbia raccolto quello dei presidi che, specie nelle Regioni del centro-sud, hanno evidenziato forti difficoltà nella gestione dei percorsi formativi, e dei professori, per i quali la lezione deve rimanere al centro della didattica. Bussetti ci tiene però a chiarire che «l’abbassamento delle soglie minime non impedisce alle scuole che vogliono continuare ad investire sull’alternanza di fare più ore: non esiste un limite massimo». Se non fosse, però, che di pari passo alle ore si prevede di tagliare pure i fondi: meno 56,5 milioni stando alla legge di Bilancio. Ma anche qui, il ministro non vacilla: «I soldi non sono un problema. Le scuole in questo modo saranno spinte ad optare per la qualità e comunque ci sono ancora 100 milioni di euro a disposizione». Soluzioni differenziate per Regione, magari nel nome dell’autonomia? «Le Regioni collaborano già col ministero su questo ma è la singola scuola che mette a punto il progetto e la scuola si aiuta garantendole la massima flessibilità ed evitando forme di apprendistato occulto». Non la prenderà bene Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto che da tempo si sta battendo contro la riforma: «Preferisco chiamarla “controriforma” dice - basata su una visione superata sia della scuola che dell’impresa». Almeno in Veneto, dove i numeri raccontano una realtà diversa da quella tratteggiata dal ministro: 115 mila ragazzi, 342 scuole e 43 mila imprese coinvolti con gran soddisfazione di tutti, come è stato ribadito meno di due mesi fa, l’11 ottobre, alla firma del nuovo protocollo tra la Regione, le parti sociali, l’Ufficio scolastico e Unioncamere (il primo risale al 2003).
Lo sa bene l’assessore regionale Elena Donazzan, che più volte si è fatta portavoce del territorio: «L’alternanza permette il raggiungimento delle soft skills, dell’autodisciplina, della capacità di risolvere i problemi che poi, di solito, si incontrano nel mondo del lavoro. È fondamentale». Avrebbe voluto spiegarlo anche a Bussetti, ieri, se non fosse che l’incontro tra i due, allo stand della Regione, è stato a dir poco glaciale. Donazzan: «Buongiorno ministro, benvenuto, ricorda?, sono l’assessore all’Istruzione, abbiamo firmato poco tempo fa insieme il protocollo per lo studio della cultura veneta a scuola». Bussetti: «Lei è quella che mi spara contro di continuo sull’alternanza...».
«Io non sparo contro nessuno, però la chiedo con forza».
«Ne parlerò con Luca di questa questione» la avvisa lapidario Bussetti, davanti a tutti, con evidente riferimento al governatore Zaia. Donazzan è allibita, mentre Bussetti le ribadisce una volta di più: «Indietro non si torna». E se ne va.