Bussolengo, le cicogne virano su Negrar
Effetto della riorganizzazione. L’Unicef: Don Calabria ospedale amico dei bambini
Al «Sacro Cuore Don Calabria», in pochi mesi le nascite sono aumentate del dieci per cento, vale a dire di poco meno di un centinaio l’anno. A Negrar, insomma, si avverte, anche sul fronte della maternità, l’effetto della riorganizzazione degli ospedali del territorio: a cominciare dal trasloco di una serie di reparti dall’«Orlandi» di Bussolengo al «Magalini» di Villafranca, tra cui proprio il punto nascite, arrivate a quota novecento.
Al Sacro Cuore Don Calabria, in pochi mesi le nascite sono aumentate del dieci per cento, vale a dire di poco meno di un centinaio l’anno. A Negrar, insomma, si avverte, anche sul fronte della maternità, l’effetto riorganizzazione degli ospedali del territorio: a cominciare dal trasloco di una serie di reparti dall’Orlandi di Bussolengo al Magalini di Villafranca, tra cui proprio il punto nascite.
Così, la zona nord-ovest della provincia, vistasi più scoperta rispetto a prima, ha cominciato a ricorrere maggiormente all’ospedale privato-accreditato più grande del Veronese che, nel 2017, ha contato novecento nascite. Un traguardo a cui si è aggiunto, ieri, l’accreditamento Unicef. Vale a dire che anche l’ospedale di Negrar, assieme al Fracastoro di San Bonifacio e ad altri 27 ospedali in tutta Italia, potrà sfoggiare il bollino di «amico dei bambini».
Paradossalmente, era stato proprio Bussolengo ad avere il primo riconoscimento del genere, nel periodo in cui la maternità dell’Orlandi era considerata all’avanguardia a livello veneto e fu una delle prime a prevedere la possibilità del parto in acqua. Il passaggio al Magalini non è stato automatico: l’ospedale villafranchese è ora in fase di valutazione, tant’è che gli ispettori dell’Unicef, dopo aver fatto tappa in Valpolicella, hanno visitato anche i nuovi reparti aperti la scorsa primavera a due passi dal castello scaligero.
Il Sacro Cuore Don Calabria ha cominciato a lavorare al bollino dal 2012. Il processo è stato lungo, anche perché ha coinvolto oltre 300 operatori che hanno ricevuto una formazione specifica. Tra di loro, tutti i medici e il personale infermieristico dei reparti di pediatria, di ostetricia, di ginecologia e di anestesia e rianimazione, oltre agli addetti al front office.
Le regole del fondo delle Nazioni Unite sono stringenti: a cominciare dall’allattamento al seno, che viene particolarmente incentivato, seguendo a questo scopo la futura mamma già in gravidanza, prevedendo, tra le altre cose, degli screening per verificare il corretto funzionamento del metabolismo.
C’è quindi l’assistenza durante il parto, che può avvenire in vasca: la culla per il bambino è preparata di fianco al letto della madre, per favorire il contatto fin dalle prime ore di vita. «È stato un percorso lungo ed impegnativo – spiegano Antonio Deganello, direttore dei reparti di pediatria e di neonatologia, e Marcello Ceccaroni, direttore dell’ostetricia e ginecologia – ma possiamo dire di aver raggiunto un buon risultato: non solo per la certificazione dell’Unicef, ma anche per quanto ci hanno detto le mamme intervistate: in molte hanno dichiarato di “essersi sentite coccolate” da tutto il personale, apprezzando così l’assistenza ricevuta durante la gravidanza, la degenza per il parto e nei primi mesi di vita del bambino».
Per quanto riguarda l’allattamento al seno, il tasso è passato, tra le neomamme dimesse a Negrar, dal 65% del 2012 a oltre l’80%. «I benefici dell’allattamento naturale – afferma Deganello – sono molteplici e non riguardano solo il bambino. Anche la madre ne trae giovamento: è provato, infatti, che le donne che allattano hanno rischi minori di sviluppare il tumore della mammella o dell’utero. Quanto al neonato, il latte materno lo protegge da una serie di malattie infettive, così come dall’esposizione al rischio di sovrappeso e obesità durante la crescita».