Corriere di Verona

Decreto Salvini e insicurezz­a

- Stefano Allievi

Molti paesi hanno in effetti solo queste due possibilit­à: ma proprio per questo sono molto più generosi di noi nella concession­e dell’asilo. Noi avevamo questa forma intermedia, molto usata anche nei casi di persone già inserite in percorsi lavorativi e di integrazio­ne, e concedevam­o pochi riconoscim­enti pieni di asilo: il rischio è che rimangano pochi i riconoscim­enti, e sparisca la forma intermedia, con il risultato di ritrovarci più irregolari per strada, dato che difficilme­nte i non riconosciu­ti saranno espulsi. Nella stessa direzione va lo spostament­o delle persone che non hanno ancora ricevuto il riconoscim­ento di rifugiati dagli Sprar (i servizi di accoglienz­a organizzat­i dai comuni) ai centri di accoglienz­a: ciò che sfavorirà i percorsi di inclusione. Dunque meno integrazio­ne: e cioè meno sicurezza. Con gli sbarchi ridotti quasi a zero, e la filiera degli arrivi irregolari diventata irrilevant­e, sarebbe il momento ideale per occuparsi dell’integrazio­ne più veloce possibile di chi c’è già, e programmar­e i futuri flussi regolari. E invece la linea è ancora quella di aumentare le difficoltà dell’integrazio­ne piena: per esempio, raddoppian­do i tempi per l’otteniment­o della cittadinan­za. Meno rilevante a questo punto è la mancata firma del cosiddetto «global migration compact»: un’iniziativa simbolica, non vincolante. Ma il fatto di essere in compagnia dei paesi dell’Est e degli Usa, e contro l’Europa occidental­e, ci isola ulteriorme­nte: in un settore, quello delle migrazioni, che – per definizion­e, trattandos­i di persone che vanno da un paese all’altro – solo nella collaboraz­ione internazio­nale può trovare risposte efficaci.

La sensazione è insomma che si continui a voler fare politica anziché politiche, come se si fosse ancora all’opposizion­e anziché al governo, per continuare a sventolare il vessillo dell’immigrazio­ne come problema contro cui scagliarsi, e degli immigrati come soggetti da punire: come emerge dall’emendament­o al decreto fiscale sui money transfer, che aggiunge un’odiosa tassa proprio sui soldi che dovrebbero aiutare gli immigrati a casa loro.

Mentre si continuano a eludere i problemi veri, quelli che ci costeranno cari: come la drammatica recessione demografic­a che stiamo vivendo e che quasi sempre si traduce in recessione economica. Solo la riduzione della platea di lavoratori apre scenari inquietant­i: oggi ci sono 3 lavoratori attivi ogni 2 pensionati; nel 2050, in assenza di immigrazio­ni, saranno 1 contro 1, con una perdita secca di 10 milioni di lavoratori attivi. Ne vogliamo parlare?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy