Corriere di Verona

Provaci ancora, Chievo

Di Carlo torna al Bentegodi dopo il pari a Napoli per un altro test critico: la Lazio arriva in forze, out solo Luis Alberto. «Orgoglio, rispetto per l’avversario ma zero paure»

- Matteo Sorio

Il difficile, in una crisi, non è solo rimettersi in piedi ma restarci. A Napoli, il Chievo ha fatto leva sull’aria positiva messa in circolo da Mimmo Di Carlo. E si è rialzato, con le poche idee semplici e chiare del nuovo corso, cioè linee strette, pressing e il caro vecchio 4-3-1-2, costringen­do allo stand-by la seconda forza della serie A.

La Lazio dei marcantoni di Simone Inzaghi (impossibil­e accettare la sfida sui cross come contro Insigne e soci), macchina da contropied­e e non solo, quarta potenza del torneo, è il test — probante come pochi — dell’equilibrio. Perché le certezze ritrovate al San Paolo cammineran­no sul filo sottile teso da clienti come Immobile e Milinkovic­Savic (non ci sarà Luis Alberto, dentro Correa). Della serie: una sconfitta va messa in conto ma a testa alta, mantenendo viva la fiamma accesa a Fuorigrott­a. «Partita da perfezione, orgoglio, zero paure e rispetto per una squadra, la Lazio, che se l’attendi ti riempie l’area di rigore e se ti scopri troppo ti punisce con quelle ripartenze micidiali», fa Di Carlo. È la prima volta, per Mimmo da Cassino, contro Simone Inzaghi. «Gli vanno fatti i compliment­i», l’elogio partito ieri da Veronello mentre da Roma Inzaghi metteva tutti sull’allerta: «Il Chievo ha meritato il pari di Napoli per spirito e organizzaz­ione. Si sono compattati». Compattars­i, nell’ottica a breve termine del Chievo e di Di Carlo, vuol dire tirare dentro il gruppo e ripartire da piccole certezze di formazione.

Troppi cambi e rimescolam­enti tattici, nello sciagurato incipit di stagione. È preventiva­bile, allora, che, dal 1’, il Chievo di questo tardo pomeriggio somigli molto a quello di Napoli. Dietro, Depaoli-Bani-Rossettini-Barba, perché Cacciatore è appena rientrato e non si vogliono rischiare ricadute. Un dubbio in mediana fra Hetemaj, che a Napoli ha speso tanto, e Kiyine. L’altro in attacco — dove Di Carlo vuol «vedere qualcosa in più, perché la qualità c’è» — fra Pellissier (vedi Hetemaj) e il giovane Stepinski. La buona notizia è che anche Giaccherin­i rientra nei ranghi, non dall’inizio, per cautela, bensì come potenziale carta per agitare il cocktail della partita (la scorsa stagione la staffetta con Birsa, in certi casi, diede frutti). Quella brutta è il grave infortunio rimediato in allenament­o dal secondo portiere Seculin, lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio destro e stagione finita. Dietro Sorrentino rimane così Semper, preso in estate dalla Dinamo Zagabria, classe ’98, 45 presenze nel massimo campionato croato, due in Champions (contro Juventus

In campo Qyalche dubbio in mediana tra Hetemay e Kiyine, davanti tra Pellissier e Stepinski

e Lione). La necessità di gennaio, a questo punto, diventereb­be un tampone d’esperienza.

Di necessità di vincere Di Carlo non vuol sentir parlare, tanto da vietare sguardi alla classifica. Di sentimento, semmai, parla il tecnico: «Ne provo tanto, per il Chievo, lo sapete». Torna al Bentegodi a sei anni dall’ultima volta, Di Carlo, era il 26 settembre 2012, 0-2 per l’Inter. Da allora a oggi il cordone con l’ambiente non s’è mai spezzato. Che lo definisca «un ritorno a casa» dice già tutto.

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Chievo Valter Birsa torna a giocare dietro le punte Meggiorini e Pellissier

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