L’INSICUREZZA DEL DECRETO SICUREZZA
Per il governo l’immigrazione sembra essere sempre meno un processo da gestire o eventualmente un problema da risolvere: e sempre più un tema da agitare. Non qualcosa di cui occuparsi, ma qualcosa da cui essere occupati. Non qualcosa da fare, ma qualcosa di cui parlare. Per varie ragioni. Nuovi sbarchi praticamente non ce ne sono più, per cui non c’è più da fare la voce grossa contro di essi (appena 6.500 negli ultimi 5 mesi, 978 in novembre, con un drastico calo tendenziale che prosegue da due anni, accentuatosi negli ultimi mesi con il nuovo governo). Ci sarebbe da lavorare per l’integrazione di richiedenti asilo e immigrati: ed è soprattutto qui che emergono le contraddizioni tra politiche dichiarate e decisioni prese con il «decreto Salvini». Siamo più che d’accordo col ministro che occorra più sicurezza. Siamo meno d’accordo che l’immigrazione sia solo o essenzialmente un problema di sicurezza; e ancora meno che la sicurezza sia solo il frutto di una buona gestione delle migrazioni, comunque auspicabile. Siamo invece molto lontani dal credere che il decreto Salvini, per l’approccio utilizzato nei confronti delle migrazioni, produca più sicurezza: anzi, temiamo precisamente il contrario.
L’abolizione della cosiddetta «protezione umanitaria» tra i motivi per la concessione di un diritto alla permanenza regolare, in astratto può avere senso, limitando la scelta solo tra concessione dello status di rifugiato e suo rifiuto.
Le strade di Forza Italia e di Elena Donazzan si dividono, definitivamente. L’assessore regionale sceglie la via del cuore, quella del suo movimento «Amo il Veneto» che da culturale si trasforma «non in un partito ma in un’associazione politica». Donazzan l’ha tenuta a battesimo ieri a Vicenza presenti imprenditori, professionisti, artisti e naturalmente politici tra cui il vicepresidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti. Pure per il veronese il distacco dal partito di Silvio Berlusconi è un dato di fatto: «Io non sono in “Amo il Veneto” - specifica –, ma per me il legame rimane con gli elettori che mi
Bendinelli Vedrò Zaia per rivendicare il posto in giunta per Forza Italia
hanno votato, non più con il partito». Sul suo addio agli azzurri Donazzan ha ribadito: «Uno dei motivi che mi hanno portato ad uscire era la sempre maggiore difficoltà a spiegare perché rimanessi in un partito dove tutto calava dall’alto, e che aveva deluso».
Con l’abbandono di Donazzan (che in realtà proveniva da An ed è approdata tra i berlusconiani solo dopo la fusione a freddo del Pdl), Forza Italia esce dalla giunta regionale dopo 23 anni ed il fatto politico, per quanto nell’aria da tempo, certo è clamoroso, anche perché si riverbera sul consiglio dove la situazione è perfino paradossale: Donazzan e Giorgetti sono infatti titolari del simbolo di Forza Italia, da cui se ne sono andati. L’ex leghista Maurizio Conte e l’ex alfaniano Marino Zorzato, da poco entrati (tornati nel caso di Zorzato) tra i ranghi forzisti sono invece divisi in due gruppi diversi, Veneto per l’autonomia e Area Popolare. «Quando Donazzan e Giorgetti, con cui non intendo più polemizzare, lasceranno il simbolo, Zorzato e Conte costituiranno il nuovo gruppo - spiega il coordinatore di Forza Italia Davide Bendinelli -. A giorni, poi, vedrò il presidente Zaia e in quell’occasione rivendicherò il posto oggi occupato da Donazzan: lei è assessore grazie ad un accordo politico tra la Lega e Forza Italia, non per “fatto personale”».
Agli oltre 200 presenti al primo incontro di Amo il Veneto, Donazzan ha messo in chiaro che l’obiettivo è «creare un movimento politico che dia una voce ai delusi del centrodestra. Siamo in presenza di un governo che assomma il massimo consenso sui temi della sicurezza e della immigrazione e il minimo sulle azioni in economia, io non credo che alla lunga potrà reggere. Ma da soli non si va da nessuna parte: serve una rete di soggetti interessati a costruire un’alternativa». Al «battesimo» erano presenti 10 testimonial: il luminare di reumatologia Claudio Ronco, il «re» dei luna park Alberto Zamperla, il numero uno del Consiglio europeo per il diritto allo studio Stefano Ferrarese, il presidente degli artigiani bassanesi Sandro Venzo, la consigliera di parità di Venezia Silvia Cavallarin, l’intellettuale Roberto Floreani, l’industriale Luca Businaro, l’ex parlamentare Giorgio Conte, l’ex assessore regionale Isi Coppola, il sindaco di Rossano Veneto Morena Martini. Nel pubblico anche l’ex numero uno di Confindustria Vicenza Giancarlo Ferretto. Presente per un saluto il sindaco di Vicenza Francesco Rucco: «Non aderisco – ha specificato -. Ma sul territorio c’è grande richiesta di rappresentanza di soggetti che non siano partiti».