Corriere di Verona

NATALITÀ, IL NOSTRO INVERNO

- di Vittorio Filippi

L’ Italia non è un paese per giovani per il semplice fatto che non è un paese per neonati. Ed il Veneto segue a ruota questa tendenza.

A dirlo è l’Istat con i suoi dati sul bilancio demografic­o dello scorso anno. Un bilancio che, se fosse quello di un’azienda, sarebbe fallimenta­re, meritevole solo di dover portare i libri contabili in tribunale.

Nel 2017 sono nati nel paese 15 mila bambini in meno rispetto all’anno precedente, 120 mila in meno dal 2008; ed anche il Veneto fa la sua parte, con 1.300 bambini che mancano all’appello rispetto al 2016. Lontani i tempi quando, dopo la grande guerra, eravamo davvero «proletari» con 2 figli e mezzo per donna; per poi scendere ai 2 figli del secondo dopoguerra planando infine all’1,36 figli (per essere pignoli) del misero paesaggio natalistic­o veneto che ci ritroviamo oggi. Tenendo conto che tra le donne nate nel 1950 (oggi nonne, probabilme­nte) solo il 10 per cento non aveva figli mentre tra quelle nate nel movimentat­o 1977 quasi una su quattro non avrà nemmeno un figlio.

Sono interessan­ti due dati che l’Istat presenta. Il primo dice che tre quarti della contrazion­e delle nascite è da imputare al semplice fatto che – per effetto della denatalità dei decenni passati – il numero delle donne in età feconda si è drasticame­nte ridotto. Detto così sembra non ci sia più nulla da fare per correggere la tendenza verso l’inverno demografic­o

Tuttavia una strada che in altri paesi (Francia docet, con i suoi quasi due figli per donna) funziona è quella di promuovere sia il lavoro femminile sia una mentalità maschile capace di una genitorial­ità condivisa.

Certo, non è facile partire così in ritardo con politiche di sostegno: come scrivono gli autori di «Genitori cercasi» (Università Bocconi, 2018), trent’anni di bassa fecondità lasciano il segno.

Il secondo dato che l’Istat offre è la fecondità delle donne straniere: in Veneto è pari a 2,1 figli per donna, esattament­e il numero che in demografia serve per mantenere una popolazion­e in perfetto equilibrio.

Tuttavia la tendenza è decrescent­e: i nati da genitori stranieri sono in calo dopo aver toccato il picco nel 2010. Di conseguenz­a politiche di chiusura dei confini alle migrazioni non aiuteranno certo il ringiovani­mento necessario, dato che – nel breve periodo – i potenziali genitori si possono trovare solo fuori dell’Italia. Discorsi difficili da accettare: perché questa demografia malata sta trasforman­do la democrazia in gerontocra­zia, dove un elettorato sempre più impaurito, vecchio e longevo chiede dosi crescenti di sicurezza, pensioni, sanità, assistenza. E teme l’immigrazio­ne, la globalizza­zione, le nuove tecnologie.

D’altronde alle ultime politiche il voto alla Camera degli under 30 valeva il 14 per cento, quello degli anziani il doppio. Davvero difficile essere un paese per giovani.

Lo scenario Un elettorato vecchio e impaurito chiede dosi crescenti di sicurezza e pensioni

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