Corriere di Verona

NON PUÒ ESSERE TUTTO INUTILE

Il processo a un’epoca: nonostante il disastro, resta la fiducia nella giustizia

- di Giovanni Montanaro

Lunghe file, sí, ma civili, ordinate. Rabbia, nei cartelli, minacce, ma di signore dignitose, che si son vestite bene; non pensano a loro, sono terrorizza­te solo di non lasciare niente ai nipoti.Una coppia di uomini che discute di pesca. E poi la litania di noi avvocati.

Lunghe file, sí, ma civili, ordinate. Rabbia, nei cartelli, minacce, ma di signore dignitose, che si son vestite bene; non pensano a loro, sono terrorizza­te solo di non lasciare niente ai nipoti. Una coppia di uomini che discute di pesca. E poi la litania di noi avvocati: migliaia di parti civili, di persone che intendono chiedere un risarcimen­to per il danno che hanno subito. Chi rappresent­a solo la famiglia, chi invece ha cento parti, cento sventure, cento codici fiscali da registrare. Alcuni vengono dalla Toscana, dalla Sicilia.

Il tempo non passa mai, ore e ore per un timbro. Così, si chiacchier­a. Un po’ ci si lamenta, come sempre, ma neanche tanto. Ma quando faranno telematico anche il penale? Possibile che non si usi la Pec tra avvocati? Il processo penale non è stato concepito per queste situazioni, è proprio il codice inadeguato. E come va il lavoro? Non è un buon momento, pareva ci fossimo ripresi, e invece è tutto fermo. Sta arrivando Natale, i figli crescono. Cosa ne verrà fuori, da questo processo? Il pubblico è attento. Un signore è emozionato, «ho perso tutto, tutto», un’altra chiede «li condannano oggi?» «No, sarà lungo il processo» Com’è difficile da spiegare, la fatica della giustizia. È la vita degli avvocati. Fatta di leggi e carte, di intenzioni e ostacoli. Ma qui è tutto ordinato, ben organizzat­o. Il Presidente del Tribunale di Vicenza ci spiega dove dobbiamo andare. Ci sono gli alpini per la protezione civile, i carabinier­i, i cancellier­i sorridenti anche se lavorano di sabato. Le cose pare che funzionino, l’efficienza veneta, vicentina, e per un attimo penso che tutto andrà come deve, che ci sia il clima giusto per fare le cose bene.

Ma come si fa? Si riuscirà a fare giustizia per ciascuna persona? Discorso complesso, che va oltre questo processo, che chiama in causa un intervento del governo. Ma poi ti accorgi che è proprio un discorso generale, che va con i tempi. Con l’enormità di quello che è successo alla Popolare di Vicenza. Come puoi avere fiducia ancora in qualcosa se la tua banca ha preso e perso i tuoi soldi? Come puoi avere fiducia in ogni classe dirigente se quella che c’era non è stata all’altezza? Se poi ti sembra che paghino sempre i soliti e qualcuno sembra intoccabil­e? È il senso di questi tempi, così difficili, in cui non ci si fida più. E invece no, senza fiducia non c’è niente. E allora si fa il processo, la verifica di tutte le costituzio­ni, nome per nome, e ognuno di noi ha dietro un pezzo, di quello che è successo, di quello che si è perso, della vecchia signora, della famiglia con i figli piccoli a cui poi bisogna telefonare. Domande, eccezioni. E sotto quel desiderio di giustizia e la necessità di dirsi sempre che allora no, allora non é tutto inutile, e bisogna andare avanti, e bisogna avere pazienza, che questa enorme fatica serva a qualcosa, e tutta questa carta, tutte queste emozioni, tutto questo sforzo, di tutti, deve servire a qualcosa.

Tra la gente Li condannano oggi? No, sarà un processo lungo... io ho perso tutto

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(foto Parisotto) In coda Avvocati in fila, ieri nel tribunale di Vicenza, per depositare le richieste delle parti civili

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