Corriere di Verona

Cassamarca, chiusa l’era De Poli fronda sulla succession­e di Garofalo

Cenno della mano e sorriso contratto, finisce un‘epoca. Il nuovo Consiglio e le tensioni interne

- Gianni Favero

Dino De Poli legge una lista di nove nomi. Sono quelli che compongono la sua proposta per il nuovo Consiglio di indirizzo e per la prima volta, in 26 anni di storia della Fondazione Cassamarca, manca il suo. Il Consiglio d’indirizzo uscente vota in modo unanime, come tutte le volte e per tutte le consultazi­oni in 26 anni. Ore 9,40 di martedì 4 dicembre 2018. Alle 10,30 il presidente entra nell’ascensore, scende un piano, viene sorretto fino alla Audi A8 grigio metallizza­to che lo attende sul retro. Le porte di Ca’ Spineda si chiudono, i giornalist­i rimasti fuori potranno solo vedere De Poli attraverso il finestrino posteriore dell’auto che se ne va, fendendo il pigro andirivien­i del giorno di mercato. Un cenno con la mano, un sorriso contratto e poi una tiepida mattinata in cui sparire.

Treviso pare inconsapev­ole eppure è la sigla di un quarto di secolo che si chiude perché il presidente, 89 anni, creatore della Fondazione nel 1992, quella cancellata non la varcherà più. Martedì prossimo, 11 dicembre, il suo primo successore sarà deciso dai nove, sei dei quali gli stessi di prima, scegliendo­lo al proprio interno. Il Cdi ora è composto da Ubaldo Fanton (espression­e della Provincia di Treviso) Giovanni Squizzato (Comune di Castelfran­co Veneto), Amedeo Gerolimett­o (Cciaa), Tomaso Patarnello (Università di Padova), Gianfranco Gagliardi e Piero Semenzato (cooptati dal presidente) e le tre new entry fra cui la novità delle due donne: Giuliana Martina (Università Ca’ Foscari) e Valentina Barbieri (Comuni della Marca). Infine, Luigi Garofalo (nella foto qui a lato), avanzato dal Comune di Treviso. Uomo, quest’ultimo, di cui si parla già come il presidente designato al netto di una fronda interna che fa riferiment­o a Gagliardi. Sarebbe il primo vero dissenso nella storia di Cassamarca, oltre che un duello fra avvocati della stessa città. Gagliardi, amministra­tore di Teatri e Umanesimo Latino Spa, società strumental­e della Fondazione che gestisce il teatro Comunale di Treviso, è ininterrot­tamente al servizio di Ca’ Spineda da poco meno di 20 anni. Garofalo sarebbe una matricola nel Cdi ma per Cassamarca è stato consulente in molti passaggi di grande importanza. Come la cessione della tenuta di Ca’ Tron a Cattolica Assicurazi­oni o la manovra per trovare un’intesa con Unicredit e consentire a Cassamarca di gestire la pesante esposizion­e. Prestazion­e profession­ale al centro di una vibrata protesta, due anni fa, da parte di un consiglier­e, per una parcella di 800 mila euro presentata dal profession­ista e giudicata «fuori da ogni parametro». L’avvocato, ordinario all’università di Padova e con un curriculum di oltre 150 incarichi fra cui la gran parte delle Usl del Veneto, conoscendo ogni virgola dei conti Cassamarca è indicato come il tecnico più lucido per pilotare la Fondazione in acque meno pericolose. Altri, tuttavia, tendono a descriverl­o come soggetto per il quale la missione di promozione culturale di Cà Spineda non sia proprio il suo primo stimolo e qui la discussion­e potrebbe innescarsi. Un attrito con il Comune di Treviso, ad ogni modo, è in questo momento l’ultima delle questioni che Cassamarca potrebbe permetters­i data la necessità di trovare la quadra almeno per il futuro del Teatro Comunale e, non ultima, quella di armonizzar­si con le tinte politiche oggi prevalenti. Per tornare al Cdi di ieri, ad uscire definitiva­mente sono stati anche il vicepresid­ente, Ulderico Bernardi, e l’economista Ferruccio Bresolin: «Nella massima serenità – assicurano – e in un clima quasi da auguri di Natale».

Il favorito Per la presidenza resta in pole l’avvocato che ha gestito la partita del debito con Unicredit

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