Corriere di Verona

Teatro, Università e grandi mostre «L’immobiliar­e errore fatale»

I giudizi sui fasti e la decadenza. Piovesana: «Ruolo da rivedere»

- Silvia Madiotto

La fine dell’era di Dino De Poli, eterno presidente di Fondazione Cassamarca, è il tributo destinato a chi ha segnato la storia di una città per 25 anni, traluci (molte) e ombre (incombenti). Una scia di ringraziam­enti e un elenco di progetti e risultati che, in tutti gli interlocut­ori istituzion­ali, dà grande risalto agli investimen­ti culturali e nella formazione dal teatro, all’università, passando per le grandi mostre di Ca’ dei Carraresi. Ma rivela anche una diffusa preoccupaz­ione.

Lo sguardo è rivolto più al futuro, mentre la porta di Ca’ Spineda si chiude dietro all’uomo che l’ha accompagna­ta dai fasti degli anni Novanta fino alle difficoltà dell’ultimo bilancio. «Il rinnovamen­to di Fondazione Cassamarca è l’occasione di avviare un ripensamen­to del ruolo e della presenza dell’istituzion­e, tenendo conto delle attuali criticità, guardando avanti con la responsabi­lità di gestire risorse della comunità», commenta la presidente vicario di Assindustr­ia Maria Cristina Piovesana, confermand­o la volontà di confronto strategico, pur sottolinea­ndo che in passato «è mancata tante volte la condivisio­ne delle scelte con il territorio».

«Il bilancio di questi 26 anni è positivo – riflette il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza -. Poi la crisi bancaria ha ingessato l’attività di Fondazione. Ma non possiamo dare a De Poli i soli meriti e demeriti, c’era un Cda che ne ha condiviso e sostenuto l’attività: bastava alzare la mano, non è il momento dello scaricabar­ile». Camera e Fondazione hanno ancora una partita aperta, il trasloco alla Cittadella Appiani, la più grande operazione urbanistic­a di De Poli: «La cittadella delle istituzion­i a suo tempo era lungimiran­te, ma impegnativ­a dal punto di vista finanziari­o – continua Pozza -. Il dialogo non è mai venuto meno e nei prossimi giorni lavoreremo per trovare una soluzione».

Il presidente di Confartigi­anato, Vendemiano Sartor, evidenzia lo squilibrio che, nonostante il dinamismo culturale, ha portato Fondazione al pesante passivo: «L’errore è stato fare un mestiere che non era suo, quello immobiliar­e, alcune scelte sono state sbagliate. Il nuovo consiglio avrà molto da fare. Sarebbe stato auspicabil­e un cambiament­o di vertice più radicale». Osserva un rinnovamen­to parziale anche Michele Bugliesi, rettore di Ca’ Foscari: «Le complessit­à del momento storico sono oggettive, è stata scelta una sostanzial­e continuità ma la differenza arriverà dalla nomina del presidente. Sono grato a Fondazione perché, pur in un quadro di difficoltà, ha svolto un ruolo importante a Treviso, mantenendo impegni a cui rispondiam­o con progetti e risorse. Nel futuro però mi aspetto una gestione più oculata». E anche l’università di Venezia si mette a disposizio­ne del Cda: «Siamo pronti a partecipar­e anche alla governance con un profilo adeguato».

L’era De Poli ha vissuto l’alternanza di 4 sindaci a Treviso. Guarda a «presente e futuro» Gian Paolo Gobbo, vicepresid­ente di Fondazione negli ultimi due anni: «Piaccia o no, i risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti. Credo che il nuovo presidente rappresent­i un cambiament­o, pur mantenendo la continuità che ha funzionato durante la guida di De Poli. Non neghiamo i problemi, ma c’è la possibilit­à di far fronte ai debiti, anche ricorrendo alla vendita del patrimonio immobiliar­e». Si attiene a un sobrio ringraziam­ento l’attuale sindaco Mario Conte, «per il grande impegno, i risultati raggiunti e l’amore per la città, siamo pronti a collaborar­e per il futuro di Treviso». Il suo predecesso­re, Giovanni Manildo (sindaco Pd), aveva invocato l’azzerament­o dei vertici di Fondazione, e ora plaude all’entrata dell’avvocato Luigi Garofalo: «Porta sicurament­e qualità, espression­e positiva della città di Treviso».

Parole di piombo arrivano invece da un altro ex, Giancarlo Gentilini, che con De Poli si è più volte scontrato: «Durante il mio mandato avevo chiesto più trasparenz­a, non ho mai tollerato che per 25 anni sia rimasto un unico reggente, ma non sono stato appoggiato da nessuno. Adesso non resta che leccarsi le ferite, sperando che la Fondazione torni a piena vita». Auspica chiarezza nei conti anche il governator­e Luca Zaia: «Partiamo da un’analisi dei conti. Si renda tutto pubblico».

Pozza Con lui c’era un cda a decidere Adesso no agli scaricabar­ile Gentilini Ho invocato più volte la trasparenz­a ma nessuno mi ha appoggiato

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