Teatro, Università e grandi mostre «L’immobiliare errore fatale»
I giudizi sui fasti e la decadenza. Piovesana: «Ruolo da rivedere»
La fine dell’era di Dino De Poli, eterno presidente di Fondazione Cassamarca, è il tributo destinato a chi ha segnato la storia di una città per 25 anni, traluci (molte) e ombre (incombenti). Una scia di ringraziamenti e un elenco di progetti e risultati che, in tutti gli interlocutori istituzionali, dà grande risalto agli investimenti culturali e nella formazione dal teatro, all’università, passando per le grandi mostre di Ca’ dei Carraresi. Ma rivela anche una diffusa preoccupazione.
Lo sguardo è rivolto più al futuro, mentre la porta di Ca’ Spineda si chiude dietro all’uomo che l’ha accompagnata dai fasti degli anni Novanta fino alle difficoltà dell’ultimo bilancio. «Il rinnovamento di Fondazione Cassamarca è l’occasione di avviare un ripensamento del ruolo e della presenza dell’istituzione, tenendo conto delle attuali criticità, guardando avanti con la responsabilità di gestire risorse della comunità», commenta la presidente vicario di Assindustria Maria Cristina Piovesana, confermando la volontà di confronto strategico, pur sottolineando che in passato «è mancata tante volte la condivisione delle scelte con il territorio».
«Il bilancio di questi 26 anni è positivo – riflette il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza -. Poi la crisi bancaria ha ingessato l’attività di Fondazione. Ma non possiamo dare a De Poli i soli meriti e demeriti, c’era un Cda che ne ha condiviso e sostenuto l’attività: bastava alzare la mano, non è il momento dello scaricabarile». Camera e Fondazione hanno ancora una partita aperta, il trasloco alla Cittadella Appiani, la più grande operazione urbanistica di De Poli: «La cittadella delle istituzioni a suo tempo era lungimirante, ma impegnativa dal punto di vista finanziario – continua Pozza -. Il dialogo non è mai venuto meno e nei prossimi giorni lavoreremo per trovare una soluzione».
Il presidente di Confartigianato, Vendemiano Sartor, evidenzia lo squilibrio che, nonostante il dinamismo culturale, ha portato Fondazione al pesante passivo: «L’errore è stato fare un mestiere che non era suo, quello immobiliare, alcune scelte sono state sbagliate. Il nuovo consiglio avrà molto da fare. Sarebbe stato auspicabile un cambiamento di vertice più radicale». Osserva un rinnovamento parziale anche Michele Bugliesi, rettore di Ca’ Foscari: «Le complessità del momento storico sono oggettive, è stata scelta una sostanziale continuità ma la differenza arriverà dalla nomina del presidente. Sono grato a Fondazione perché, pur in un quadro di difficoltà, ha svolto un ruolo importante a Treviso, mantenendo impegni a cui rispondiamo con progetti e risorse. Nel futuro però mi aspetto una gestione più oculata». E anche l’università di Venezia si mette a disposizione del Cda: «Siamo pronti a partecipare anche alla governance con un profilo adeguato».
L’era De Poli ha vissuto l’alternanza di 4 sindaci a Treviso. Guarda a «presente e futuro» Gian Paolo Gobbo, vicepresidente di Fondazione negli ultimi due anni: «Piaccia o no, i risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti. Credo che il nuovo presidente rappresenti un cambiamento, pur mantenendo la continuità che ha funzionato durante la guida di De Poli. Non neghiamo i problemi, ma c’è la possibilità di far fronte ai debiti, anche ricorrendo alla vendita del patrimonio immobiliare». Si attiene a un sobrio ringraziamento l’attuale sindaco Mario Conte, «per il grande impegno, i risultati raggiunti e l’amore per la città, siamo pronti a collaborare per il futuro di Treviso». Il suo predecessore, Giovanni Manildo (sindaco Pd), aveva invocato l’azzeramento dei vertici di Fondazione, e ora plaude all’entrata dell’avvocato Luigi Garofalo: «Porta sicuramente qualità, espressione positiva della città di Treviso».
Parole di piombo arrivano invece da un altro ex, Giancarlo Gentilini, che con De Poli si è più volte scontrato: «Durante il mio mandato avevo chiesto più trasparenza, non ho mai tollerato che per 25 anni sia rimasto un unico reggente, ma non sono stato appoggiato da nessuno. Adesso non resta che leccarsi le ferite, sperando che la Fondazione torni a piena vita». Auspica chiarezza nei conti anche il governatore Luca Zaia: «Partiamo da un’analisi dei conti. Si renda tutto pubblico».
Pozza Con lui c’era un cda a decidere Adesso no agli scaricabarile Gentilini Ho invocato più volte la trasparenza ma nessuno mi ha appoggiato