Corriere di Verona

Serit, «no» del tribunale al sequestro del terreno per il nuovo stabilimen­to

Il Riesame richiesto dalla Cassazione: «L’azienda non è un ente di diritto pubblico»

- di Enrico Presazzi

Niente sigilli al terreno in località Testamatta di Rivoli dove Serit vorrebbe realizzare un nuovo impianto.

Niente sigilli al terreno in località Testamatta di Rivoli dove Serit vorrebbe realizzare un nuovo impianto di recupero e stoccaggio rifiuti. Il «niet» è stato depositato ieri dal Tribunale del Riesame dopo l’udienza di martedì scorso nella quale era stato affrontato per l’ennesima volta il caso, dopo la pronuncia della Cassazione. Gli Ermellini, ad aprile, avevano accolto il ricorso del pm Maria Beatrice Zanotti ordinando un Riesame bis per «qualificar­e la natura dell’attività esercitata (da Serit, ndr), ove diretta al soddisfaci­mento di un “interesse generale”». E il collegio presieduto dal giudice Rita Caccamo, ieri ha sciolto la riserva, confermand­o le tesi del Tribunale di Verona che aveva già bocciato per due volte la richiesta di sequestro presentata dalla procura. Niente sigilli, dunque, sulla base di un’interpreta­zione che per l’ennesima volta ha negato all’azienda attualment­e presieduta da Massimo Mariotti i connotati dell’ente «di diritto pubblico».La vicenda è annosa e complicata e ha da sempre visto il comune di Rivoli (assistito dall’avvocato Tirapelle) battersi anche in sede amministra­tiva per evitare la realizzazi­one del nuovo stabilimen­to tuttora in stand-by. A far scattare le indagini della guardia di finanza coordinate dal pm Zanotti, era stata la «lievitazio­ne» a tempo di record del prezzo del lotto di terreno concesso alla Serit nel giugno 2016 in «locazione finanziari­a (con possibilit­à di riscatto, ndr)» per oltre 9 milioni, dopo che il primo dei quattro passaggi per l’alienazion­e del terreno superava di poco di 2 milioni di euro. Nel corso degli accertamen­ti sulla compravend­ita dell’area, il pm aveva iscritto nel registro degli indagati sei persone: si tratta dell’ex presidente Roberto Bissoli, dell’ex direttore Maurizio Alfeo, dell’ex presidente di Amia Andrea Miglioranz­i, del costruttor­e Giannanton­io Parolini, del tecnico della Provincia Carlo Poli e dell’ingegnere Gregorio Giovane (il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati De Luca, Avesani, Pellicini, Galante). Ed era arrivato a ricorrere persino in Cassazione per ottenere il sequestro preventivo dell’area, ritenendo che Serit fosse organismo di diritto pubblico e per tanto obbligato all’osservanza delle regole di evidenza pubblica. Serit, società privata a totale partecipaz­ione pubblica (il Comune di Verona per il doppio tramite di Agsm e Amia possiede il 97,74% delle quote, mentre il resto è di proprietà di alcuni Comuni scaligeri), secondo l’impostazio­ne dell’accusa avrebbe subito un ingiusto danno economico dalla compravend­ita del terreno, con pari vantaggio per la società di leasing di Parolini. Ma il collegio presieduto dal giudice Caccamo, nell’udienza di martedì scorso, ha puntato i fari sulla natura «privata» dell’azienda e ha detto no ai sigilli («In definitiva svolge un’attività assoggetta­ta al rischio d’impresa»). La Cassazione invitava poi a considerar­e anche la riconducib­ilità dell’azienda nell’alveo delle società cosiddette «in house providing», analizzand­o la natura del rapporto tra Serit e il Consorzio dei Comuni che benefician­o del servizio di raccolta rifiuti. Ma anche su questo punto il Riesame ha rigettato il ricorso: «Anche tale ultimo profilo non si attaglia in alcun modo alla società Serit srl». Niente sequestro.

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L’areaIl terreno in località Testamatta a Rivoli dove dovrebbe sorgere l’impianto

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