Autonomia, Di Maio si corregge «Nessun dubbio, si farà presto»
Il leader M5s, marcato da Salvini, Zaia e Stefani, rilancia su opere e fondi
Le imprese non chiedono promesse ma risposte. Senza fretta, ma con concretezza e decisionismo. Il Movimento 5 Stelle cerca l’ariete di sfondamento in una terra a forte trazione leghista, il carro dell’autonomia tira e le parole con cui Luigi Di Maio, vicepremier e capo politico, venerdì aveva preso tempo necessitavano di una correzione. Sia nel concetto che nella forma, col senno di poi, perché da «la materia è complessa, auspichiamo di chiudere entro l’inverno» (parole pronunciate a Job & Orienta, Verona) ieri mattina è passato a «non ci sono dubbi, l’autonomia si deve dare il prima possibile senza se e senza ma e sarà affrontata entro Natale in un Consiglio dei ministri». Si sa che la notte porta consiglio, i colonnelli grillini in Veneto si giocano un derby con l’alleato-rivale del Carroccio, storicamente radicato e in buona salute, e una parte non marginale nella (nuova) presa di posizione deve averla avuta anche l’incontro con gli imprenditori veronesi della sera precedente, che pare aver cancellato ogni titubanza.
Nel suo secondo giorno di tour in Veneto, il ministro dello Sviluppo economico in visita agli impianti di Contarina a Spresiano, nel Trevigiano, rassicura una platea da conquistare toccando i tasti più sensibili, dall’innovazione alle grandi opere. È lui stesso a tornare sull’autonomia: «I cittadini del Veneto hanno votato un referendum che non può essere disatteso e non ci sono dubbi in nessuna delle forze politiche che sostengono questo governo. I veneti hanno dei diritti e avranno tempi certi». Spazza via ogni incertezza, pur condividendone la responsabilità «con i ministri competenti», e riceve a strettissimo giro il plauso di coloro che sull’autonomia del Veneto hanno spinto per primi, ovvero il governatore Luca Zaia, l’altro vicepremier Matteo Salvini, il ministro degli Affari regionali Erika Stefani. «Noi non abbiamo mai avuto dubbi, oggi passiamo dalle parole ai fatti – è intervenuto Salvini -. Nelle prossime settimane il provvedimento inizierà il percorso, in accordo per ora con i governatori di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma presto con tante altre Regioni che vorranno gestire meglio soldi e competenze». E Zaia rimarca: «La nostra autonomia è sempre stata a pieno titolo nell’agenda del governo, è un motivo di vita per il popolo veneto e dà anche un nuovo profilo e un nuovo senso alla forma istituzionale di questo Paese verso il federalismo». Chiude Stefani: «Sono soddisfatta del dibattito positivo che si è innescato. L’autonomia ha il sostegno di quasi tutte le forze politiche segno ulteriore della bontà di questa riforma epocale».
Non è un caso se Di Maio fa riferimento al territorio anche annunciando il rifinanziamento del piano Industria 4.0, che intende allargare alle piccole e medie imprese. Elenca fondo di garanzia, iperammortamento e superammortamento, in una complessiva riorganizzazione: «I fondi sono stati utilizzati molto dalle grandi aziende, che rappresentano il 2%, mentre i piccoli hanno avuto difficoltà di accesso. Ci rivolgiamo così al tessuto produttivo che qui, in Veneto, fa da traino all’economia italiana». E poi detassazione sui capannoni, Ires al 15% per chi investe e assume, meno burocrazia «per creare lavoro e non solo scartoffie». È la lingua delle imprese.
Durante la visita all’impianto di Contarina, perno del «modello Treviso» che ha ispirato il Contratto di governo gialloverde, il ministro si sofferma anche sulle grandi opere , che qui significano soprattutto Tav e Pedemontana: «Penso che veneti tengano agli schei, ma vogliono opere che servono. Se come dicono le imprese la Pedemontana porterà più benefici che costi, arriveremo non solo a continuare a fare quelle opere, ma con la semplificazione del codice degli appalti saranno accelerate quelle che stanno andando a rilento».
C’è spazio anche per affrontare il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia che in Veneto riceve tiepidissime reazioni per una questione genetica. «Darà soldi solo alle persone che vorranno mettersi in gioco per trovare lavoro – chiude il ministro -, e se non lo troveranno lo perderanno, le imprese che assumeranno riceveranno sgravi fiscali».
Aveva detto a Job&Orienta Rispetteremo il referendum, ci stiamo lavorando ma si tratta di una materia molto complessa